Passa ai contenuti principali

Social a tutti i costi?


"Social a tutti i costi" - articolo e immagine da "Liberos"


"E' possibile che oggi lo scrittore possa permettersi di non essere social, ignorare facebook e twitter, fregarsene di interagire con i lettori e rivendicarlo come scelta di sopravvivenza della propria qualità letteraria? La domanda l'ha fatta a Mantova Giorgio Fontana, scrittore per Sellerio e molto presente sul web, uno che crede nella figura dell'autore 2.0 al punto da tenerci sopra una conferenza davanti al pubblico del festival più importante d'Italia. La risposta di Giorgio Fontana non è univoca, ma indirizza: se lo scrittore non vuole perdere molte delle nuove possibilità di comunicazione, può scegliere di essere social, ma deve farlo bene; e per farlo bene, come in tutte le cose complesse, esistono delle regole. Scrivere per pubblicare significa accettare di condividere le regole del mercato del libro, che non è mai stato così social come ora. Il libraio è sempre di meno uno che vende libri e sempre di più uno che organizza occasioni di socialità intorno ai libri. Al bibliotecario viene chiesto un grado di interazione con il territorio che va molto oltre il tradizionale prestito. I festival registrano migliaia di presenze ogni anno, i gruppi di lettura hanno reso collettivo il più privato dei piaceri e i social network pullulano di appassionati di libri che si scambiano recensioni e pareri. In questo gioco di continui incroci non era possibile che non vacillasse anche la torre d'avorio dello scrittore e l'impressione è che le poche che restano in piedi siano destinate a cadere sotto il peso crescente delle "richieste di amicizia".

Allora perchè non accade spontaneamente? La resistenza nasce dal fatto ovvio che, per quanto i lettori se ne possano rammaricare, allo scrittore medio non interessa affatto conoscere i suoi fans, nè sapere cosa pensano dei suoi libri. Non vuole diventare loro amico e il fatto che essi pensino di voler diventare i suoi solo perché amano quel che scrive lo spaventa e lo stranisce. La maggioranza delle persone che scrivono con qualche risultato di pubblico tende a ridurre le occasioni di incontro con i lettori e a privilegiare quelle meno invasive, in cui rimane chiaro il confine tra i ruoli. Twitter e Facebook fanno esattamente l'opposto e per questo motivo gli scrittori non si mostrano particolarmente interessati ai social network. Se hanno pagine personali, si guardano bene dall'accettare l'amicizia dei fans. Se hanno pagine pubbliche, gliele hanno aperte i fans medesimi oppure le gestiscono gli uffici stampa. Gli autori che accettano la sfida del contatto diretto sono pochi e subiscono continuamente il sospetto dei colleghi, convinti che sul web si perda tempo e non ci sia proporzione tra il buono che puoi cavarne e le energie necessarie per estrarlo alla luce.

Il pregiudizio dichiarato è che ci sia incompatibilità radicale tra scrittura e interazione, perché la scrittura letteraria resta un atto sommamente solitario, che non ammette compresenze né distrazioni. Emblematico da questo punto di vista è il fatto che Zadie Smith, una delle autrici più social in assoluto, tra i ringraziamenti del suo ultimo libro abbia inserito anche quello a una applicazione che bloccava l'accesso ai social network durante la stesura del romanzo, come a dire: o loro, o il libro. Molti sono spaventati dall'idea di dover curare, oltre alle altre identità, anche quella digitale, non meno complessa e fragile. Altri sono preoccupati dalla molteplicità di linguaggi richiesta per interagire, perché ogni piattaforma è diversa e richiede diversità di approccio. Altri ancora temono di riversare sui social network le proprie comprovate difficoltà relazionali: ipersensibilità alle critiche, facilità alla polemica inutile, perdita di serenità da eccesso di confronto. A fronte di questi timori c'è però l'evidenza del fatto che essere social stia diventando sempre meno una scelta e sempre più un percorso obbligato. Chi è social diffonde meglio le informazioni che lo riguardano e ne mantiene il controllo. Tiene alta l'attenzione su quello che scrive e quello che pensa, quindi risulta più influente. Costruisce una community che interagisce intorno alle sue attività. Conta di più sui media tradizionali, che spesso attingono al web per avere informazioni fresche, e di conseguenza vende anche di più. Giorgio Fontana ha ribadito però che non c'è alcun automatismo nel legame tra la popolarità e l'uso dei social media: la differenza la fa comunque il modo in cui ti servi del mezzo di interazione. Per gli scrittori come per tutti gli altri la regola aurea è sempre la stessa: non dire cazzate, altrimenti il risultato può essere devastante. Alzi la mano chi, davanti alle esternazioni di Breat Easton Ellis che insulta il defunto David Foster Wallace su twitter, non ha sentito la struggente nostalgia del silenzio ostinato di Salinger.

L'altro lato della medaglia è che la potenza della sinergia di questi fattori è purtroppo neutra: sorregge senza distinzioni sia il cammino del genio che quello dell'incapace, perché gradualmente sposta l'asse dell'influenza pubblica dall'ambito delle capacità letterarie a quello delle capacità sociali. Così l'autore di un best seller stagionale rischia di divenire un opinion leader e monopolizzare i media, mentre un autore dal talento straordinario e dalla scarsa capacità sociale rischia l'emarginazione senza ritorno perché si rifiuta di twittare continuamente quello che pensa o ha paura delle grandi platee dei festival. Noi di Lìberos siamo nati social, ma siamo anche convinti che certi scrittori è molto meglio leggerli che conoscerli, mentre altri è decisamente meglio conoscerli che perdere tempo con i loro libri. Dovendo scegliere, preferiamo i primi. Se non hanno il profilo su Facebook ce ne faremo una ragione".


Ecco perché non ho blog e pagine facebook, 
ecco perché nemmeno ci penso a condividere i miei deliri. 


Commenti

Post popolari in questo blog

Esempio di Relazione medico legale. La Valutazione Multidimensionale dell'Anziano

Tolti i riferimenti nel rispetto della riservatezza (vi piace di più "privacy"?), riporto una mia Relazione scritta in risposta al parere negativo del Consulente Medico d'Ufficio, incaricato da un Giudice del Tribunale del Lavoro di rispondere sulla sussistenza dei requisiti per l'indennità di accompagnamento. Non cominciate a sbadigliare, non è troppo tecnica, forse persino utile per comprendere anche aspetti di interesse sulle autonomia della personza anziana (e non solo). Dott. Giovanni Sicuranza Medico Chirurgo Specialista in Medicina Legale cell.: 338-….. e-mail: giovanni_sicuranza@.... Controdeduzioni medico-legali a Relazione di Consulenza Tecnica d’Ufficio del Professore Libro de’ Libris Causa: Itala NEGATA / INPS RGL n. … Premessa. Nella Relazione Medico Legale di Consulenza Tecnica d’Ufficio, redatta il 15.08.2009 in merito alla causa in epigrafe, il professore Libro de’ Libris, incaricato come CTU dal Giudice del Tribunale

Afasia e disabilità. Tra clinica, riabilitazione, medicina legale.

Premessa. 1. La patologia. Il linguaggio è una capacità esclusiva della specie umana e circa 6000 sono le lingue attualmente parlate in ogni parte del mondo. Espressione del pensiero, il linguaggio è il più complesso sistema di comunicazione che assolve alla funzione della regolazione sociale ed alla elaborazione interna delle conoscenze. Tra i disturbi del linguaggio, le afasie abbracciano una molteplicità di tipologie strettamente collegate ai vari livelli di competenza linguistica compromessi (fonetico, fonemico, semantico, lessicale, sintattico e pragmatico). Gli studi sull’afasia iniziano più di un secolo fa quando l’antropologo francese Pierre Paul Broca (1824-1880) utilizza il metodo anatomo-clinico per descrivere, da un lato, le caratteristiche del disturbo del comportamento e, dall’altro, le peculiarità della patologia che ha danneggiato il sistema nervoso di un suo paziente, passato alla cronaca con il nome di “Tan”, unico suono che riusciva a pronunciare, affetto da afasi

In limine vitae

In limine vitae - Giovanni Sicuranza Sa, Alfonso Vasari, Professore della Cattedra di Medicina Legale di Lavrange, che è terminato il tempo dell'ultima autopsia. Tra le dita bianco lattice, tra polpastrelli con ovali di sangue rubino, nei fruscii di tessuti sfiniti, stringe il muscolo più bello e nobile del suo cadavere. Il cuore della donna è sano, anche dopo la fine, nonostante si stia già trasformando in altro. Tre i bambini, tre le giovani donne, uno l'uomo anziano; sette le vite passate alla morte per gravi politraumatismi da investimento pedonale. Tutte avevano un cuore che avrebbe respirato ancora a lungo.  E' delicato, Vasari, mentre lascia andare il muscolo della ragazza nel piatto della bilancia, nero di memorie, di sangue e di organi. 260 chilogrammi, legge sul display verde, e spunta una voce tra gli appunti. Solo un fremito di esitazione, poi con la biro, segna qualcosa, veloce, sussulti blu notte sulla pagina grigia, che potrebbero essere ortogra