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Visualizzazione dei post da giugno, 2015

Do you remember?

Do you remember? Chissà chi tra voi ricorda Giovanni, il bambino che commosse il mondo. Era la metà degli anni '70, l'inizio di un'infanzia smembrata. Quel bambino, Giovanni, strappato neurone sopra neurone per studiare la genesi mentale delle nostre paure, lo ricordate?  La fobia dei topi fu la genesi.  Giovanni giocava, gli scienziati entrarono nella sua stanza e sorrisero, un attimo prima di lanciargli un topo bianco tra le gambe.  Lo vedete, adesso, Giovanni, il fagottino in completo di jeans, con le bretelle lente sulle fragilità delle spalle.  Oscilla sui suoi tre anni e mezzo, stupito, gli occhi negli occhi dello spavento del topo e, il colpo, allo stesso tempo lo sentite, ora, il suono cupo, potente.  Uno dei ricercatori fa esplodere la testa di un martello su una sbarra di metallo. E il mondo trema, ascoltate, il mondo geme.  Inizia lo studio delle fobie sull'essere umano, inizia con un pianto la trasformazione di Giovanni.  L'esp

I sorrisi del cielo

I sorrisi del cielo - da Sotto la terra qualcosa campa -  Giovanni Sicuranza Magari a entrarci dentro ti perdi, figliolo, è come essere all'orizzonte del mondo, dove tutto quello che ti rimane da osservare è un cielo da vertigini, senza confini. Sì, rispondo con la testa, ma non lo guardo; non è proprio come dice il nonno, guardare il sorriso di Miriam non è la poesia del cielo; s ignifica piuttosto entrare nell'orizzonte degli eventi, nel nulla prima di un buco nero.  Miriam sorride.  Lo fa sempre.  Tranne quando vuole qualcosa, perché allora diventa Nostra Signora della Fossa, la strega di Lavrange, e tace, pietrifica ogni espressione, e prende, nulla più svela il suo viso, che sia una carezza, una vita, lei tutto  prende e nulla rende. Ma adesso va bene, sorride, passa il respiro sopra di me, sul mio collo, poi va da mio nonno, stremato sul letto, e le lame delle sue labbra brillano saliva e desiderio.  Dovresti farla finita, dice lui. Piano.  Perché?

Domine

I rapporti tra il dominatore e i dominati, rapporti dinamici, sono parte imprescindibile della nostra specie - come di altri animali a prevalenza sociale - e della nostra evoluzione individuale. Nessuno è dominante in ogni campo, nessuno è subordinato in ogni aspetto (famiglia, amicizia, lavoro, etc.), ma ognuno tende alla dominanza o comunque la desidera a vari livelli di consapevolezza.  La capacità di dominare non deriva solo dalla genetica, ruolo importante è svolto dall'ambiente, dalle esperienze.  È tattica sociale e politica. In ogni caso  la perseveranza del dominio risiede, oltre che nelle riconosciute capacità da parte della tribù, nel rispetto verso i bisogni dei dominati. Nessun dominatore è per sempre .

Pan de' mia

C'è più pandemia nel senso estetico che in questo mondo La Pestilenza, Arnold Böcklin; 1898

Polvere di anteprime

Well, uno scampolo evoluzionistico della mia narrativa sembrerebbe questo:  sul sito "ilmiolibro" ho aggiornato l'edizione di " Polvere di Silenzi ", romanzo che certamente hai letto, sognato, incubizzato, endoplasmato.  In ogni caso lo ritrovi (anche) qui:  http://ilmiolibro.kataweb.it/community.asp?id=2358 (postilla: certo la trama ti è nota a memoria, per cui perdona il sito che ti offre la possibilità di leggerne un'anteprima) L'ho fatto essenzialmente per permettere agli schizoidi dei miei personaggi di partecipare al concorso con Newton Compton Editori (i dettagli al link  http://temi.repubblica.it/ilmiolibro-holden/torna-ilmioesordio-questanno-con-newton-compton-e-tante-novita-social/ ) Credo di avere imboccato un vicolo cieco dell'evoluzione, almeno per questo libro, solo per non ignorare ancora la necessità di sopravvivere in qualche modo all'ambiente saturo della narrativa.  Grazie per adesso.  Giov

Pesceballa

Dal romanzo "Polvere di Silenzi", pubblicato con Youcanprint-Boré Edizioni e con Ilmiolibro.it (l'edizione aggiornata è in concorso per Newton Compton Editori, attualmente così fuori classifica che non solo mi ha ricordato di un certo pesce, ma, persino, che a stare fuori a lungo, tanto a lungo, oltre che a puzzare si perde la voglia di tornare) Non ho un genere, a parte quello sessuale, che comunque in letteratura serve poco. Quando usato per descrivere una scena erotica, o porno, è per compiacere chi legge, i voyeur dei corpi ansimanti cellulosa.  È perché con pagine di sesso il libro ha più possibilità di essere accettato da un Editore. La riproduzione dell’orgasmo dei personaggi è l’aumento del numero dei lettori.  E' quando autore ed editore offrono frasi di seni e chiappe nude, un cazzo gonfio al desiderio, labbra che risaltano genitalità altrui.  La tua mente ha un’erezione di fantasie.  È il sesso migliore, quello che ti offrono i persona

Joshua free

Joshua free - Giovanni Sicuranza   Questa sera io, mamma e papà siamo andati alla Caritas. Mi piace la Caritas, perché c'è questa signora grossa, che sembra mamma prima della malattia, e sorride, sorride sempre, anche quando ci dice che da mangiare ci sono ancora polpette.  La donna è cicciona, mi sembra ogni volta di più, mamma mi da uno sculaccione se la chiamo di nuovo così, ma io posso dirlo solo di lei, le polpette invece no, le polpette sono sgonfie, come le ruote della macchina di papà. E poi sanno di rughe, proprio come dare un bacio sulla guancia morta della maestra. La maestra è andata in cielo lunedì e ieri ce ne stavamo al funerale e mamma non smetteva di stringermi la mano, mi faceva male, io non me la sono sentita di farla smettere, mi faceva paura per come tremava. La mia maestra era malata e papà scuoteva la testa e, tu no, cara, sussurrava, tu no, stai tranquilla, la malattia non è così per tutti; tante volte lo ha detto, ma mai una ha guardato mamma i

Morbo del Timer

Dal romanzo "Polvere di Silenzi" Certo, si tratta solo di loro emanazioni letterarie, non sappiamo nulla di Vagina Seminova e Nostra Signora della Fossa e di tutti gli altri nella realtà, non sappiamo cosa fanno, davvero, questi Recensorum incarogniti. Eppure mi piace credere che la loro morte letteraria corrisponda almeno a molto dolore tridimensionale.   L’importante, adesso, è che non si modifichi nulla del testo. Non una virgola, non un refuso. Non azzardarti a fare l’editing, a correggere orto-orrori con la tua penna. Sappi questo, ancora questo. Cambia un solo frammento di punteggiatura, sostituisci una sola parola con un’altra, e avrai rotto il delicato equilibrio della struttura. Avrai permesso a queste entità oscure di liberarsi dalle prigioni letterarie. Penso che non ti ringrazierebbero.   Adesso, però, basta, fammi sdraiare. Magari entro in una D . Hai mai pensato che questa lettera, poggiata sulla riga, con il ventre rigon

Afterstill

Il tuo corpo è fatica,  è usura e sudore,  tutto gli è contro, la gravità e la tua vita. Nella  muta terra, infine, respira. [ dal cenotafio di G. S.,  crocevia tra  Lavrange e Fine Viaggio, 1915 ]

Suoni

Suoni - Giovanni Sicuranza  Sento questo woosh!,  sordo, intestinale, lo sciacquone del cesso alla mia destra.  Le ultime gocce di me stesso cadono senza controllo. Smetto di respirare, ascolto.   Sono l'unico nel bagno della stazione, me lo ha detto l'omino in nero, tuta e colore dell'alito, nero fogna, mi è scivolato accanto e "non si finisce mai, ho appena mandato via l'ultimo, ma è inutile, avete tutti da fare, tanto ci sono io a pulire la vostra feccia", ha bisbigliato come in un salmo, gli occhi al cielo, che poi è il soffitto verde del sottopassaggio. Verde putrescina.  E invece non sono solo.  E adesso preferirei esserlo.  Aggredito, rapinato, accoltellato, persino stuprato. In una frazione di gelo mi passano agli occhi i titoli dei quotidiani locali del giorno dopo.  Non mi muovo.  Silenzio.  Piano, per un senso del pudore più forte di ogni tremore, ripongo il tutto nei pantaloni e tiro su la lampo. La cerniera sembra non

Profili

Profili  - Giovanni Sicuranza Lei mi guarda dal profilo Facebook con occhi verdepiatto, una bidimensione tipo sogliola, ma pur sempre un'immagine che stupra i sensi, li rapisce, li piega al desiderio; la vista penetra, una gang band di sensazioni, il mio gusto, l'olfatto, tutti sulla sua pelle, dentro la sua immagine, tra i capelli, lungo le gambe, penduli sul seno, e il tatto che non può, il tatto incestuoso solo su di me. Mai nulla tra noi, mi scrive a centinaia di chilometri, mai, nemmeno un incontro; tu ti prendi gioco del mio dio. Che strano, lo scrive proprio così, con la lettera minuscola, come se il mio giocare con il divino tra prosa e poesia lo avesse sminuito. Non posso stare con un uomo senza religione, aggiunge. O come se davanti a me, alla mia bestemmia, il suo dio non avesse bisogno nemmeno di mostrare l'ovvio, il nome proprio. Non rispondo, me ne sto come un buco nero che non comunica, che nulla emana. Vuoto, privo di materia, lontano dal