Dal romanzo "Polvere di Silenzi", pubblicato con Youcanprint-Boré Edizioni e con Ilmiolibro.it (l'edizione aggiornata è in concorso per Newton Compton Editori, attualmente così fuori classifica che non solo mi ha ricordato di un certo pesce, ma, persino, che a stare fuori a lungo, tanto a lungo, oltre che a puzzare si perde la voglia di tornare)
Non ho un genere, a parte quello sessuale, che comunque in letteratura serve poco. Quando usato per descrivere una scena erotica, o porno, è per compiacere chi legge, i voyeur dei corpi ansimanti cellulosa.
È perché con pagine di sesso il libro ha più possibilità di essere accettato da un Editore. La riproduzione dell’orgasmo dei personaggi è l’aumento del numero dei lettori.
E' quando autore ed editore offrono frasi di seni e chiappe nude, un cazzo gonfio al desiderio, labbra che risaltano genitalità altrui.
La tua mente ha un’erezione di fantasie.
È il sesso migliore, quello che ti offrono i personaggi del libro, come quello che costruisci nel virtuale, in una chat.
Sesso sicuro,
sesso distante,
sesso vuoto di implicazioni,
asettico e sterile e
ricco di particolari.
asettico e sterile e
ricco di particolari.
Questo sesso senza sesso.
Pagine classificate come “scena di sesso”.
Capitoli narrati su fili di tensione. Capitoli su capitoli, la classificazione riguarda tutto il libro.
Sì, anche il libro, occorre classificarlo.
Il romanzo, il racconto deve essere collocato in una specie, ne abbiamo la necessità.
È avventura, è hard-sentimentale?
Vuoi leggere un noir, un giallo, oppure preferisci fantascienza?
Ah, perché, guarda, c’è anche il fantasy, che, tra l’altro, lascia che te lo consigli, in questo periodo sta andando bene. Vola come i suoi draghi. Se vuoi mostrarti al passo dei tempi, se vuoi tempi che passino nella moda, compra un fantasy.
Oppure inumati in un noir.
Abbiamo tutti occhi noir, espressioni fantasy.
Abbiamo sessualità in via di atrofizzazione, che cerca sfoghi virtuali e storie porno-romantiche di cellulosa o in digitale.
Sì, vero, anche in e-book, però la carta la puoi stropicciare, con le dita strette in amplessi di lettura.
In ogni caso, il punto è che dobbiamo classificare.
Siamo linneiani-dipendenti.
Siamo linneiani-dipendenti.
Un lettore vuole leggere un noir, un altro fantascienza, scrive, cortese, la Casa Editrice, mentre rifiuta il tuo libro; non sapremo nemmeno in quale collana inserire il suo manoscritto. Spiacente e, mi permetta, esimio scrittore, per un’eventuale prossima volta, le consigliamo di classificare meglio anche il suo curriculum, il suo background, le sue speranze; sia preciso e circonciso; cordiali saluti, A.A.A. - Consulente Editoriale del Mosaico Edizioni.
Le maglie dei miei racconti sono flaccide, non si elasticizzano nei tessuti di un genere.
Non saprei come inquadrare queste storie. Forse esperimenti evolutivi. Forse tare involutive.
È come dire “pesce”.
Dopo anni di ricerche, il paleontologo Stephen Jay Gould è giunto alla conclusione che i pesci non esistono. “Pesci” è un'illusione applicata ad animali completamenti differenti: ossei (anguille, merluzzi, cavallucci e molti altri), cartilaginei (come razze e squali), quelli con cranio e senza mandibole o colonna vertebrale (lamprede e missinoidi). Un salmone ha più in comune con un essere umano di una lampreda (eccetto i Recensorum di questo libro, credo).
Se ti va, prendi la “Oxford Encyclopedia of Underwater Life” e leggi: “Per quanto sembri impossibile, i pesci non esistono. Il concetto non è altro che un comodo termine generico per descrivere un vertebrato acquatico che non è né un mammifero, né un rettile, né null’altro”.
Eppure nemmeno questa notizia potrà scalfire la nostra esigenza di classificare. È semplice istinto di conservazione, è risparmio energetico della mente.
Sapere già dove collocare qualcosa, questo rassicura.
Ho anche racconti che si basano sui telefonini, sui social network, ma non sono di stampo sociale, non sono di critica o promozione alle nostre rapide trasformazioni comunicative.
O forse sì. E invece no.
Se proprio vuoi renderli “pesci”, se proprio vuoi classificarli, magari prova con “gotico tecnologico”.
Solo, non dare a vedere che ci credi troppo.
[immagine: "Pesce gigante con isola sulla schiena", Erik-Johansson]
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