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No al self-published



Articolo da “Liberos”: 
http://liberos.it/notizie/perche-diciamo-no-agli-autori-di-narrativa-self-published/200




Ghetti basati su luoghi comuni e sorpassati. Pur avendo potenzialità di pubblicazione per case editrici, anche di un certo spessore (vd. mia bibliografia), con cui sono rimasto in cordiale contatto (es. Meridiano Zero), ho deciso di affidarmi negli ultimi anni, con ben tre opere, al self-publishing. Spiego meglio: non è stato un ripiego, ma una prima e unica scelta. Nel frattempo (vd ancora mia bibliografia) continuavo a pubblicare con case editrici. Ma dai, per favore, chi avrebbe mai pubblicato opere strutturate come il ciclo di Città di Solitudine e "Polvere di Silenzi"? Sorrido alla causalità tra auto-pubblicazione ed esclusione dal circuito di diffusione/promozione pubblico. Intanto, ho esperienza di collaboratori di self-publishing con un impatto di diffusione-promozione ben oltre di quello di case editrici anche di medio-grande spettro. Inoltre, mi sembra come una sorta di "censura", seppure condita da buone intenzioni: hai voluto pubblicarti da solo? bene, con la cippa lippa che ti segnalo! 
Indipendentemente se il tuo libro vale o meno. 
Perché, e qui solo un'ultima riflessione, a volte un lavoro di squadra, di squadra blasonata, persino, vale meno di quello, pressoché unico (ma non è vero, se si conosco realtà del self-publishing come Youcanprint), dell'autore. 
Come già ho avuto modo di scrivere, credere che il mercato editoriale, nel senso tradizionale del circuito autore-editore-lettore, offra maggiori garanzie, o tutela (?), al lettore, significa, a mio fragile avviso, non essere veri lettori. Significa non essere mai entrati in una grande libreria, non avere mai letto pagine sparse dei libri esposti. 
Ovviamente, trattasi di un pensiero che generalizzo, con molte eccezioni (tanto da non potere essere considerate tali). In altri termini, tra valanghe di offerte lampo delle case editrici (a proposito, quanto dura, nelle vendite, questo talentuoso lavoro di squadra?), ci sono libri pregevoli, indimenticabili. L'errore, ritengo, sia negare che questa evidenza avvenga anche per il self-publishing. 
In ogni caso, è solo il mio parere, non voglio suscitare una discussione (alla fine, ognuno sia coerente con le proprie scelte), come è solo un parere quello di "Liberos"; anche se, scusate l'ingenuità, mi stupisce trovarlo così motivato in un sito di attenti professionisti. Così ben articolato, che, fatte le debite proporzioni, mi sembra il discorso di colui che ha sfondi razzisti (vd. chiusura mentale; vd. arroccamento sulla "tradizione" dogmatica), ma li nasconde in circumnavigazioni di riflessioni, sempre più elaborate, spostandoli su altre tematiche (non la razza, ma l'economia, etc.). 
Croste su croste di frasi a nascondere il nucleo. Persino a se stesso. 
Grazie, in ogni caso, dell'attenzione. 

P.S.: ho modificato il commento con un rapido editing, altrimenti qualcuno avrebbe trovato ulteriori motivazioni per affossarmi; in fondo, non si tratta di un self-published?

Giovanni Sicuranza

Aggiornamento ore 23.18. 
In altro modo, in sintesi: dopo avere assaggiato la solita minestra (decine di volte in tre anni di dichiarazioni pre-costituite), dopo l'ennesima dimostrazione della nostra fragile forza nel dovere per forza classificare, o di qua o di là, mi sono rotto le palle di questi schematismi dogmatici (se è self-published, è merda, se è edito, vale). Gli incrollabili dell'editoria dixit sono pregati di cambiare blog. 

Commenti

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In minoranza schiacciata, ma ottusa, medito l'auto-esilio. Non cercate il mio cadavere.

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