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E' mattina come sera

E' mattina come sera.
"La sera" è un racconto di poche pagine, denso di emozione; è la scoperta della morte di un ragazzino nell'abilità di Ray Bradbury di portare la bella narrativa ai miei occhi. Non ricordo, ad oggi, un racconto o un romanzo più intenso di cruda consapevolezza, scritto con tanta delicata poesia. La tecnica narrativa, poi. 
A proposito di tecnica narrativa, proliferano nel nostro Facebook quotidiano, così come altrove, proposte per affinare la capacità di scrittura; ultimo, sgradito, incontro riguarda la pagina di uno scrittore-editore, a cui sono stato invitato, e da cui mi sono velocemente allontanato (anche) dopo avere letto dell'iniziativa di inviare tramite mail corsi di perfezionamento di narrativa. L'idea è buona, perché il gradimento è elevato, e gli iscritti, presumo, non mancano.
Dovrei pensarci anch'io, cosa ne dite? 
Insomma, qualche suggerimento, qualche "trucco" per rendere "magica" la scrittura lo conosco. 
Tra i seimila iscritti a "I romanzi di Giovanni Sicuranza" e i milleduecento a "Scampoli di Oscuro Stilvuoto", le mie pagine su Facebook, più un trecento lettori settimanali del mio blog "Neurotopia", ritengo che una sporca dozzina di voi mi seguirebbe, persino a pagamento. 
Però mi fermo subito; sapete cosa penso dei corsi di scrittura e, se ne siete all'oscuro come sacche di stilvuoto, allora vi invito a leggere il mio post sotto riportato. 
Un'ultima considerazione, prima di sfumare dentro l'onirismo di Bradbury, lungo un viaggio in treno verso il mare. 
Il corso di scrittura, in genere, rischia di inaridire: ovvero, insegnando (presumendo di insegnare) la tecnica, prosciuga l'aspetto migliore di chi sa scrivere racconti o romanzi in modo lontano dai pre-confezionamenti da best-seller. Mi riferisco all'emotività, allo slancio di chi narra, alla libera poesia del narrare. La tecnica è il raziocinio; a pensarci, sia pure in altre prospettive, è la stessa cappa di metallo con cui il recensore imprigiona la vostra opera. La seziona, ne analizza stile, contenuti, ne predica il messaggio intrinseco; che il suo giudizio sia positivo o negativo, in ogni caso, così facendo, la rende propria e la svuota del vero significato, quello emotivo dell'autore.  
***
I corsi di scrittura. 
Eh, già, certo che servono. Come tanti elettroencefalogrammi piatti, tarati sul livello del "mediocremente commerciabile". Ora, se io fossi uno scrittore di talento, per nessuna cifra al mondo, nemmeno per un vitalizio Viagra-Cialis-escort, svelerei il mio "vero segreto", sempre che ne abbia uno. 
Le scuole di scrittura possono dare suggerimenti, ma non creano veri scrittori, se potenzialmente non lo si è già. Anzi, ritengo che il rischio di un appiattimento di un proprio stile sia presente lì dove si tenta di plasmarsi a scolari altrui.
Il mio personale consiglio rimane leggere e leggere e leggere. Non in modo passivo, non su testi "da spiaggia", con stile piatto, per quanto commercialmente da best seller. 
Cercate le sfaccettature della parole, assorbite frasi che vi sembrano innalzarsi sulla carta, e leggete, rileggete come se foste voi gli autori, e siate voi la narrativa e la poesia, la bella e la cruda poesia (insomma, mica frasi cioccolatino da "du du du da da da", a meno che non vi affascini la narrativa cioccolatino) 
E poi lasciatele, queste parole, lasciatele impregnare della vostra emotività, fino a quando non si trasformano e diventano vostre. 
Non lasciatevi alla soluzione di un insegnamento che, invece, c'è già nella capacità di osservare. Affinate questa la vista e i sensi, tutti. Oltre la lettura, è la vita che narra. Se volete scrivere storie di strada, percorrete chilometri con passo lento, dentro i suoni, le frasi, i paesaggi; entrate nei bar, nelle taverne, ascoltate le tradizioni dei vecchi e i commenti sarcastici dei giovani. Se volete scrivere storie di sesso, allora dovete conoscere il sesso con serenità, senza ovattarlo di tabù e scandalismi, allontanandovi dalla tendenza attuale, per cui tutti ne scrivono nella misura in cui pochi lo fanno e, reciprocamente, lo sanno cercare. Se volete scrivere storie di morte, conoscete prima la morte; non importa che abbiate subito qualche grave lutto, non importa se siete morti e tornati; conoscere la morte significa saperla trattare con la stessa quotidiana leggerezza e curiosità con cui camminate lungo la strada, con cui sapete prendere e dare sesso. 

Ops, temo di avere appena terminato un micro-corso di scrittura, in cui, alla fine, ho insegnato nulla.

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