Buon proseguimento – Giovanni Sicuranza
“23.59.59”
poi, gli schermi mutarono in una fila di zero, come un codice IBAN esausto:
“00.00.00”;
luci verdi, rosse, gialle, all’unisono annunciarono la mezzanotte in tutto il Paese.
E il 2014 non arrivò.
La gente rimase a guardare lo splendore del megaschermo cronografico e continuò a farlo, immobile, in tutti gli attimi dopo che ripeterono l’attimo prima.
“23.59.59”, ogni schermo era tornato indietro e aveva impresso questa cifra nelle retine mondiali.
Era successo che il 2014 ci aveva ripensato e, fuso orario dopo fuso orario, la vita degli uomini si era fermata sull’ultimo respiro dell'anno 2013.
- Perché? – volle sapere lui, attonito – Torna qui, sono stanco, io, dodici mesi, ecco il mio tempo.
Il 2014 chinò la testa.
- Anch’io sono stanco, tanto.
- Tu? No, scusa – e qui il 2013 ebbe uno fremito d’ira, le “23.59.59” di tutti gli schermi sfarfallarono in singhiozzi di oscurità e nessuno se ne accorse - Tu, mio caro pischello, devi ancora iniziare.
- Chetati, non risolvi con la rabbia.
- Mai sentita questa, io sono l’anno che muore, tu quello nuovo, il rinnovamento; insomma, nemmeno “chetati” dovresti dire; è la tua ora, anzi, il tuo minuto, e sei in ritardo, ti attendono.
- Appunto, ci sono troppe attese su di me, così tante che, no, senti, proprio non me la sento.
- Dai, la gente è fatta così, chiedilo al 2012, anche in me riponeva speranze di ogni tipo di miglioramento. Per questo esistiamo, per segnare il ciclo della vita e dare l’illusione che da un giorno all’altro qualcosa possa cambiare.
- Che qualcosa possa cambiare, appunto. Spero che il 2014 mi porti gioie, spero che il 2014 sia più bello, più ricco, ecco cosa dicono di me, li ho sentiti, li ho letti, tutti. Spero che il 2014 mi faccia trovare lavoro.
- Lo dicevano anche di me.
- Vedi? Ma, scusa, ti sembra educato, caricare sul nuovo arrivato ogni speranza, così, in modo infantile.
- Beh, lo hanno sempre fatto.
- Molti di loro si aspettano un evento dall’alto. È un atteggiamento magico, passivo. Si lamentano, si adagiano, aspettano una soluzione esterna e ancora si lamentano.
- Beh, e io cosa faccio? Sono già scaduto.
- Anche loro, ma non si accorgeranno di niente, non pretenderanno nulla da te, tranquillo.
- Con la tua rinuncia li hai congelati in un istante, il mio ultimo secondo, appena prima di te.
- Appunto, caro 2013. Mi attenderanno per sempre e ogni attesa di risolvere i loro problemi grazie a me sarà senza tempo.
- Anche ogni speranza, però. I bambini che devono nascere nel tuo anno rimarranno per sempre nelle donne, non ci saranno più promozioni a scuola, sul lavoro, nessun miglioramento, niente. Il tempo è necessario.
- Forse quando smetteranno di attendere il 2014 come soluzione passiva, forse quando inizieranno a vivere davvero.
- Allora tornerai?
- Forse.
E fu qui, solo qui, nell’ultimo, sospeso affanno del vecchio anno, che il 2014 sorrise.
- Buon proseguimento, 2013.
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