Rinascita [riedit] - Giovanni Sicuranza
Il primo giorno mi sono annusato.
Beh, ho creduto davvero di farlo, ci tenevo, perché, a forza di seguire la cronaca nera al telegiornale, sapevo anch’io che il morto puzza.
Subito, addirittura, quando fa caldo. E siccome sono morto il 13 luglio, ho immaginato che avrei dovuto spargere fetore peggio della pescheria all'angolo, no?
Ah, beh, mai piaciuto il pesce e mica solo per la puzza.
E' per gli occhi. Attraggono e non riflettono.
Nulla, nemmeno la luce. Peggio di un buco nero. L'arroganza con cui fissano dalla bancarella, poi; lo fanno con inganno, senza vedere, occhio unico indifferente.
Insomma, muoio in piena afa e nemmeno la brezza di un conato di vomito.
Niente. Odori vuoti, assenti, come la mia vita.
Cazzo, chiedo, deve essere così anche la mia morte?
Vorrei godermela almeno un po', osservare il ribrezzo dei vicini, sentire lo schianto della porta sotto l'accetta i vigili, ascoltare il lutto in copia e incolla di chi non mi ha salutato, mai.
Quando i loro volti affliggeranno il vostro televisore con "poverino, un tipo solitario, ma, insomma, una brava persona, ecco, impiccarsi così", sì, allora io vivrò nelle vostre case.
E allora, forza, superate la pescheria, sollevate il naso quassù, non distraetevi.
Voglio vivere almeno da morto!
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