Evangelist - riflessione in formalina
Il mio spauracchio di autore, uno dei motivi per cui tento riparo in una nicchia, è questo persistente anelito alla conversione dei miei testi.
Quello degli Editori, di quelli con cui ho avuto a che fare fino alle bozze di "Storie da Città di Solitudine e dal Km 76"; bravo, opera pubblicabile per stile, e invece no, perché, insomma, l'argomento è macabro, funereo alquanto, non va, non piace, non vende. Non.
Ringrazio ancora Montag Editore, che ha pubblicato "Quando piove" senza chiedermi modifiche (l'Editore precedente lo avrebbe persino venduto in edicola, a puntate, purché diluissi nella speranza le scene nefaste, purché solegiassi il finale con sorrisi & sospiri & baci & sguardi da orizzonti rapiti)
Da allora, la scelta: auto-pubblicazione dei romanzi, presenza dei mie rantoli nella coralità dei blog e, soprattutto, di questo social network. Anche qui, tuttavia, de vez en quando, trovo chi esprime gradimento alla pagina e poi suggerisce altre prospettive alle mie tematiche narrative ("sei bravo, però, maronna che tristess!"); il fenomeno mi sorprende un po' di più, in verità in verità vi dico; comprendo i motivi commerciali dell'editore che tenta di evangelizzare i miei personaggi, non intendo quelli di chi mi legge per poi consigliarmi di scrivere in toni più spensierati. Ops, ma io sono spensierato, così spensierato da descrive morte e dintorni con quotidianità, come se niente fosse, cioè, addirittura, in verità in verità vi dico, come se la morte fosse parte della vita; è leggere questi pareri che mi rende sconsolato e sconsolabile.
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