Recensorum - parte II
Giovanni Sicuranza

So che devo farlo piano per non spostare le parole. E' già abbastanza terrificante questa trama, non oso pensare cosa potrebbe accadere se un aggettivo cambiasse di posto, se il "cadaverico" della riga sopra mi finisse accanto.
Non preoccuparti, non indietreggiare, ti prego, continua a leggere, perché se chiudi le pagine io. Muoio.
Mi chiamo Edgar Allan Poanza e sono stato condannato dai Recensorum a vagare tra i miei romanzi per tutta la vita. Ora che sono carta, non so nemmeno cosa significa; tutta la vita valeva prima, adesso cos'è? L'attimo di una lettura, l'immortalità di una mia opera?
Ecco, per questo mi trovo qui, nelle pagine iniziali del mio romanzo. I Recensorum hanno pensato di punire la mia arroganza di autore, il mio credere in me stesso, esiliandomi oltre il nostro mondo. Rendendomi personaggio nelle mie trame. Hanno detto che solo così capirò la mediocrità di quanto scrivo.
Non chiederti come hanno fatto. Se possono decretare il successo o il fallimento di un libro, calibrare la dimensione dell'autore nel mercato editoriale, forse riescono a fare lo stesso anche con la sua dimensione fisica.
A me non interessa, non più. Il mio problema, il mio cazzo di enorme problema, è che mi trovo in una mia storia.
E' che le mie storie sono simbiosi di morte.
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