Sorridete * - Giovanni Sicuranza
Lei sorride. Foto dopo foto.
Comunione e sorriso. Matrimonio e sorriso. Lo stesso sorriso.
Muscoli facciali scolpiti e restaurati a ogni occasione.
E' bella, lei. Occhi, fronte, naso, sinfonie di desiderio.
Non il sorriso, così lungo e così largo, ferita labiale spalancata su denti perfetti, ritagliati dalla pignoleria di uno scultore, tinteggiati di bianco su bianco.
Sorriso stantio del tempo.
- Tesoro, guarda verso mamma e sorridi. Oh, così, sei stupenda.
- Amore, guarda tuo marito e sorridi. Dio, con quell'espressione, mi fai impazzire.
- Mamma, voltati e sorridi. Sembri mia sorella, sai?
***
Mi chiamo Fausto Ombroso, Ombra per i colleghi.
Ho meno anni di quanto dimostro, più di quelli che occorrono a voi per incontrare la Morte.
Il colore dei miei capelli, la mia altezza, se sono alto o magro, non interessano, a meno che non vogliate fotografarmi. Ma di solito non vengo bene. Non sorrido, io.
Bacio i vostri defunti con il fondotinta, restituisco le forme afflosciate delle guance con tamponi e gel. Lecco le loro dita con lo smalto.
Giorno dopo giorno. Anche in questo periodo, a Natale come a Capodanno.
Mi tengo lontano dalle vostre ansie di serenità, dalle goffe fughe dallo stress che diventano altro stress.
Sono il compagno occasionale dei vostri cari.
Di tuo marito, di tua moglie, dei tuoi genitori. Dei tuoi figli.
Loro ed io, verso l'ultimo viaggio visibile della morte.
Sono Fausto Ombroso, tanatoprattore.
L'ostacolo al disfacimento della morte.
Trucco, vesto, restituisco ai trapassati un'illusione di vita. Loro ed io, complici nell'ultima scena teatrale per voi.
***
- Ombra, guarda queste foto. Era allegra, la signora.
Il particolare di Gerardo è l'alito. In un buco nero, nel cosmodisfacimento dei pianeti, riconoscerei la sua presenza dall'odore acetonico.
L'altro particolare è l'unghia dell'anulare destro. Lunga, curva verso l'interno come il becco di un rapace. Sporca. Non la taglierà finché una donna non lo sposerà, racconta. Una volta gli ho fatto notare che questo voto diminuisce la possibilità di fare innamorare una donna, di renderla folle al punto di legarsi in vita a un tanatoprattore. Lui mi ha fatto l'occhiolino, mentre l'anulare si ergeva all'altezza dei nostri occhi. Per un istante ho creduto che volesse chiedermi di sposarlo. Magari avrei anche accettato, giusto per vedere cosa si prova a giocare all'alternativo.
Sapete, dopo vent'anni di abbellimento morti, ti prende il prurito di dare un colpo alle convenzioni, anche se rimani convenzionale.
Comunque è finita lì. L'unghia è ancora nera e curva e zozza.
- Allora, Ombra, cosa ne facciamo?
- Restituisci le foto ai familiari, no? E poi, tanto allegra non doveva essere. Non è quella che si è impiccata la vigilia di Natale?
- Ah, no, non intendevo le foto - pausa, pausa lunga.
Silenzio.
In questi casi, senti volare le anime.
Non è un bel sentire, perché le presenze dei vostri freschi defunti sono confuse, incazzate. Rompiballe, insomma.
- Fammi vedere - afferro le ere geologiche della vita fotografica della signora, giusto per distrarmi.
Così scopro quel sorriso privo di fine, dalla nascita alla morte.
- Il marito e la figlia vogliono che sorrida anche nella bara.
Un album fotografico di denti perfetti, bianchi come lapidi novelle. La signora era una distesa cimiteriale. Troppo grande il suo sorriso, troppo esposte le ossa dentali. Il particolare del teschio.
Quando sorridiamo e la foto ci rende immortali, quando i denti sono esposti in modo plateale, esagerato, io non vedo più i bei profili del volto.
Fausto Ombroso, detto Ombra, scorge indizi di scheletro.
- E' morta perché ha finto, per tutta la vita.
- Cosa?
Lascio che lo sguardo entri in quelle repliche di sorriso, che dissolva la carne intorno.
L'acetone di Gerardo mi riempie il naso.
L'alito è il particolare che svela Gerardo oltre l'apparenza del corpo.
Il sorriso è il segreto della donna.
I miei occhi sono la decisione oltre la convenzione. Li porto in quelli di Gerardo.
- Sono stanco di messinscene. Restituiamo ai parenti la loro amata.
***
I parenti, gli amici saranno una sinfonia di urla, ci saranno malori, svenimenti a catena. Non li vedo, ma scommetto tutti i soldi ritirati dal mio conto-corrente che tra pochi istanti andrà così.
Con l'auto della ditta "Ombroso & C. - La bellezza della morte al vostro servizio" sono in Spagna. Siamo in Spagna, cioè.
I miei occhi, l'alito di Gerardo e i denti estratti alla donna.
Li abbiamo tolti tutti.
La sala mortuaria aperta, la bara aperta.
Lei esposta, che ha smesso di mostrare apparenze.
Sorridi, adesso, tesoro.
Ci sentiamo vivi, oggi, mentre l’anno sta morendo e la gente si inabissa di convenzioni.
Siamo eccitati, mentre ci lasciamo alle spalle il confine e corriamo verso la nuova sede dei nostri Colleghi di Valencia.
Ah, dimenticavo. Gerardo si è tagliato l’unghia. Dice che troverà presto la sua anima gemella.
Mentre scuote la scatola con i denti della signora, mi ripete che ne è certo.
* da "Polvere di Silenzi", Giovanni Sicuranza; Youcanprint Editore; 2012
Commenti