Salmo XVII - I nostri squali
[anteprima di "Democrazia della morte" di Giovanni Sicuranza]
Mia amata Caterina, ti scrivo con gioia, perché tra poco, approvato il nostro Decreto, potrai finalmente dire di vivere in un Paese puro, libero dai deboli, da questi esseri pietosi, fiacchi nel corpo e nella mente, e, spero, sarai orgogliosa di tuo marito come mai ad oggi.
Lo sterminio di massa, per essere garantito nella società, per penetrare nel plebiscito della popolazione, promette sicurezza e benessere attraverso tre fasi:
la de-umanizzazione degli individui bersaglio, l'interventismo contro tali individui, la routine della violenza.
Il gruppo delle vittime viene sottoposto a trasformazione, da umano a sub-umano, o non umano, è marchiato con la paura, emozione potentissima, elevata a distruzione soprattutto nei periodi di crisi economica e di ricerca del populismo.
La paura è arma tanto assoluta, quanto superbamente illogica.
Nell'Oceano Atlantico viene eliminato quasi un milione e mezzo di squali per anno, a confronto di sette attacchi mortali all'uomo, ufficialmente segnalati in tutto il mondo. Lo squalo è incontrollabile e atavica paura, mentre non temiamo di guidare l'automobile, che uccide centinaia di persone al giorno non solo qui da noi, in Italia, ma in tutta Europa, anche in quelle Nazioni che temono la nostra nuova politica nei confronti dei disabili.
Non sai quanto l'angoscia del diverso, di un diverso costruito fino a diventare mito di dissenso e causa di crisi, riesca a provocare in ogni periodo storico reazioni di difesa, violenta, incontrollata. Lo fa in ogni uomo, qualunque sia il suo grado di intelletto e di istruzione. Non c'è bene, non c'è male. E' solo paura, è solo rabbia. Questa è la legittimazione delle nostre fosse comuni per lo sterminio.
Con affetto, tuo
Teodoro Iorio, Ministro delle Pari Mortalità
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