Non riesco più a scrivere in modo lineare, no, aspetta, correggi, non voglio, anzi, meglio, non mi interessa più e credo si sia notato anche nelle mie pubblicazioni recenti.
Aggiungi, non voglio adeguarmi ad uno stile semplice, a canti da uccellini innamorati in un film Disney degli anni cinquanta; non ho i colori pastello di Coelho; ad averli, guarda, li intingerei nel sangue e poi sfregerei le dita beote di chi copia e incolla le frasi da salmo del cioccolatino. Sì, caro Editore, lo so, stai per avere un infarto, lo annunci ogni volta che scrivo del vento che mi fa girare las balotas. Prima dell'infarto, gemi che pochi dei lettori del blog vogliono saperne di racconti in cui la morte suda da ogni parola.
Il gradimento cala, è vero, il tuo infarto è rinviato "alla prossima volta" e noi ricominciamo.
Voglio farti un esempio di cosa non scriverei; mai e poi mai:
"Quando scoprì di essere assediata, decise di farla finita.
Accadde al sesto mese di guerra.
I batteri colonizzavano ogni luogo strategico del suo respiro, ben saldi nella difesa nonostante la demagogia degli antibiotici.
Quel giorno, l'alba si svelò in un vermiglio tanto intenso da penetrare fino al Reparto Rianimazione e accenderne le pareti, e fu così splendida, che lei pensò di non lasciarla andare via senza il suo sangue"
Beh, però, questo micro-racconto lo lascio così, scrivi punto e pubblicalo.
Per la storia peggiore, lascia che ti anticipi il titolo, visto che le tue coronarie sono ancora aperte: "La bellezza non è tutto".
A ritrovarci, Editore Sempreverde.
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