Ripropongo un estratto dal mio articolo "Dracula: mito e fenomenologia"; la fonte è il blog di Stefano Donno "Il pop non è un esaltazione del Nulla!":
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Nei secoli III e V d.C., la Chiesa cattolica è ben consolidata nelle città, ma non nei paesi, che, gravidi di tenaci tradizioni, resistono con riti pagani al cristianesimo; la stessa Chiesa, del resto, fino a questo periodo è più interessata a consolidarsi nelle città, centri di potere. Tuttavia il culto dei defunti fa capire ai Ministri della Cristianità che, se vogliono avere il gregge al completo, è ora di agire. Per la Chiesa cattolica il ritorno dei morti, in un corpo incorruttibile, è prerogativa solo dei Santi. Per il volgo, invece, i morti possono tornare, sia con intenti benevoli, che malefici, ogni qual volta lo desiderano, o siano desiderati dai superstiti. La loro apparizione avviene spesso in danze collettive, svolte intorno alle mura della città e guidate dai guerrieri di Odino, i Berseker. Tra questi capeggia un certo Hellequin, che nei secoli, con il culto del Carnevale (nato nelle città medievali), diventerà Arlecchino. La Chiesa non può tollerare ancora che nei villaggi si professi un culto dei morti così distante dalle basi del cristianesimo. Ma, per non privare in modo drammatico, inefficace, la popolazione dalle proprie tradizioni, inventa la soluzione del Purgatorio. Da qui le anime in transizione, in circostanze particolari, hanno il potere di comunicare ancora con i vivi. Accanto a queste, solo i Santi possono farlo. O i demoni tentatori. La Chiesa riesce così a circoscrivere nella propria metafisica il bisogno primordiale dell'uomo di comunicare, per bisogno o per paura, con i defunti. Lo fa con l'arma migliore che le ha sempre dato consenso: non spazzando via le tradizioni pagane, ma trasformandole in culti consoni, in modo che il popolo le accetti, vestendo il vecchio con il nuovo. Ora, dunque, il ritorno dei morti è affidato all'intercessione del Purgatorio. O, in presenza di negatività, al nefasto e ingannevole intervento del Diavolo. Se un morto entra non voluto nel tessuto dei propri cari è perché il Diavolo lo permette. Lo permette anche in senso collettivo, ad esempio con le malattie che colpiscono il bestiame, o con quelle che falciano intere comunità. Ricordiamo che nel mondo pre-moderno la malattia non è espressione del contagio di un microrganismo, ma di una possessione diabolica, che tenta di disgregare la comunità cristiana. E' dunque, prima che un pericolo per l'uomo, una minaccia per il tessuto sociale
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