La bellezza non è tutto – Giovanni Sicuranza
Papà, papà mio, con parole sommerse nella vasca da bagno, così arriva la voce di mia figlia, gelo che morde la nuca velata dal sudore d’agosto.
Aveva cinque anni, mio piccolo amore, e si divertiva a parlarmi sotto la superficie dell’acqua. Almeno ci provava e il divertimento era proprio questo, nei glu glu che emergevano, bolle di risate velate d’acqua e schiuma per il bagno. Schiuma all'aroma di mughetto.
Papà, papino mio, mi chiede,
ora,
bagnata,
nuda,
troppo nuda, figlia mia.
Si porta dentro i suoi cinque anni, anche se ne avrebbe compiuti sei proprio oggi, anche se è conciata così male da non avere più età umana.
Le parole escono dalle desquamazioni del viso, dalle fistole del collo, fanno glu glu nel petto.
Perché, papà mio, seppelliamo i nostri morti, mi chiede, senza traccia di punto di domanda.
Gli occhi hanno il colore del mughetto selvatico, almeno per come è disegnato nella confezione della schiuma da bagno, l’ultima che ho usato quando la mia cucciola è affogate in un’immersioni domestica.
Cinque minuti di assenza, mentre terminavo il racconto di una bambina che torna ai suoi genitori dall’aldilà, mentre ero chiuso nella stanza divisa con un’ombra rossa, il ricordo di mia moglie, sua madre, di una splendida donna sfigurata e dissolta in pochi giorni da un virus emorragico.
Cinque minuti per passare dal caos dei vivi al nulla dei morti, questo è il tempo che ha dedicato la mia bimba per lasciarmi. Credevo per sempre, invece no, eccola, di nuovo qui, di fronte al suo papà.
Sono così brutta?
Ed io non so cosa rispondere, la lingua pesante di terrore.
Perché, papino, seppelliamo i nostri morti?, le dita sulla sua testa, il ricordo putrescente delle sue dita, la pelle spaccata, le ossa nere di terra, tirano e portano via cadaveri di capelli, senza gemiti, come fossero fili di seta pallida aggrovigliati in anarchie estranee al suo corpo.
Non fare così, tesoro, penso e non dico, non arrabbiarti, lo sai, te lo dicava anche il dottore, non devi farti del male, non è colpa tua se mamma è morta, non devi punirti.
Mamma era bella, papino, e tu l’hai seppellita, perché fate tutti così, gorgoglia al fetore di mughetto e muffe infinite, dite che la bellezza non è tutto, però avete paura della nostra trasformazione e ci nascondete sotto terra.
Fa un passo verso me, le labbra che mi cercano, la sua morte già troppo vicina.
Io e mamma valiamo più del bacio dei vermi, papà.
Lo so, vorrei piangere, lo so, e, mentre la mia bimba sfiora il pallore della mia bocca, ghiacciandola all’istante, sento altri passi umidi alle mie spalle. Passi vecchi e conosciuti e amati.
Ora, mi dico, il cuore pieno di ferite, devo convincermi, davvero la bellezza non è importante; la mia famiglia è di nuovo unita, ecco cosa devo dirmi, in fretta, prima di rifiutarmi di diventare come loro.
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