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Fine di un rapporto

Fine di un rapporto

racconto di Giovanni Sicuranza

- Sei stanco?

L’erba è fitta, appiccicosa di umidità, come se il prato avesse deciso di mettersi il gel sugli steli.

- Ce la fai? – ripete lei, il tono che si abbassa, preoccupato.

Il vento è un sollievo fragile e intermittente, che non riesce ad allentare la presa del caldo sul corpo.

L’altro non risponde.

Hanno camminato per ore e ore e ore, salendo in cima alla collina per cercare un posto al riparo dai suoni della città.

Per ascoltarsi, finalmente, dopo mesi di incomprensioni.

Lei non può fare a meno di lui, anche se poche volte lo ha ascoltato davvero, ma è riuscita persino ad ignorarlo, nonostante i suoi richiami, presa dalla frenesia di un lavoro in ascesa.

In ascesa come questa camminata.

Lei in silenzio, lui che le dava solo pochi segnali, tutti non rassicuranti.

La donna si morde le labbra piano, mentre gli occhi socchiusi guardano oltre il confine della città. È davvero in alto, ora, ma dentro si sente sprofondare.

Se lui ha deciso di non risponderle, cos’altro le rimane?

- Ti prego – sussurra, le ginocchia che si piegano e la schiacciano in un atteggiamento chino, proprio di preghiera – Ti prego, non lasciarmi.

Lui si è abbassato con lei e ha avuto un sussulto, come se volesse dire qualcosa. Ma è stato un attimo, subito si è ripreso il suo silenzio.

La donna porta le mani al petto e reclina il capo. In questa posizione rannicchiata, sul pendio della collina, sembra un animale sacrificale.

- Cosa devo aspettarmi, ora? – chiede nonostante abbia capito che la decisione è irrevocabile.

La città sotto, distante, piccina, si annebbia sopra il velo delle lacrime.

- Ti prego, ti prego, ti prego – cantilena lei, non sapendo cos’altro aggiungere e proprio per questo lasciandosi andare alla nenia.

- Ti prego, ti prego, ti prego – è il canto funebre del loro rapporto.

Lui ha un altro sussulto. Solo uno, ma basta a spezzare le sue parole.

- Avrei dovuto ascoltarti quando hai cominciato a lamentarti, lo so – ora le parole di lei corrono veloci, spezzano il vento, aprono nuove correnti calde intorno alla bocca. Ma crollano sull’erba bagnata accanto, già esauste.

- Mi hai dato segnali su segnali. Mi hai fatto capire che mi avresti lasciata se non mi fossi più dedicata a noi – una mano copre l’altra, a formare una coppia che si stringe ai seni – Ho rinunciato a noi, alla nostra vita insieme, ma era così importante la mia carriera, era così … - si guarda intorno e la parola sfuma.

“Necessaria”, avrebbe voluto aggiungere, “Necessaria per diventare una professionista di successo”.

Ma si ferma, perché sente il respiro che diventa affannoso, perché questo lui lo sa già.

E perché, qui, in mezzo agli spazi aperti, nel silenzio della collina, tutto quanto per cui ha corso negli anni passati le sembra improvvisamente esagerato.

Come quando ha rinunciato alla sua passione di pittrice per la carriera di manager. Come quando ha smesso di leggere romanzi per divorare frenetica le linee guida e i prospetti dell’azienda. Come quando ha rinunciato alle sue lunghe passeggiate per correre tra una riunione e l’altra intorno al mondo.

- Come quando ho detto no … - sospira.

Questa collina tante volte li ha visti insieme, sdraiati sull’erba, rilassati, nella lettura, in pensieri liberi. O nell’amore.

Lui ha un altro sussulto, ma è un sussulto d’addio, che le porta via ancora un po’ di respiro.

- Come quando ho detto no … - ripete e la frase deve terminare con il pensiero, con il ricordo dell’uomo a cui ha voltato le spalle, dell’uomo che le chiedeva tempo per vivere in coppia.

Ma per lei il tempo vero non era più quello dei sogni.

Lui ha un balzo. Lei stringe i denti, rassegnata, eppure ancora stupita. Non è facile accettare la fine.

- Tu sapevi, me lo dicevi … - che avrei dovuto fermarmi, che quello era il tempo per l’amore. Per me, per te.

Lui non ha più modo di tornare indietro. Lei si è spinta oltre.

E qui, dove si sono spesso ritrovati, si separano.

- Scusami – ha la forza ancora di mormorare la donna.

Non saprà mai se l’ha sentita, perché all’improvviso, in un ultimo istante di coscienza, si accorge che lui si è fermato.

La donna cade sull’erba, lentamente, come al rallentatore, gli occhi che salgono dietro le palpebre, come Soli che si nascondono tra le colline, in un tramonto al contrario.

Le mani serrate all’altezza del petto, in un ultimo abbraccio dedicato a lui. Il suo cuore. 

Il suo cuore che non ha più sussulti, che ora tace. Che ha spezzato per sempre il loro intimo rapporto.

E lei, senza “lui”, non sa più come andare avanti.


Commenti

Di solito, nel blog, non ricevo commenti.
I miei racconti, presenti in altri siti, sono invece commentati.
Lascio un esempio solo per questo, a meno di 24 ore dalla pubblicazione, ringraziando ancora una volta coloro che hanno dedicato tempo ai miei personaggi:

http://www.neteditor.it/content/163362/fine-di-un-rapporto

http://www.writersmagazine.it/forum/viewtopic.php?t=8247

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