Ricevo dal sito www.neteditor.it, dove pure sono presente con molte delle opere inserite in questo blog, un parere interessante, che permette di sviluppare il discorso accennato nel precedente post.
Scritto da "Odradrek", lo riporto di seguito, così come la mia risposta, quali stimoli di ulteriore riflessione.
"Il tuo è un invito di tutto rispetto; specie in un' epoca dove perfino i grandi sono attirati nel grande frullatore e, magari, sanno in cuor loro che il loro destino, perfino se il mercato riproduce l'opera in milioni di copie, è la spazzatura. E' un invito rivolto a noi tutti, folletti, fatine, nomi di persona e di cosa, negazione stessa della possibilità di nominare, invenzioni, coriandoli verbali, vomiti labiali, meglio se col rossetto, ritratti mignon come al cimitero... in fondo ombre siamo. Per il mercato esistiamo solo se siamo disposti a spenderci un po'. Ma sai che ti dico? Forse noi siamo la vera avanguardia di un futuro dove a nessuno è assicurato nulla. Certo se fai il comico hai buone possibilità di diventare uno scrittore famoso.
Alcuni lettori forse dimenticano o ignorano che ci sono stati tanti artisti clandestini su questa terra. Per affetto o folgorazione, altri - magari più fortunati di loro - li hanno recuperati dall'oblio ed ora (magari letti da quasi nessuno, perchè il mercato continua ad ignorarli o semplicemente perché è un mare troppo vasto) esistono per qualcuno.
Noi siamo l'avanguardia di un'umanità che ha la fregola e la disperazione di esprimersi a tutti i costi. Scriviamo anche senza scrivania e carta e sappiamo, più di tutti, che un giorno i libri potrebbero scomparire. Sarebbe curioso, che un giorno, gli stessi grandi, venissero qua, a rivendicare un loro posto.
Uno scrittore a me sconosciuto fino a qualche mese fa, in un bel libro dalla copertina azzurra, intitolato "Inventare il mondo" (sottotitolo: "Teoria e pratica del racconto"), nell'ultima pagina dell'ultimo capitolo - di una seria di agili e densi e spesso per me, oscuri quanto affascinanti capitoli, mi dice testualmente:
'Siamo decisamente, a questo punto, in acque estreme che circondano e bagnano continenti ignoti, territori alieni. O tornare a terra ripercorrendo la marcia su territori familiari ripetendo le tradizionali filastrocche (come compattare la trama, come narrare la storia, come narrare l'attualità; il personaggio questo sconosciuto; l'ambientazione sociale ecc. ecc.), o affrontare l'avventura. A chi vorrà rischiare, un consiglio per la costruzione della nave Argo: inchiavardare saldamente lo scheletro così da poterlo violentare, come farebbe il mare, con violenti incursioni.'
Mi sembra che tra le cose che dici - e che meriterebbero altri spunti di riflessione e confronto - questo pezzo vada il quel senso che ci hai suggerito tu. Siamo uomini o caporali? Siamo donne o fatine? Siamo merce o siamo sangue e risate?
Grazie"
La mia risposta:
"In merito alla tua citazione, e alla tua osservazione che forse proprio noi costituiamo un'avanguardia futura, due riflessioni lampo:
1) senza dubbio, chi va avanti a scrivere non solo per se stesso e per la cerchia di amici e parenti, deve avere i denti stretti, passione di narrare (prosa, poesia, saggistica che sia); ma non basta: deve resistere anche alla facile tentazione di cadere vittima delle sirene editoriali, quelle offerte seducenti, che cantano all'ego dello scrittore, solo per ammaliarlo e spremerlo di solidi. Fuori dalla metafora, e parlo anche per esperienza personale, meglio autopubblicarsi, che spendere migliaia di euro in contratti editoriali, o, in alternativa, accettare di acquistare pressoché tutte le copie stampate dalla Casa Editrice. Perché chi di noi non ha ricevuto questo tipo di offerte? Io stesso, agli inizi, ci sono cascato. Oggi, quando mi arriva un contratto del genere, gli concedo giusto qualche secondo di tempo tra le mie mani, un sorriso ironico, prima di stracciarlo e gettarlo dove merita. Queste Case Editrici (quelle che chiedono cifre enormi, e on piccoli costi, su cui al limite si può trattare; quelle che annunciano, con orgoglio tra le righe, che non chiedono denaro all'Autore, ma "solo" l'obbligo di acquistare un numero consistente delle sue opere - a questo punto cosa faccio? apro un punto vendita e mi do da fare? mi giro e rigiro ogni copia tra le mani, ammirandomi, e poi le conservo sotto il letto?) di solito si giustificano tirando in ballo la realtà editoriale, che non si può rischiare su un Autore sconosciuto o emergente, considerata la saturazione del mercato, etc.
In parte è vero.
Ma, ancora più vero, la nostra opera rimarrà alla fine sconosciuta. Che valga o meno.
E voi vi troverete o con il portafoglio più leggero, o con una nidata inutilizzabile di vostre copie (che alla fine, comunque, avrete pagato) da osservare, regalare; se vi va bene, una libreria che vi conosce, accetterà di dedicare un angolo a qualche copia che porterete. Copia priva di attrazione nell'oceano dei titoli.
Speranze per noi?
2) Il lettore. Quello che osa. Non la specie "sciacallo prevenuto" a cui facevo riferimento sopra (mi è capitato di leggere commenti di indagnazione, "questo non si fa", o di derisione, "bum, e questo chi è? poveretto", quando in un sito di lettori e scrittori inserivo il mio curriculum.
Come se avere già pubblicato, e "osare" scriverlo, sia un atto deprecabile o ridicolo.
Chissà cosa scriverebbe, la specie "sciacallo", se a farlo fossero un Ammaniti, un Faletti, un Follet. Senza considerare che, tra questi, ne ho citato almeno uno che ha dimostrato, in altre occasioni, di essere un pessimo scrittore e, nella media, uno scrittore da storie da "best seller", ma privo di stile personale (il che lascia aperte alcune domande, tipo su chi scrive cosa).
Il lettore coraggioso, come tu hai fatto con lo sconosciuto che citi alla fine, come è capitato a me in diverse occasioni, osserva, e, quando ne ha la possibilità, osa.
Poi giudica. E, se piaci, il lettore coraggioso a volte ti aiuta. Con il passa parola.
Certo, salvo casi eccezionali, non è con questo che si diventa famosi o noti. Nelle librerie continuerai a non trovare che qualche scampolo di una tua opera.
Forse avrai una recensione.
Ma, in parte, anche se per un solo lettore che avrà gradito, sarai uscito con le tue gambe dalle ombre fitte delle regole editoriali.
In bocca al lupo a chi osa, dunque. Autori e lettori."
Commenti