Di Remo Rapino so veramente poco. Quel poco che emerge dal retro di copertina del suo libro “Un cortile di parole”, Carabba Editore (edizione 2006). Proprio dall’Editore, che sfiorai per motivi contrattuali, ricevetti in omaggio alcuni libri, che dovevano mostrarmi la qualità di stampa della sua Casa Editrice.
La vera qualità, invece, con stupore, l’ho trovata leggendo il romanzo di Rapino.
“Ha ricevuto numerosi riconoscimenti per la poesia e la narrativa”, leggo di questo docente di Filosofia e Storia al liceo classico. E ci credo.
Perché in questa narrativa, che ricorda le storie ondulate dal caldo-umido dei Paesi sud-americani, insomma, alla Marquez, per intenderci; in questa narrativa, in cui scopriamo la passione crescente del timido manovale Aureliano Nemésio Veloso per un libro trovato per caso, c’è tanta, tanta bella poesia.
Uno stile particolare, ricco.
Da consigliare, a mio avviso, non solo al lettore, ma anche al lettore-scrittore.
Eppure, un libro sconosciuto.
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