Nessun respiro – Giovanni Sicuranza -
Non capisce.
Trattiene il respiro, si rannicchia su se stessa, ma è solo un gesto di difesa. Vuoto.
Disperato.
Il movimento è iniziato leggero, tanto che all’inizio ha provato piacere.
Poi, però, all’improvviso, tutto è cambiato. In peggio.
Una morsa si è modellata intorno ad ogni parte di lei.
Calda. Vischiosa.
E quando ha cercato di liberarsi, ingoiata dalla paura, ha sentito le prime scosse.
Una dopo l’altra, in quel canale scivoloso, dietro, sopra. E intense, sempre più tenaci man mano che si sente spingere verso il baratro.
Trattiene il respiro, chiude gli occhi, stringe forte ogni cosa di se stessa che è in grado di stringere, perché vede che non ha scampo.
Non può tornare indietro, non può uscire dal cunicolo.
Può solo precipitare.
E poi, man mano che si avvicina alla fine, sente dei suoni. Ovattati, come le era già successo di ascoltare.
Solo che quelli di prima credeva di conoscerli e le sembravano rassicuranti.
Questi, invece, sono rumori estranei. Confusi, striduli.
E tanti. E troppi.
No, non sa cos’altro fare.
E allora trattiene il respiro. In attesa che tutto sia finito.
***
La donna chiude gli occhi, esausta. Ma anche se ha spezzato la voce nelle urla di dolore, trova ancora la forza di contare.
Uno
le parole incoraggianti del suo compagno, che le arrivano lontane, fiacche;
due
i medici e le infermiere che bisbigliano, forse anche loro stanchi;
tre
E finalmente esplode.
Il pianto della figlia appena nata.
L’energia del suo primo respiro nel nuovo mondo.
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