"Voi siete governo nuovo, però meglio a voi si addice la persuasione. Persuadeteci coi fatti, rifateci felici e mostratevi migliori de’ precedenti regnatori".
Cosí, ironicamente, scriveva il 26 giugno 1861 il giornale napoletano "La Tragicommedia", ma, l’ironia che proveniva dai "caffoni" non era ben accetta dai supponenti nuovi padroni piemontesi. La Tragicomedia, d’ordine, cessò di vedere più la luce.
Quanto alla invocata felicità, questa era stata già da tempo profusa in quantità industriale ad uso e consumo del Popolo Duosiciliano: "Il passato fu la ricchezza, la pace, le leggi, le arti, i costumi, la religione" (La Tragicommedia, ibidem).
L’arrivo dei "liberatori" era stato accolto oltre il Tronto (12 ottobre 1860) in modo inconsueto, tanto da far restare attoniti i generaloni savoiardi: invece dei soliti e preconfezionati ramoscelli d’ulivo, sonore schioppettate come benvenuto.
Quale che fosse la componente che maggiormente portò i Duosiciliani alla reazione contro gli invasori ha un’importanza rilevante, perché da essa si potrà trarre la ragione del quasi totale coinvolgimento popolare: legittimismo, lotta di rivendicazione sociale contadina, innata fedeltà del popolo Duosiciliano al Re, tutti motivi certamente presenti, ma che erano il sostrato della vera ragione del rigetto totale alla integrazione tra società diverse ove peraltro una si presentava prevaricatrice dell’altra.
Per un decennio, dal 1860 al 1870, e in alcuni casi anche oltre, un intero popolo, già catalogato come "… affricani, caffoni verminosi, infidi, etc.", pur davanti ad una sicura sconfitta, quasi fatalisticamente, e, perché no, avvolto da un’aura romantica, tra la scelta di vivere in ginocchio o di morire in piedi, non ebbe esitazioni.
Quegli uomini, gli ultimi uomini che osarono alzare la testa, che si sacrificarono in nome della indipendenza del Regno delle Due Sicilie, scrissero le pagine più belle della storia di una Nazione sovrana da oltre 700 anni.
Luoghi comuni come l’amor di patria, la falsa retorica risorgimentale, ma un ancor piú concertato disegno riduttivo e calunniatore, hanno fatto sí che alle migliaia di insorgenti Duosiciliani venisse affibbiato il titolo di brigante, e che, cosa imperdonabile, venisse distrutto il passato storico di una grande Nazione".
da: Periodico Due Sicilie 01/2000
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