“Il nome della cosa”
introduzione a “Tempo secondo”
nuovo romanzo di Giovanni Sicuranza
10 ottobre 1789.
L’oggetto è proposto all’Assemblea Costituente da Guillotin, medico filantropo, ma ancora in modo vago.
Il chirurgo Louis, presente, si impadronisce dell’idea e la concretizza.
Il chirurgo Louis, presente, si impadronisce dell’idea e la concretizza.
Da questo momento diventa impellente la necessità di dare un nome alla cosa.
Un nome a effetto per un meccanismo semplice e democratico, che dovrà decapitare senza distinzione di ceto sociale.
Già nelle settimane in cui l’oggetto è progettato, montato, collaudato (dapprima su animali, come suini e capre, poi su criminali comuni), iniziano a circolare battute e canzonette all’indirizzo degli uomini che lavorano sulla macchina.
La vittima è proprio il chirurgo Louis, oggetto di alcuni versi satirici nei quali si evidenzia il primo nome della macchina: Louison e Louisette.
Il poeta si chiama Laujon e le sue quartine (per cui verrà incriminato, condannato a due anni di reclusione e a pagare il chirurgo una somma oggi paragonabile a tremila euro) cantano per la Francia:
La vittima è proprio il chirurgo Louis, oggetto di alcuni versi satirici nei quali si evidenzia il primo nome della macchina: Louison e Louisette.
Il poeta si chiama Laujon e le sue quartine (per cui verrà incriminato, condannato a due anni di reclusione e a pagare il chirurgo una somma oggi paragonabile a tremila euro) cantano per la Francia:
In questa ebbrezza
scorre senza posa
un veleno oscuro,
quanto amo Louison.
[…]
Evviva Louisette
degna figliola
tenera e bizzarra
del dottor Antoine Louis
Un'altra strofa, più visiva, insanguina le mura della città di Parigi:
La sua gola è nuda
Il suo bacio uccide,
il sangue scorre
e si vede la morte
Dopo la prima denuncia, Louis decide di fare buon viso a cattivo gioco; si rende conto che un marchingegno del genere, in sé cinicamente buonista, non può che rispecchiare cinismo.
E allora, l’idea: scaricare su altri la paternità della sua creatura.
E chi, se non il placido, ingenuo e filantropo dottor Guillotin può essere il capro espiatorio?
E allora, l’idea: scaricare su altri la paternità della sua creatura.
E chi, se non il placido, ingenuo e filantropo dottor Guillotin può essere il capro espiatorio?
È dunque sul suo cognome, e non sul reale inventore, che si forma la cicatrice della macchina di morte: ghigliottina.
In realtà, lo stesso Guillotin, all’epoca del primo, fumoso, progetto, era stato mira di motteggi e canti ironici popolari:
Un ganghero nascosto
aperto tutt’a un tratto
fa cadere, ere ere
fa saltare, are are
fa cadere
fa saltare
fa volare la tua testa,
come fosse cosa onesta!
Antoine Rivarol, oppositore fiero della Rivoluzione, scrive nel 1790 il “Piccolo dizionario dei grandi uomini della Rivoluzione”, libretto nel quale le figure dei rivoluzionari sono schizzate in brevi tratti, con feroce ironia. Ecco come Rivarol dipinge Guillotin, mentre la macchina, già con il suo nome, deve essere ancora completata: “Guillotin, medico patriota, ha creduto che la sua arte potesse essere messa al servizio dell’umanità. Ha immaginato in grande il bisturi, l’ha diretto su tutti i mali causati dalla giustizia ed ha inventato la sua macchina immortale. All’inizio è stato accusato di fare un po’ di confusione tra i criminali ed i propri pazienti, di essere tanto tagliente all’ospedale quanto alla Gréve. Ma ben presto gli sono state perdonate le distrazioni imprescindibili dal genio, e la ghigliottina è stata incoronata. Si attende un buon crimine di lesa nazione, per provarla. In occasione di questa esecuzione, Guillotin ha promesso di rinunciare alla medicina”.
In realtà, chi abbia per primo diffuso il nome di guillotine non è dato sapere.
Alcuni indicano il periodico “Actes des Apotres”, che nelle sue pagine afferma: “Il signor Guillotin abile medico così come profondo meccanico, ha appena presentato al mondo lo schema di una macchina per decapitare che estenderà la gloria del nome francese fino alla rive del Bosforo! Questa macchina da supplizio dovrà forse portare la fluida denominazione di Ghigliottina, o quella di Mirabella dal nome dell’altro suo difensore, Mirabeau?”
Alcuni indicano il periodico “Actes des Apotres”, che nelle sue pagine afferma: “Il signor Guillotin abile medico così come profondo meccanico, ha appena presentato al mondo lo schema di una macchina per decapitare che estenderà la gloria del nome francese fino alla rive del Bosforo! Questa macchina da supplizio dovrà forse portare la fluida denominazione di Ghigliottina, o quella di Mirabella dal nome dell’altro suo difensore, Mirabeau?”
Come si nota, in ogni caso, il nome del vero ideatore e costruttore, il chirurgo Louis, scompare.
Tra i nomignoli dati alla macchina dal popolo, si ricordano “ascia popolare”, “vendicatrice del popolo”, “gladio della libertà”, “legno di giustizia”.
E il più celebre, drammaticamente scanzonato, “vedova allegra”.
L’ironia rimane, ma testimonia di una progressiva simbiosi dello strumento di morte con la volontà del popolo.
La ghigliottina diventa la Giustizia e anche il passatempo delle masse, che si riversano nei luoghi dell’esecuzione con la festosità odierna della domenica nei centri commerciali.
Nel corso dei secoli, la “vedova allegra”, per ragioni di Stato e a seguito di alcuni orribili incidenti (decollazioni parziali), divenne più discreta, tolta dalla visione del popolo, le esecuzioni confinate in carcere, fino al Decreto del 1981, con cui in Francia viene abolitala pena di morte.
Fino a pochi anni prima, aveva continuato a staccare teste.
Fino a pochi anni prima, aveva continuato a staccare teste.
E ad alimentare una credenza popolare, supportata anche da alcuni medici.
Che la testa, almeno per i primi istanti dal distacco, continuasse a essere viva.
Consapevole di quanto avveniva intorno.
E della propria morte.
Secondo gli accesi dibattiti dell'epoca, tale fenomeno si manifestava durante il tempo “secondo” dell’esecuzione (il tempo “primo” era rappresentato dall’atto della decollazione).
Il "nome della cosa" fu, alla fine, la sintesi di un orrore secolare.
E di una leggenda sulla vita dopo la morte.
E di una leggenda sulla vita dopo la morte.
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