Ci sono finestre di fuoco appoggiate alla stanza. Dall’altra parte, in qualche dimensione del mondo esterno, sembra stiano bruciando schiere ordinate di alberi.
Solo una volta mossi alcuni passi in anteprima del dialogo con il proprietario del casolare, si svela che le finestre sono quadri di olio rappreso nel tempo e che il motivo di tutta la loro esistenza è l’incendio di croci in sfondi scheggiati di rosso, nero e giallo.
Allora diventa troppo semplice frantumare l’inganno e riconoscere l’odore di chiuso.
Nessuna vera finestra soffia su questa stanza.
Nonno Demiurgo, seduto sulle piaghe delle sue natiche, osserva il lento sollevarsi della presa di coscienza della giornalista e sorride di labbra e gengive sanguinanti. E lei, che vorrebbe chiedergli quando ha perso l’ultimo dente, è morsa dal timore di un racconto più lungo del suo tempo terreno. Così spinge le sue parole su una deviazione improvvisa di sentiero.
- Quando ha creato questi quadri?
- Non creo, pelle fresca. Plasmo materia e ricordi già presenti.
La risposta grattugia lo spessore di chiuso e si aggrappa al naso della giornalista portando vento di fermentazione. Forse Nonno Demiurgo se ne accorge, perché parla ancora.
- Non si crea dal nulla, nemmeno la morte. Io ho visto la storia e sono già la morte che si avvicina.
La giornalista annuisce e mai lo ha fatto con tanta pesantezza di membra. Sa bene che chi ascolta Nonno Demiurgo lascerà a lui la vita.
Per questo l’uomo ha visto scivolare rughe di secoli. E anche se ormai ha poco spazio per assorbire ancora anni di racconti, c’è ancora abbastanza mistero nella sua mente per fermare il cuore della donna.
Lei lo sa. E ha scelto di morire.
- Comunque – continua Nonno Demiurgo con occhi lontani - pelle fresca, sappi che i dipinti sono plasmati dalla materia sopravvissuta ad anni di oppressione secolare.
- E le croci? – soffia lei con uno spiraglio di speranza.
Nonno Demiurgo dondola piano il busto, come pendola cigolante di tempo. Labbra contratte, occhi chiusi, sembra recitare una nenia sotterranea. Su tasti di alito marcio si muovono dita adunche di parole.
- Sono il simbolo delle religioni monoteiste che hanno bruciato la materia. E dei loro accoliti temporali che hanno preparato il terreno fertile per l’incendio.
- Si riferisce ai sacerdoti?
Nonno Demiurgo innalza il silenzio delle palpebre e con lo sguardo giunge agli occhi della donna. Altra vita scivola tra i due corpi.
- Anche e non solo. I complici di oscurantismo sono virili in tutto il mondo. Anche il nazionalsocialismo, per farti un esempio, era religione alleata della Chiesa, nonostante le leggende seguite dai suoi condottieri.
- Mi sembra che Hitler sia stato definito l’Anticristo.
Nonno Demiurgo ride. O almeno così sembra alla giornalista mentre è avvolta dai suoni convulsi che esplodono nella sua bocca.
- Pelle fresca, sei ingenua. Questa è diceria fatta indossare al personaggio hitleriano per ritrarlo di completo satanismo. In realtà la collaborazione tra il nazionalsocialismo e la Chiesa è ben documentata. Ricordi il periodo storico, vero? Ricordi i comuni nemici da abbattere? Sionisti e comunisti. Due religioni a braccetto.
La giornalista crolla di spalle su olio di croce bruciata.
Comincia a sentire il ritmo distratto del proprio respiro e sa che questo non è certo un buon segno. Per un istante pensa alla realtà che sta lasciando ed è allora che trova nuova curiosità per andare avanti.
- Ma il nazismo non era religione.
- Lo era. Come lo stalinismo. Come altri totalitarismi politicizzati. E come l’incapacità di conoscere con le proprie forze cercando il conforto di idee proclamate ed assolute. Anche se riferita spesso alla divinità, la religione nel suo significato più esteso è il complesso di credenze ed atti di culto che unisce la vita dell’uomo ad un ordine superiore.
Le spalle della giornalista sono scese alla base della croce in fiamme. Il colore scuro del cappotto si perde nel nero del terreno bruciato. Forse non c’è più tempo per altre domande, ma lei sta trovando il nulla che cercava.
Chiude gli occhi e si lascia scivolare al suolo, mentre pensa che non ha mai ascoltato melodie più intense degli ultimi sospiri della sua vita.
- E Dio? – bisbiglia con un tono troppo debole per la risposta che attende.
Nonno Demiurgo tace mentre la osserva diventare materia sussultante. Tace e lei muore.
- Nessuno crea dal nulla – le dice allora – Ma la realtà è plasmabile. Anche dalla volontà. Per questo non dovreste accettare nessuna forma di totalitarismo, spirituale o politico che sia. La conoscenza è fatta di fallimenti, dubbi, ripensamenti. E, come insegna la storia degli uomini illuminati che hanno sfidato l’assoluto, anche di morte. Tu hai avuto coraggio. Sapevi che saresti morta, ma hai voluto ugualmente conoscere.
Nonno Demiurgo si alza con agilità di pelle fresca. Sta già uscendo dalla stanza, quando ondeggia su se stesso e si ferma. Torna sui suoi passi e in un lungo sospiro si siede accanto al cadavere della giornalista.
É stanco il colore dei suoi occhi mentre ne osserva il volto imbiancato di morte. Un istante disegnato di tenerezza, prima di affondare le mani adunche nel ventre gonfio della donna.
Il resto della notte lo trascorre osservando il feto grondante di carne rossa.
Plasmato e non creato in tempo di guerra.
Sperma stupratore di soldato nell’ovulo di questa donna. Piegata dalla nascita nei divieti religiosi sull'aborto.
Infine, alle prime luci dell’alba, solleva verso la parete il piccolo corpo.
- Il tuo mondo è là fuori – canta – Dipinto da finestre di fuoco.
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