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Il nero vince.


Il nero vince
Giovanni Sicuranza

L'icona dinamica delle ragazzine vive negli schermi di ogni casa.
Canta, balla, suda bellezza. 
Si è insidiato nel salone, in cucina, nella camera da letto. Lo schermo piatto è il suo dominio, perché non c'è un angolo della stanza in cui si può ignorarlo. In quella di mia figlia, beh, basta entrare per capire che può anche clonarsi. Danza nella televisione, mostra il petto nudo in un poster formato infinito, esonda la libreria di CD e DVD. 
Un tempo lontano, con i miei occhialini e la barba dalle pennellate bianche, io ero il suo idolo. Un tempo, fossilizzato, la lettura era il sussurro della sua stanza. 
Forse è un'atmosfera che posso ancora esumare, oggi, nel blackout che ha cancellato le difese della città, relegandola a ombra. I televisori sono quadri senza tela. Lui non si sente. 
Apro la porta della stanza di mia figlia, cauto. 
Solo quando la maniglia è già abbassata, mi rendo conto che non ho bussato, preso dall'emozione del libro che reggo in mano. 
Io stringo lui, lui stringe me. 
Un libro. Dopo due anni. Per mia figlia. Sorrido. 
E anche dopo, quando la porta si è spalancata sul nulla, non smetto di sorridere, attonito. Una voragine di silenzio, un risucchio di buia energia elettrostatica mi graffia la pelle. Richiudo il buco catodico alle mie spalle e mi lascio scivolare lungo il profilo acerbo della porta. 
Non sono preoccupato, mia figlia, la stanza, tutto tornerà dopo il blackout. Eppure non è per questo che continuo a sorridere. 
Afflosciato sul pavimento, la schiena pulsante sul legno della porta, mentre lo sguardo crolla sulla copertina del libro. 
Una copertina nera, senza spiragli di vita, se non quel titolo: "Il buio oltre la siepe". Bianco come un sudario.

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