La probabilità di morire di tumore in Italia è di circa il 30% per gli uomini e del 25% per le donne. Il 4-8 % dell'insieme dei tumori, secondo stime consolidate, sono attribuibili a cause di origine professionali.
Per alcuni tipi di tumori la percentuale è più elevata:
10-20 % per i tumori polmonari, 25% per le neoplasie vescicali.
Eppure i dati sono sottostimati.
A rincorrere i media, più morti per infortuni che per neoplasie, ma non è così.
Sottostimati per INAIL, ma anche i dati dei Patronati, di tutti i Patronati, almeno a livello regionale, sono inferiori alle aspettative.
Eppure i Patronati (INCA in particolare per l'entità numerica degli assistiti e la capillarità nei territori) sono tra gli osservatori di punta dei lavoratori.
Difficoltà nel riconoscere le neoplasie, salvo le rare (mesotelioma pluerico – asbesto / angiosarcoma epatico – CMV), per:
concausa – genetica (vd. Amine aromatiche – neoplasia vescicale – lenti acetilatori), ereditaria, infiammatoria - virale
interazione di concause, ambientali extraprofessionali e professionali
storia lavorativa a ritroso di decenni con mancanza di dati
scarse conoscenze sull'azione tossica di sostanze (due terzi dei 30.000 prodotti chimici immessi in commercio non completamente indagati secondo l'agenzia europea per la salute e sicurezza sul lavoro)
Nel concreto, PROPOSTA di indagine sulla persona con sospetta esposizione a neoplasia professioanale:
1) Storia familiare
2) Infezioni ricorrenti da virus
3) Storia lavorativa nei dettagli, con ricorso a eventuali testimonianze, a schede di dimissione ospedaliera, come avviene nel progetto OCCAM, di cui magari se vi interessa vi parlo, ai dati contributivi INPS.
4) Esposizione alla sostanza (amianto, ma non basta dire dove ho lavorato so che c'era dell'amianto: in ambiente di dispersione delle fibre, perchè magari vecchio edificio, non ristrutturato? In questo caso, basta pioggia per disperdere fibre).
5) Il tipo di sostanza (vd. caso granuli CMV).
6) I mezzi di protezione, ambientale e personale.
7) La sorveglianza del medico della ditta.
8) latenza, distanza, tra esposizione a rischio e comparsa della patologia.
9) analoghe patologie, se note, tra i colleghi. O anche tra i familiari (vd. Fibre di amianto che si portano a casa negli indumenti)
Il nostro ruolo di medici legali dei Patronati rappresenta una tutela fondamentale del lavoratore.
Ma lo studio del caso, nei tumori è utile anche alla prevenzione primaria o secondaria.
La primaria comporta una prevenzione a livello eziologico e mira principalmente ad impedire l’ingresso e l’impianto delle cause patogene nell’organismo, con ciò evitando la comparsa di malattie ed infortuni.
Tale prevenzione opera sull’uomo sano o sull’ambiente, attraverso due tipi di interventi:
- il potenziamento di fattori utili alla salute (es.: attività fisica, profilassi immunitaria)
- l’allontanamento delle cause patogene (es.: droghe, abuso di alcool, risanamento delle acque)
Quando la causa morbosa si è già insediata nell’organismo si interviene con la secondaria, che implica una prevenzione a livello patogenetico.
Armi operative della prevenzione secondaria sono i programmi di screening, indagini che si basano su tests diagnostici offerti ad una popolazione di individui.
Si tratta di sistematiche ricerche che consentono di fermare o rallentare la progressione della malattia, grazie a diagnosi precoci fatte ad individui tempestivamente identificati attraverso un’accurata selezione.
Un programma di screening è condotto con mezzi clinici, strumentali e di laboratorio, e si propone di identificare una malattia in fase preclinica.
L'osservazione e lo studio del medico legale nella fase del danno già avvenuto, diventa strumento utile anche ad altri operatori, nell'ambito della statistica e, quindi, della prevenzione a tutela del lavoratore.
Il medico legale percorrerà le varie tappe di un percorso spesso tortuoso per stabilire se la neoplasia è stata causata da esposizione lavorativa e, in tal caso, accompagnerà il lavoratore (o i suoi familiari) nel percorso più idoneo all'indenizzo o al risarcimento.
Per alcuni tipi di tumori la percentuale è più elevata:
10-20 % per i tumori polmonari, 25% per le neoplasie vescicali.
Eppure i dati sono sottostimati.
A rincorrere i media, più morti per infortuni che per neoplasie, ma non è così.
Sottostimati per INAIL, ma anche i dati dei Patronati, di tutti i Patronati, almeno a livello regionale, sono inferiori alle aspettative.
Eppure i Patronati (INCA in particolare per l'entità numerica degli assistiti e la capillarità nei territori) sono tra gli osservatori di punta dei lavoratori.
Difficoltà nel riconoscere le neoplasie, salvo le rare (mesotelioma pluerico – asbesto / angiosarcoma epatico – CMV), per:
concausa – genetica (vd. Amine aromatiche – neoplasia vescicale – lenti acetilatori), ereditaria, infiammatoria - virale
interazione di concause, ambientali extraprofessionali e professionali
storia lavorativa a ritroso di decenni con mancanza di dati
scarse conoscenze sull'azione tossica di sostanze (due terzi dei 30.000 prodotti chimici immessi in commercio non completamente indagati secondo l'agenzia europea per la salute e sicurezza sul lavoro)
Nel concreto, PROPOSTA di indagine sulla persona con sospetta esposizione a neoplasia professioanale:
1) Storia familiare
2) Infezioni ricorrenti da virus
3) Storia lavorativa nei dettagli, con ricorso a eventuali testimonianze, a schede di dimissione ospedaliera, come avviene nel progetto OCCAM, di cui magari se vi interessa vi parlo, ai dati contributivi INPS.
4) Esposizione alla sostanza (amianto, ma non basta dire dove ho lavorato so che c'era dell'amianto: in ambiente di dispersione delle fibre, perchè magari vecchio edificio, non ristrutturato? In questo caso, basta pioggia per disperdere fibre).
5) Il tipo di sostanza (vd. caso granuli CMV).
6) I mezzi di protezione, ambientale e personale.
7) La sorveglianza del medico della ditta.
8) latenza, distanza, tra esposizione a rischio e comparsa della patologia.
9) analoghe patologie, se note, tra i colleghi. O anche tra i familiari (vd. Fibre di amianto che si portano a casa negli indumenti)
Il nostro ruolo di medici legali dei Patronati rappresenta una tutela fondamentale del lavoratore.
Ma lo studio del caso, nei tumori è utile anche alla prevenzione primaria o secondaria.
La primaria comporta una prevenzione a livello eziologico e mira principalmente ad impedire l’ingresso e l’impianto delle cause patogene nell’organismo, con ciò evitando la comparsa di malattie ed infortuni.
Tale prevenzione opera sull’uomo sano o sull’ambiente, attraverso due tipi di interventi:
- il potenziamento di fattori utili alla salute (es.: attività fisica, profilassi immunitaria)
- l’allontanamento delle cause patogene (es.: droghe, abuso di alcool, risanamento delle acque)
Quando la causa morbosa si è già insediata nell’organismo si interviene con la secondaria, che implica una prevenzione a livello patogenetico.
Armi operative della prevenzione secondaria sono i programmi di screening, indagini che si basano su tests diagnostici offerti ad una popolazione di individui.
Si tratta di sistematiche ricerche che consentono di fermare o rallentare la progressione della malattia, grazie a diagnosi precoci fatte ad individui tempestivamente identificati attraverso un’accurata selezione.
Un programma di screening è condotto con mezzi clinici, strumentali e di laboratorio, e si propone di identificare una malattia in fase preclinica.
L'osservazione e lo studio del medico legale nella fase del danno già avvenuto, diventa strumento utile anche ad altri operatori, nell'ambito della statistica e, quindi, della prevenzione a tutela del lavoratore.
Il medico legale percorrerà le varie tappe di un percorso spesso tortuoso per stabilire se la neoplasia è stata causata da esposizione lavorativa e, in tal caso, accompagnerà il lavoratore (o i suoi familiari) nel percorso più idoneo all'indenizzo o al risarcimento.
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