La fotografia post.mortem è un fenomeno radicato dal dagherrotipo ad oggi, con la differenza che, mentre un tempo era evento mostrabile, oggi è un tabù.
In una sintesi incompleta, si può sostenere che la morte spezza l'equilibrio sociale e familiare. Apre infatti un contatto tabù tra aldiqua e aldilà.
Per ridare pace al morto, affinché diventi nume tutelare della famiglia e non persecutore, e allo stesso tempo nuova serenità ai vivi, durante l'elaborazione del lutto, ecco la foto post-mortem.
La foto ristabilisce l'equilibrio socio-familiare e inoltre rafforza la tradizione del gruppo ("noi ci siamo, questa è la nostra storia, con i nostri antenati"). Rassicura la società nel passaggio vita-morte e nella sopravvivenza serena dei superstiti.
Infine, ricordo che, soprattutto quando la fotografia era evento raro, e non la banale quotidianità odierna, la prima e unica immagine che si poteva lasciare ai parenti poteva essere proprio da defunti (questo valeva in particolare modo per neonati e bambini).
In una sintesi incompleta, si può sostenere che la morte spezza l'equilibrio sociale e familiare. Apre infatti un contatto tabù tra aldiqua e aldilà.
Per ridare pace al morto, affinché diventi nume tutelare della famiglia e non persecutore, e allo stesso tempo nuova serenità ai vivi, durante l'elaborazione del lutto, ecco la foto post-mortem.
La foto ristabilisce l'equilibrio socio-familiare e inoltre rafforza la tradizione del gruppo ("noi ci siamo, questa è la nostra storia, con i nostri antenati"). Rassicura la società nel passaggio vita-morte e nella sopravvivenza serena dei superstiti.
Infine, ricordo che, soprattutto quando la fotografia era evento raro, e non la banale quotidianità odierna, la prima e unica immagine che si poteva lasciare ai parenti poteva essere proprio da defunti (questo valeva in particolare modo per neonati e bambini).
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