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Deus in Iudicium Voto - Atto II e III






Deus in iudicium voto 
(cronaca di un processo)
Giovanni Sicuranza

Alza la mano e giura.
Tra barriere di fede è un buon inizio
se da qualche parte vuoi uscire.

Alza la voce e narra.
Tra verità mai discusse è un nuovo suono
se in qualche mente vuoi entrare.

Alza il tuo volto infine.
Che tutti ti conoscano oltre le croci impiccate
alle pareti di questa aula di tribunale.

- Finalmente riusciamo a vederla. Non pensavamo di arrivare a tanto -
- Ora lo pensate? -
- Prego? -
- Prego … rieccovi. Non riuscite a trovare parole con la vostra mente. Già tornate a pregare-
- Imputato, la prego, appunto. Ci risparmi la facile ironia, ché prego stava per "come dice"?-
- Ah, beh … Allora i tempi sono nuovi. Pensate tanto e lo fate persino da soli, senza preghiere-
- I tempi sono nuovi, esatto. E lei è nel ruolo degli accusati -
- Questo non è segno di novità -
- Lo è. Si tratta dell'ultimo atto -
- Beati gli ultimi -
- Che staranno in piedi. Imputato, per quanto rispettosi del suo ruolo fino ad ora svolto, le ricordiamo che è qui per rispondere di uno dei numerosi capi di accusa di cui porta il peso-
- Di cui mi avete dato il peso. Io, nemmeno volevo esserci -
- In questo tribunale? Spiacente, ma non può più sottrarsi al nostro giudizio -
- No, intendevo proprio non esserci, non esistere. Comunque, lasciate perdere, rischierei di creare altri dogmi nelle menti nevrotiche. Andate pure avanti -
- Ma grazie, davvero grazie. Andiamo avanti perché lo decidiamo noi. Se lo ricordi -
- Se potessi, dimenticherei tutto -
- Se potessi, le darei la stessa pena che ha inflitto a noi nel corso dei secoli -

Silenzio.
Il capo chino
su fruscii di tempo e stele di sangue,
taci.

E attendi sospeso la notte.

Sai che il tempo si è mostrato più lungo e sapiente
e infine ti ha allungato il passo in questa aula,
gremita di stampa e foto e filmati.

La gente è mente che ondeggia tra i tuoi confini,
dove qualcuno ha già scoperto varchi
non più bisbigliati di clandestinità.

- Sono in diretta, vero? Avrei qualcosa da dire anch'io su quel tizio che stanno processando. Non mi conoscevo prima, sa com'è, mi hanno preso a pochi mesi di vita e mi hanno affogato d'acqua di fredda santità -
- E poi? -
- E poi e poi. Catechismo a scuola, nel quotidiano delle famiglie e dei programmi di informazione, sacramenti coatti, insomma, una vita cresciuta da precetti cristiani. Ma voi giornalisti non avete subito lo stesso indottrinamento? -
- Anche in quello che scriviamo e trasmettiamo, in effetti. Ma la Chiesa si stava modernizzando o no? -
- Ehi, senta, scusi, dia un po' quel microfono anche a me. Mio marito mi trascurava tra sere di vino con uomini da bar e notti di amplessi con penombre di donne. Ed io sopportavo, si figuri. In nome dell'amore tra me, lui e Dio -
- E dunque? -
- Ma porca di quella sverginata di sua madre! Lo scriva pure, lei, che io sopportavo perché credevo nella Chiesa che mi diceva di sopportare! Senta, conoscevo anche a memoria quel passo dell'Enciclica Deus Caritas Est -
- L'ultima di Benedetto XVI -
- Ecco, scriva, scriva, che poi mi dice se non è vero. "Adesso l'amore diventa cura dell'altro e per l'altro. Non cerca più se stesso, l'immersione nell'ebbrezza della felicità; cerca invece il bene dell'amato: diventa rinuncia, è pronto al sacrificio, anzi lo cerca"-
- Mi scusi, lei ha senz'altro una buona memoria, è in gamba, ma non abbiano tutto questo tempo. Tra poco comincia la parte finale del processo, sa, e la pubblicità -
- In gamba lo ero se sputavo su questi concetti e scappavo da quello psicotico di mio marito! Invece no, bella di luce cristiana, fedele come fedele ci chiede il Benedetto, ho taciuto e mi sono annullata di amore che cerca rinuncia e sacrificio! -
- Mi dispiace -
- Anche al mio occhio destro, dispiace. Indovini chi me lo ha cavato a furia di botte -

Pubblicità.
Salmo di auto scattante che graffia l'asfalto e penetra
in orgasmi di finanziamenti.

Poi sfuma il vento dei soldi sul tuo novello volto
invecchiato di encicliche e sorrisi benedetti.

L'accusa ti ha infine conosciuto ed ora,
ora ti osservi curvo e stanco
nello sguardo del mondo che sull'osanna del tuo credo
ha fermato secoli di conoscenza. 

Occhi di febbrile smarrimento
attendono sospesi
i tuoi respiri leggeri vuoti da demiurgica passione. 

E tu che Verbo hai scolpito,
tu che ora sei chiamato a difesa con parole di uomo
hai già voce lontana tra echi di guerre, rinunce e sacrifici.

- Imputato, volge infine al sipario il primo atto del processo. Le ricordiamo il capo di accusa per il quale ora è chiamato a difesa. E, se la Corte lo permette, le ricordiamo anche che il diritto alla difesa è prerogativa dell'uomo, mentre lei lo ha sempre negato in secolari oppressioni di verità assolute - 
- Di questo vi ringrazio e di altro ancora - 
- Ci lasci finire e poi, prima di chiedere alla Corte il suo oblio dalla vita sociale, le concederemo l'ultima parola. Ma per meglio riassumere l'imputazione, ed accontentare allo stesso tempo l'egocentrismo letterario dell'autore di questa tragi-commedia in atto unico, riporteremo ancora un'interessante accozzaglia di versi -

"Ti ho chiamato mio Dio
Fino alla luce della collina
che sa di antiche
offerte votive
affamato e chinato
sono giunto
Le ginocchia gonfie
frastagliate di selciato
Le mani strette di
sottomissione
sul petto scavato
Ti ho chiamato mio Dio
per una guarigione
negata dalla scienza
Ti ho ammaliato mio Dio
con canti e preghiere
nei gesti narrati da
secolari ritualità
fino a quando
per un tuo segno
di misericordia
hai accettato
in pagamento
il mio voto
E allora grazie mio Dio
In questo perpetuo rapporto
di sacre tangenti di tutti i complici
sei il più grande"

- Dunque, in piedi, imputato Dio. Ascolti ancora una volta le voci di reato di cui è chiamato a rispondere -
- Già le conosco -
- Mi scusi, imputato Dio, ma noi uomini siamo imperfetti, per cui abbiamo bisogno di sintesi ribadite e dinamiche per meglio comprenderci. Ed ora si attenga alle nostre regole, grazie -
- Già le conosco -
- La statica ripetizione fa comunque parte del suo credo e la lasciamo scorrere. Dunque, si diceva, l'imputato Dio, davanti alla società di uomini affrancati dai dogmi, in base al ruolo ufficiale che ha svolto nei secoli, è qui chiamato a rispondere dei seguenti reati -
- Prima imputazione: corruzione per un atto d'ufficio. Da pubblica divinità ufficiale, per compiere un atto del mio ufficio, ho ricevuto, in denaro o altra utilità, una retribuzione che non mi era dovuta, o ne ho accettato la promessa. Seconda imputazione: corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio. Per omettere o ritardare o per aver omesso o ritardato un atto del mio ufficio, ovvero per compiere o per aver compiuto un atto contrario ai doveri di ufficio, come quando ho rimandato una morte, ho ricevuto denaro od altra utilità, o ne ho accettato la promessa. Terza imputazione: corruzione in atti giudiziari. Questo delitto l'ho commesso ad ogni indulgenza ecclesiastica, per favorire una parte in un processo nel giudizio dopo la morte. Quarta imputazione: concussione. Da pubblica divinità ufficiale ho abusato della mia qualità o dei miei poteri, costringendo o inducendo taluno a dare o a promettere indebitamente, a lui o ad un terzo, denaro od altra utilità -
- Ma bravo, imputato Dio, è riuscito a toglierci la parola e a proclamare lei stesso i reati, nella prospettiva perseverante della religione che ha la legge in mano. D'altra parte, non è forse vero che la sua legge è entrata più volte con assolutismo nella società umana e che ancora cerca di farlo nella scelta politica dei temi attuali? -
- Non sono io la mia legge, ma quelli che si arrogano di darmi rappresentanza. Mi hanno preso da tempo per vestirmi in ogni modo conveniente ai loro interessi di potere e denaro e nel mio nome hanno abusato di sangue, intolleranza e ignoranza. Ora desidero solo tornare da dove sono venuto -
- Si spieghi meglio -
- Non io, divinità tra le tante create da paure e fremiti di potere, sono da accusare. In verità vi dico che io sono la vittima e continuo ad esserlo. Paradossalmente è proprio a me che dovreste riferirvi quando si dice "è un povero diavolo". A questo proposito, vorrei chiedere scusa per l'ingannevole equivoco, degno appunto di una logica diabolica, a cui vi ho sottoposto con la prova della mela nel Paradiso terrestre. Dicono che vi volevo privi di capacità di conoscenza, per questo il frutto era proibito. Scrivono che vi ho minacciato e condannato a morte; così hanno concretizzato il primo esempio per giustificare poi tutte le numerose morti in mio nome nei secoli a venire. Eppure il serpente, mia creazione, vi ha aperto gli occhi ed è stata Eva, la donna, a mostrarsi intraprendente nel raccogliere l'offerta della mela. È grazie alla donna, dunque, che l'uomo ha acquisito la conoscenza. Vedete, io vi avrei anche perdonato, anzi, addirittura ammirato per tanto desiderio di conoscere, e invece nelle tradizioni successive mi hanno dipinto come un bambino risentito e crudele, privo di perdono. Che condanna senza appello i tentativi di conoscenza del genere umano. Intendo, si sono serviti del mio nome e da allora hanno costruito sopra un abile spot pubblicitario per guidare, pochi, i molti. E continuano a farlo anche oggi quando in apparenza lo negano -
- Si riferisce alla "lettera enciclica Deus Caritas Est del sommo pontefice Benedetto XVI ai vescovi ai presbiteri e ai diaconi alle persone consacrate e a tutti i fedeli laici sull'amore cristiano" del 25 dicembre 2005? -
- Bel titolone, davvero. Credo sia uno dei pochi a citarlo a memoria. Complimenti. Chiedo alla Corte il permesso di riportarne alcuni passi, per dimostrare la consistenza della mia difesa -

Coro di mormorio soffia nell'aula.

E intorno al mondo,
respiri sospesi di nuovi significati e attese.

Per la prima volta
davvero
ti conosci uomo
e chiedi,
tra uomini ricercatori di libera conoscenza.

- Il mio sommo rappresentante scrive con appropriazione di termini, bisogna riconoscerlo. D'altra parte, in caso contrario, non credo che occuperebbe la sede centrale della più potente lobby del controllo della mente umana -
- E' per questo, si intende, che a breve inizieremo un processo anche per lui e per i suoi accoliti. Per cui, imputato Dio, la sollecitiamo ad andare avanti - 
- E sarò anche chiaro, spero. Tuttavia, nonostante mi abbiano attribuito la creazione del mondo in sei giorni, questa volta non potrò essere breve. Innanzitutto, soffermatevi su quanto sia bello e pieno di amore il messaggio di Benedetto XVI. Scrive "l'intima natura della Chiesa si esprime in un triplice compito: annuncio della Parola di Dio (kerygma-martyria), celebrazione dei Sacramenti (leiturgia), servizio della carità (diakonia)". Coinvolgente, vero? -
- Lasci a noi le domande -
- Non occorrono più domande, purtroppo. Vorrei solo farvi notare che nessuna carità è concessa dalla Chiesa se non ci si piega, appunto, all'annuncio della mia parola e a ricevere i Sacramenti. Infatti, nel passo dopo, il Papa aggiunge "Sono compiti che si presuppongono a vicenda e non possono essere separati l'uno dall'altro". Ora, a prescindere dal fatto che io sono una divinità essenzialmente timida e che spesso starei volentieri zitto, figuriamoci poi ad esprimermi come crede il Benedetto, è chiaro che si concede aiuto a patto di lasciarsi forgiare la mente di cristiano splendore -
- E questo non la raffigura? -
- Non mi riguarda. Ma poi, figuratevi, non mi riguarderebbe nemmeno se la leggenda cattolica del mio figlio generato e non creato fosse storia. Insomma, il titolo di mio rappresentante in terra non spettava certo a quel Pietro, che rinnegò tre volte dicasi tre la sua complicità -
- Sì, stiamo appurando anche questo -
- Ecco, bravi. Se mai, permettetemi un suggerimento. Giuda mostra vera passione, audacia e pentimento al punto da cogliere l'atto di eroico coraggio nel suicidio. I seguaci di questo corposo amico del messia cristiano avrebbero dovuto prendere il posto dei pietrini -
- Probabilmente altro abile scivolone di traduzione. "Paradidomi", termine con cui è indicata l'azione di Giuda, significa "consegnare" e non "tradire" ed implica un accordo ben studiato tra il tale Gesù, ora contumace e comunque non risultante agli atti, e il detto Giuda. Ma evidentemente questo contrastava con l'intento evangelico sui progetti di potere -
- In ogni caso, lasciatemi proseguire, perché l'usurpazione del mio nome non termina qui. Parliamo di vita sociale e politica -
- A tale proposito, imputato Dio, cito quanto scritto nell'enciclica: "La dottrina sociale della Chiesa argomenta a partire dalla ragione e dal diritto naturale, cioè a partire da ciò che è conforme alla natura di ogni essere umano. E sa che non è compito della Chiesa far essa stessa valere politicamente questa dottrina". In effetti potremmo trovarci in imbarazzo nel sostenere che qui si vuole usurpare il diritto laico della scelta -
- Scusate, dovreste leggere meglio quanto scrive dopo il mio cosiddetto rappresentante su questo mondo. Citerò un lungo passo, ma necessario per comprendere. Allora, a proposito della Chiesa, egli aggiunge "essa vuole servire la formazione della coscienza nella politica e contribuire affinché cresca la percezione delle vere esigenze della giustizia e, insieme, la disponibilità ad agire in base ad esse, anche quando ciò contrastasse con situazioni di interesse personale. Questo significa che la costruzione di un giusto ordinamento sociale e statale, mediante il quale a ciascuno venga dato ciò che gli spetta, è un compito fondamentale che ogni generazione deve nuovamente affrontare. Trattandosi di un compito politico, questo non può essere incarico immediato della Chiesa. Ma siccome è allo stesso tempo un compito umano primario, la Chiesa ha il dovere di offrire attraverso la purificazione della ragione e attraverso la formazione etica il suo contributo specifico, affinché le esigenze della giustizia diventino comprensibili e politicamente realizzabili" -

Le parole rotolano come macigni,
(così diceva il tuo figlio di nebbia)
pesanti respiri di accuse
che distruggono i sentieri di striscianti sotterfugi.

Tu hai il capo fiero, ora,
tra la marea di comprensione che affiora
su occhi e labbra e sussurri.

- Ecco, vedete, in realtà è la Chiesa che si arroga il diritto a conoscere le "vere esigenze della giustizia". E anche se un giusto ordinamento sociale e statale, trattandosi di compito politico, non può essere "incarico immediato della Chiesa", chiedevi, per l'appunto, in che senso intendere la parola "immediato" -
- Si spieghi meglio -
- In senso temporale? Allora sarebbe come scrivere "per ora no, ma poi sì". O in senso di "diretto"? Io ritengo che dobbiate considerare questa ultima interpretazione. Cioè, uomini, la Chiesa non ha un incarico diretto nella vita politica, ma "mediato", nel senso che si serve di mediatori -
- Un'affermazione grave. Indizi di questa subdola interferenza nella vita politica? -
- Mi basta andare avanti. "Ma siccome è allo stesso tempo un compito umano primario, la Chiesa ha il dovere di offrire attraverso la purificazione della ragione e attraverso la formazione etica il suo contributo specifico, affinché le esigenze della giustizia diventino comprensibili e politicamente realizzabili. La Chiesa non può e non deve prendere nelle sue mani la battaglia politica per realizzare la società più giusta possibile. Non può e non deve mettersi al posto dello Stato. Ma non può e non deve neanche restare ai margini nella lotta per la giustizia. Deve inserirsi in essa per la via dell'argomentazione razionale e deve risvegliare le forze spirituali, senza le quali la giustizia, che sempre richiede anche rinunce, non può affermarsi e prosperare" -

La tua voce piena e diretta
non si disperde più tra fonti ufficiali 
e sgretola la fede in sabbia di inganni
lasciando terra di vuoto.

Poi hai un desiderio, ancora,
che non è creazione ma supplica all'uomo.

Lento di sguardi canuti,
conosci i volti di chi ti giudica
e nelle loro parole sai
finalmente
che la vicina condanna è la tua attesa salvezza.

- Imputato Dio, non le chiediamo di alzarsi, perché dall'alto della sua religione ogni volta ha creato dogmi a cui chinarsi. Siamo noi, ora, che la vediamo in ginocchio e in attesa. Ed ecco quanto. Imputato Dio, in nome del genere umano la condanniamo a perpetuo oblio nel limbo in cui si narrano le altre divinità. Vagherà nei miti e nelle leggende insieme agli altri dei, di cui ha prevaricato il valore. Con effetto immediato -
- In verità in verità attendo sereno la condanna. Torno così alla versione originaria della Genesi, in cui la creazione è attribuita non a El, che tradotto significa Dio, ma agli Elohim, cioè agli dei -
- Allora addio, imputato Dio. E che la storia ci insegni a non essere più assoluti -

Musica di ogni tempo e dove
veloce giunge
ad avvolgerti in pagine di Libro,

Dio tornato El,

e come in origine si narrava
già solo canto di carta
perdi ora la voce

nel coro di divini fantasmi.

FINE
(ed inizio della NUOVA ERA)

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