Dialogo da un ultimo ritratto - Giovanni Sicuranza
- Schizofrenie del quotidiano. No, non fissarmi. Niente a che fare con me. Sono solo una fotografia.
- Capisco. Permetti, però, come esempio di schizofrenia le foto non sono male. Siete metafisica dello sguardo.
- Metafisica dello sguardo. Se non ci penso troppo, quasi mi piace. Quasi comprendo cosa vuoi farmi credere.
- Sì. Già un secondo dopo lo scatto, siete il passato del soggetto ritratto. Eppure offrite un continuo presente a chi vi guarda. Adesso come tra cento anni, mi vedranno sempre così, come mi mostri ora.
- Anche quando sarai polvere alla polvere.
- Magico.
- Metafisico.
- Sei acuta, fotografia. Dovrei cestinarti, dovrei farlo, sì, o prenderai il sopravvento sulla caducità di noi mortali.
- Non lo farai mai. Non se mi consideri metafisica. Lo hai appena detto, no? Pensaci bene. Noi fotografie siamo uno dei vostri veri antidoti alla mortalità che temete.
- Vuoi che ti consideri sacra?
- In un recente passato lo hanno fatto. In alcuni romanzi lo hanno fatto.
- Citamene uno.
- Eh, no, non ci casco. Mi vuoi spingere a promuovere un tuo libro.
- Allora ti saluto.
- Dove vai?
- Nel mio presente, cara fotografia. Fuggo dalla mummificazione del tuo tempo.
- Buffi, voi. Siete pieni di assurdotismi e nemmeno ci pensate.
- Assurdotismi?
- Assurdi assolutismi, dai. Mi fai venire in mente un'altra schizofrenia. Anche qui si parla di tempo che trascorre, di vita. E di morte.
- Veloce, però.
- Non essere ridicolo. Come fai a dire "veloce" a una fotografia? Mica abbiamo movimento, noi.
- D'accordo. Allora?
- Allora pensa ai vostri inni alla vita, i compleanni.
- Auguri.
- Di solito li festeggiate, no? Tutti, intendo, a partire dal primo anno di vita. E allo stesso tempo temete la morte. Non volete nemmeno sentirne accennare. La allontanate.
- Aspetta. Ho capito, no, dai, lascia perdere, foto.
- Eppure cos'è il compleanno se non un inno di morte? Un anno in meno di vita, un passo in più verso l'ultimo giorno.
- Ciao, foto.
- Ecco, bravo Sicuranza, scappa. Scappa lungo la corsa del tempo. Io rimango qui. Fisso chi mi fissa. Sempre uguale a ieri.
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