Li trovo profondi, i suoi occhi.
Così profondi che a volte, quando mi avvicino, mi devo appoggiare alla balaustra per vincere le vertigini.
Lei mi osserva, silenziosa, perché ogni cosa da dire è già presente nel libro immenso di suoi occhi neri. Credetemi, ogni volta dentro loro c’è una frase per me. Ogni volta il suo sguardo ha una promessa che mi avvolge il corpo e mi fa sussultare di piacere.
Gli altri dicono che è solo una femmina stupida, ma questo non conta. Sono miei compagni di vita, è vero, però non hanno mai brillato in fatto di femmine. Prendete Osvaldo, quello con le mani rattrappite da anni di gelo in mezzo alle montagne, che a stento regge ancora una bottiglia di vino. Scommetto che anche la sua testa è un blocco di ghiaccio, una calotta polare sotto la neve dei capelli bianchi. Lui dice che la mia femmina è buona solo a figliare e a nutrire. Non sa che non l’ho ucciso solo perché lei non vuole.
Forse non ha gustato la carne di Aldo, il mio vicino. Aveva alzato le mani sulla mia femmina, giuro, ci aveva provato. Ma lei era stata più veloce, si era messa ad urlare e la mia ascia ha chiuso velocemente l’incidente.
Ora siamo soli. Io, lei. I suoi occhi profondi.
Il suo corpo ondeggia elegante verso me, che sono un fuscello appeso alla balaustra.
Cado nel vortice del desiderio e non ho più fiato. Lei lo sa, c’è scritto nei suoi occhi, e quando mi ha superato torna indietro, più vicina.
Sento il calore del suo corpo di femmina, leggo le sue complici promesse. Mi tolgo i pantaloni, anche se quasi non me ne accorgo, come se a farlo fosse un altro io lontano. Lei si ferma proprio davanti. So che apprezza. Annusa il mio odore, soffia alito caldo sul pene.
Chiudo gli occhi, piego indietro la testa, la balaustra che ora sussulta con me.
Sento un lungo risveglio tra le gambe, guidato dai rapidi colpi di lingua di lei.
Poi il suo muso scivola lungo la mia erezione. So cosa desidera davvero, l’ho letto nell’ultima frase dei suoi occhi.
- È solo una scrofa! – ironizzano sempre i miei amici.
E non sapete che scrofa, rispondo io ogni volta. Ma alla fine nemmeno io lo sapevo davvero, perso negli occhi profondi di lei. Non intuivo che la sua femminilità fosse così piena e decisa da offrirmi questa emozione.
Ora so anche perché non mi ha chiesto altra carne dopo quella del vicino. Aspettava me.
E la mia eccitazione cresce e cresce, mentre allargo le gambe. E aspetto il morso.
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