A Itala piace rimboccare, le sue mani sono pialle appesantite dagli anni che abbattono e stendono le pieghe dei tessuti.
E più il panno è sgualcito, più Itala sente un fremito di orgoglio.
Non solo perché è consapevole che darà nuovo lustro al tessuto. Sa che la elogeranno. Diranno quanto è unica e, nei loro occhi, per un istante, Itala leggerà devozione.
Così aspetta.
Attende che arrivi altro tessuto, perché avvolgendolo, bello, liscio, sul mogano, avrà il consenso che mai nessuno le ha veramente dato, se non nel lavoro dei campi. E’ l’altro lavoro di Itala: nei campi affollati, in cui gli occhi di tutti, uniti da raro sentire comune, sono per lei.
Ora la stagione dei campi si è chiusa.
E Itala aspetta.
Il tessuto arriverà.
Arriva spesso in questi anni, non ha crisi.
Bianco, rosso e verde. Sempre lo stesso.
E lei sarà abile, sarà veloce. Lo stenderà accuratamente sulla barra del militare.
Intanto, in attesa del prossimo caduto all’estero, passa il tempo guardandosi le mani.
Sorride, Itala, perché le vede con gli occhi della gente, belle, ben curate, piene di promesse.
E allo stesso ne conosce la forza. Macigni che piegano e livellano.
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