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Visualizzazione dei post da ottobre, 2011

Halloween - una festa europea

Articolo di Giovanni Sicuranza Medico legale. Scrittore.  Ancora vivente. Halloween. C'è chi storce il naso, la bocca, forse anche parti più basse (mi riferisco agli uomini, in particolare, senza escludere la possibilità di torsioni ovariche). "Che roba è? Con questa mania di importare tutto", è l'osservazione più comune, "Basta che sia americano", si conclude, magari davanti a un hamburger, sorseggiando Coca-cola, indossando Levis Strauss. Leggendo questo pseudo-articolo con sistema windows o mac. Insomma, abbiamo la nostra cattolica devozione ai morti, perché entrare in una festa che non é mai stata nostra? Lasciamo pure "Dolcetto o scherzetto" ai film horror americani e andiamo in chiesa a pregare per i nostri defunti, andiamo al nostro mesto cimitero a rendere loro omaggio. In effetti, Halloween ha un forte elemento dissonante con il nostro senso moderno della morte: é allegro, quantomeno ironico, canzonatorio. E, in ogni caso, ha perso il su

Nightmare Before Christmas - This is Halloween!

Da Wikipedia: «È stato molto tempo fa, più di quanto ora sembra, in un posto che, forse, nei sogni si rimembra, la storia che voi udire potrete si svolse nel mondo delle feste più liete. Vi sarete chiesti, magari, dove nascono le feste. Se così non è, direi... che cominciare dovreste!» (Voce narrante all'inizio del film) Nightmare Before Christmas (Tim Burton's The Nightmare Before Christmas) è un film d'animazione del 1993 diretto da Henry Selick, ideato e prodotto da Tim Burton, che si è ispirato per la storia ad una sua poesia, scritta e disegnata quando lavorava per la Disney. Burton (che tra il '90 e il '93 doveva occuparsi delle pellicole di Edward mani di forbice e Batman - Il ritorno) ne ha affidato la regia all'amico e socio Henry Selick. Il film è realizzato con la tecnica stop-motion con pupazzi, una tecnica che è stata una passione di Burton sin dagli inizi della sua carriera. All’inizio della storia ci troviamo nella città di Hallowee

Verso i monti

Verso i monti Giovanni Sicuranza Mattina grondante umidità. Cade dai davanzali, dalle foglie, dai pori. Diventa folla che avvolge e può spingere alla follia. L'uomo apre la porta e scruta il cielo. Un gesto abitudinario, installatosi nel genoma dopo sette anni trascorsi a caccia. Caccia grossa. Enorme. Caccia di donne. Ha smesso di rapirle, ha smesso di sezionarle, ha smesso di amarle pezzo dopo pezzo, solo da quando ha trovato i due ragazzi. Erano rimasti nascosti sotto il letto durante il suo ultimo amplesso di morte con una donna e non avevano fiatato, oppure sì, solo che lui era così pieno di affetto per i pezzi di lei, da non essersi accorto di nulla, fino a quando non si era sentito completamente soddisfatto. L'attimo dopo si era accorto del piede che spuntava da sotto il letto e per un attimo aveva creduto si trattasse ancora di lei, sparsa nella stanza da letto. Ma subito dopo aveva realizzato che i piedi della donna erano nelle tasche del soprabito. Parte succulenta

Cosmogonia - video

L'uomo immobile

L'uomomo immobile Giovanni Sicuranza Per Mario e Luca quella di oggi è una giornata senza. Senza scuola, senza compiti, senza pioggia. E senza indugi la stanno assaporando nell’appuntamento con gli amici al bowling, dove tra una palla e l’altra, Luca ha trovato il tempo di rompere quelle di Mario con la fissa di scommettere sull’uomo immobile. Mario, figlio di un operaio metalmeccanico e di una casalinga; Luca, figlio di affermati professionisti. - E’ da un po’ che non ci andiamo, dai – torna alla carica quest’ultimo mentre sono seduti a sorseggiare due mega coca-cola ghiacciate e frizzanti e dinamiche. Mario è perplesso, lo ha già detto al suo amico, ha tentato anche di cambiare argomento, più attratto dalla prospettiva di rimorchiare Sonia, ma il colpo di grazia lo ha avuto proprio quando la ragazza dei suoi sogni erotico-sentimentali, delle sue solitarie esplorazioni sessuali nel buio della stanza da letto, ha cinguettato alla compagnia: - Andiamo a vedere l’uomo im

Il museo delle cere

Il museo delle cere racconto di Giovanni Sicuranza Le persone si muovono in correnti imprevedibili e cieche. Ilona ha occhi spalancati e mani ben salde per evitare le loro ondate. Anche se sa che non basta. - Ops, mi scusi – un’ombra veloce, un uomo forse, la urta con una gamba. E l’attimo dopo è già figura confusa tra le altre. Lei barcolla, stringe le labbra e tenta di proseguire. Anche se sa che non basta. Ed ecco i ragazzini. Prima o poi doveva incontrarli, uno a fianco all’altro, così saldi, così invalicabili. Arrivano su di lei, veloci, in un’ondata travolgente. Ilona si blocca, trattiene il respiro e chiude gli occhi. Anche se sa che non basta. - Ehi. - Cazzo ci fa … - E spostati, no? Voci affilate come lame che le sfiorano la testa e proseguono oltre, trasformandosi in risate. Le mani di Ilona si serrano sui braccioli, gli occhi si aprono su un velo di lacrime. Dovresti esserci abituata, scema , si rimprovera. Ma la frustrazione è tanta, adesso, tutta in gola, in un