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Gocce di tastiera


Gocce sulla tastiera - Giovanni Sicuranza

- Tu la conoscevi, vero?
- Uh, sei riuscita a connetterti a Facebook?
tic tic tic, lei digita la password, dita sulla tastiera cadono rapide, come gocce di pioggia sul vetro, tic tic tic
- Ok, ci sono. 
- Mitica, guarda che hai un video da sballo in bacheca. 
- Di chi è?
Pausa.
- Non lo so. 
Duetto di sorrisi. 
- Non mi hai detto se la conoscevi. 
- Ti piace la musica? Mah, questo video ha un casino di condivisioni, però 
La frase si dissolve, senza riuscire a staccarsi del tutto da lui, senza riuscire a raggiungere lei. 
- Non mi piacciono i funerali - prosegue lui, con lo stesso tono, come a completare la riflessione di prima.
- E lei, la conoscevi o no?
- No, cioè, l'avrò vista una volta o due al meeting. Ma 
Pausa
tic tic tic, saltano le dita sulla tastiera, tic tic e tac, insistono furiose sulle lettere
- Ecco, che figata questa frase. 
- "Cogli l'attimo", sì, dai, suona bene. E' tua?
- Non lo so, mica ricordo tutto quello che penso, però adesso è nella mia bacheca. 
- E perché mi hai portata al suo funerale?
- Ah. 
- Insomma, se nemmeno la conoscevi. 
Lei guarda lo schermo del PC, che riflette il viso di lui, che guarda la tastiera e cerca di dare un senso a tutte le lettere. 
- Sei matta? Mica vado ai funerali di chi conosco bene, soffrirei troppo. 
Pausa. Silenzio. 
Troppo silenzio. 
tic tic tic, corre lei, la punta della lingua affacciata tra le labbra, tic tic. Tic.  
- Che fai?
tic tic tic
- Ecco, te l'ho scritto. 
- Cosa?
- Leggi. 
- Ah. 
- E' proprio così, almeno credo. Ci vantiamo di essere particolari, ognuno di noi lo crede di se stesso, ma, beh, secondo me siamo inganni spaventati. Credo che tu, io, e tutti questi qui, tutti noi, insomma, credo che siamo simili, sai? Credo che abbiamo bisogno di essere accettati dalla società, di farne parte, che siamo meno individui di quanto ci diciamo. 
- See, brava piattola. 
Lei non sorride più, lui si morde un labbro. 
- Per questo ci fa paura la morte, pensaci. E' il momento che ci rende davvero individui, singoli, al di fuori della società troppo impegnata a costruire la vita. Moriamo e mica lo facciamo tutti, no, quello che ci spaventa è che moriamo uno ad uno. Uno. Ad. Uno. Soli.
Pausa. 
- Lo sapevo, non dovevo portarti al funerale, sei una tipa depressiva, tu, fidati, anzi, sei anche scema, dai; c'era bisogno di scriverle in bacheca, queste cagate?
- Non puoi - sospiro, la prova flaccida di un respiro - non puoi lasciarti dentro un pensiero così. A comprenderlo in fondo, ti devasta.
Silenzio. Nemmeno un tic sulla tastiera. 
Nemmeno una goccia di pioggia sul vetro chiuso della finestra.

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