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"Ritorno a Città di Solitudine" - prima recensione

Proviene dall'Ufficio Stampa di Youcanprint-Borè s.r.l.

Lo riporto perchè significativo dell'attenzione con cui i responsabili mi hanno letto in oltre un anno. 
Tratti particolari dell'opera, che potevano essere colti solo da chi conosce davvero il mio percorso di scrittore, e i miei personaggi, oltre l'intento promozionale. 

Grazie.  


Giovanni Sicuranza
“Ritorno a Città di Solitudine”

Giovanni Sicuranza continua la sua carriera letteraria e lo fa non solo con decoro, ma addirittura arrivando a sviluppare una sua personalissima identità scritturale che lo porterà ad essere riconosciuto e riconoscibile nel variegato mondo delle lettere italiane. Abbiamo avuto modo di scoprire, frequentando letterariamente l’autore, come ci sia stata una vera e propria evoluzione nel suo stile, la scrittura prodotta da Sicuranza ad oggi esce fuori dagli schemi formali derivanti dall’essersi ispirato magari a questa o quella determinata scuola, anche perché nella migliore delle ipotesi si lavorerebbe su di una “clonazione campionata” di stili o generi.

È un sentire profondo che nasce dall’aver macinato e sedimentato centinaia e centinaia di libri. Ma a dirla tutta e senza peli sulla lingua, ci vuole ben altro che una semplice fame divoratrice di opere letterarie e saggistiche per diventare un bravo scrittore. Ci vuole ben altro oltre la semplice sedimentazione … Ci vuole quel guizzo, quell’accento, quella scintilla divina o inferica che sia, in grado di fornire allo scrivente la capacità di saper vedere le parole nel loro esatto collocarsi all’interno del periodo, nel loro disegnare il senso, nel loro creare storie. Insomma Sicuranza ha vissuto per molto tempo le parole altrui prima di scovare la sua strada, e a onor del vero a nostro modesto avviso l’ha trovata. E l’ha trovata anche editorialmente visto che ritorna a pubblicare, anche con quest’opera, con Youcanprint.

Giovanni Sicuranza classe 1967, lo troviamo in giro tra la storia delle pubblicazioni italiane anche in contesti pregevoli come l’antologia noir “La legge dei figli”, con prefazione di Giancarlo De Cataldo, edita da Meridiano Zero Editore o nell'antologia "365 racconti erotici per un anno” edita da Delos Books Editore. "Storie da Città di Solitudine e dal Km 76" con Youcanprint Editore, l’ha portato a riscuotere un discreto interesse di pubblico e di critica tanto che già con questa pubblicazione la costruzione identitaria prende lentamente piede, ovvero pare che l’autore si trovi nella condizione di dover scegliere se perseguire la strada del noir, del gotico o del giallo tout court. Ma di una cosa si può essere certi, e cioè che Giovanni Sicuranza ha con la morte un rapporto non solo di carattere “professionale” (visto che fa il medico legale per vivere) ma una vera e propria liaison dangereux! Un legame singolare che trova le sue radici nella Poesia o meglio nel poiein tragico che la Morte come entità, come Soggetto attivante o disattivante vita, condivide con noi comuni mortali. E sinceramente riteniamo che la Morte non sia più il tabù da condividere socialmente pur di esorcizzare, ma un valore da tutelare in una società dello spettacolo cosificante come la nostra.

Ad ogni modo il percorso di Sicuranza anche in questo nuovo percorso editoriale passa attraverso il racconto breve, forse uno strumento narrativo “demodè”, ma a nostro avviso efficace per misurare i salti in avanti nella scrittura. Un indicatore di senso impeccabile al fine di condensare la completezza introspettiva dei personaggi, la suspence, la forza della creatività in poche pagine, in pochi fulminei tratti di penna. E dunque può divenire facilmente oggetto di “consumo” in autobus, in treno, in tram, tra i tanti aspetti pratico-estetici che si confanno ai lettori appassionati di racconti.

Il primo libro con Youcanprint racconta del Paese di Fine Viaggio e del suo secolare Cimitero di Solitudine. Parla di un uomo, ormai giunto alla fine dei suoi giorni e dei suoi sogni o incubi, che è il custode di questo cimtero. Lui e la solitudine sono una cosa sola, come una cosa sola è diventato con il Tempo, che gli concede un ultimo regalo: quello di far conoscere le storie di Rosa Fragranza, la fornaia del paese, bellezza sublime capace di instillare nella farina la passione; della libraia che si innamora di Libero, il trapezista del circo e di Osvaldo Colonna, l’edicolante che sognava uan vita coniugale felice con Rosa.

Con “Storie da Città di Solitudine e dal Km 76”, una piccola ma preziosa raccolta di racconti, Sicuranza è affascinato dal surreale, dalla magia, dall’insolito il tutto condito da forti cariche di malinconia e melancolia, stupore e incredulità. La voce narrante è il custode del cimitero di Fine Viaggio, questa località che di ameno non ha nulla ma di gotico parecchio, perennemente avvolta dalla nebbia. Principium individuationis di tutto il lavoro è la narrazione della Morte in tutti i suoi passaggi : algor mortis, rigor mortis e livor mortis. In “Ritorno a Città di Solitudine la situazione cambia, ovvero l’autore modifica il punto di vista sulla Morte … e lo fa nel senso letterale del termine. Se nel precedente lavoro la Morte è osservata nel suo incedere per diversi stadi “evolutivi”, in questa sua ultima opera Sicuranza rende la Morte “iconica”. In un passaggio all’interno di uno dei racconti uno dei personaggi dice: (…) Vede, la fotografia assorbirà anche la sua anima. Perché prende energia dalla morte, la imprigiona dentro l’immagine – una pausa, il volto che si avvicina allo specchio – E si prende anche un po’ di vita di chi scatta.”. Dunque iconica certo, ma anche “animica” ovvero in grado di assorbire se ritratta qualsivoglia slancio vitale. La texture delle vicende è realizzata in modo tale da avere un sottile filo rosso che collega una storia ad un’altra. Questa volta l’ombra malevola e macilenta che aleggia su ogni vicenda narrata non è nessun guardiano, ma tal Federico Luigi Lombroso studioso par exellance degli incubi di Fine Viaggio.

Un paese che sin dal 1864 ha stretto un patto di gemellaggio con la Morte (siamo in piena “battaglia” per l’unità d’Italia e tutto parte dall’uccisione “presunta” dei due briganti Rocco e Bendano), forse l’unica risorsa di una terra dove la Signora con la Falce, diventa ristoro per le anime in pena in questo mondo. Giovanni Sicuranza ha fatto la sua scelta, una scelta di campo che lo porta ad ibridare il gotico e il noir, e dichiara apertamente le sue linee programmatiche nello splendido racconto “Fuori Programma” dove di “carne da macello” ce n’è in abbondanza. Gli arnesi che Sicuranza utilizza per i suoi incubi appartengono alla nostra quotidianità, alle tante situazioni che giorno dopo giorno possiamo vivere o semplicemente leggere attraverso le pagine di cronaca dei giornali. Questo autore sa il fatto suo, non perde di vista anche la capacità di far sorridere attraverso il grottesco … un esempio su tutti la proprietaria assassina dell’agenzia di pompe funebri “Fine del Viaggio” che si chiama Virginia Esumata … ma questa è solo una chiave di lettura di una seconda prova ben riuscita, ma che ha molto di esoterico nel senso letterale del termine … per molti ma non per tutti!

Ad ogni modo e a parte alcune considerazioni frutto di giudizi di valore soggettivi, questo secondo lavoro editato da Youcanprint, rappresenta un momento importante nel percorso di Giovanni Sicuranza, un percorso che è meno poetico, meno lirico, rispetto a “Storie da Città di Solitudine e dal Km 76”, soprattutto perché sono cambiati i parametri di approccio al testo e alla costruzione narrativa. Lo stile si è fatto sobrio, puntuale, e molto più attento alla descrizioni dei caratteri dei personaggi e nella resa delle “scene” che finalmente hanno un respiro più largo. Ogni racconto, lo si può considerare assolutamente compiuto, e dunque con un respiro più intenso che così assume l’intera raccolta di racconti, ogni elemento narrativo è discretamente bilanciato, così da rendere l’ultimo lavoro di Giovanni Sicuranza un libro che vale la pena leggere!

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