Solo andata - Giovanni Sicuranza
Respiri della società protoboscimane e protopigmea si trovano ancora nell'Africa subsahariana dove anche in questo periodo ritorno - non sono andato all'estero, ho raggiunto casa.
Scrivo "società" al singolare perché in effetti i boscimani ed i pigmei occidentali ed orientali avevano molti elementi tradizionali comuni, ricostruiti dall'archeologia, dalla sociologia, dall'antropologia anche con le sue interessanti - e recenti - "specializzazioni" (ad esempio la genetica delle popolazioni* - studio degli aplotipi -la musicoantropologia).
In estrema sintesi, elementi in comune di questa società: la musica, polifonica ed eufonica, priva di gerarchie del canto, con prevalenza di strumenti a fiato e partecipazione di tutti senza schemi prefissati; le forme di sciamanesimo; le guarigioni per suzioni; uso di arco e frecce; i tatuaggi e le scarificazioni.
Le regole comportamentali: orizzontalizzazione rispetto alla verticalizzazione del potere, in comunità tendenzialmente egualitarie, dove i cacciatori-raccoglitori sono soliti condividere con altri le prede; risoluzione dei conflitti con allontanamento dalla comunità e riappacificazione; violenza tra tra gruppi e nello stesso gruppo non applicata; non uso della schiavitù, della sottomissione della donna, della prostituzione (i tabù sessuali sono limitati alla sfera dell'incesto, già i bambini vivono la sessualità in modo naturale)
Non voglio riproporre il mito del buon selvaggio, tanto radicato nella nostra rappresentazione; intanto definire "buon selvaggio" un popolo lontano, cronologicamente e/o geograficamente, significa non conoscerlo, bensì idealizzarlo e generalizzarlo, e comunque le comunità boscimane e pigmee (orientali ed occidentali) avevano in comune le caratteristiche sopra menzionate (in povertà ed imprecisione di sintesi), ma questo non esclude sottogruppi violenti, aggressivi; significa solo che la naturale acquisizione comportamentale era comunque lontana da individualismo ed aggressività (del resto, sembra che i nostri antenati più lontani avessero molto più da spartire con le società pacifiche, matriarcale, orgiastiche dei bonobo, che con quelle degli scimpanzé, ma non voglio divagare troppo)
Ora, ritengo sia interessante evidenziare che società tanto distanti, eppure con importanti elementi in comune comportamentali e tradizionali, devono necessariamente avere avuto una ascendenza in comune, i nostri più antichi avi.
In parte noi siamo ancora attratti da questi elementi sociali, li sentiamo nel "profondo". Ad esempio, per quanto concerne la musica occorre ascoltare melodie complesse come "Diye", canto profetico degli aka (pigmei), perché ogni musicista riscontri elementi comuni, intensi, con il proprio linguaggio, classico, blues, jazz, rock, rap che sia.
In parte, così ho scritto.
Quando i nostri più comuni antenati iniziarono la migrazione dall'Africa, dal Corno d'Africa allo Yamen, e poi all'Indonesia, portando con loro le tradizioni comportamentali, religiose, musicali, e spargendole dapprima in Asia, accadde che
caddero in un vuoto.
Accadde la strage.
Circa 74.000 anni addietro l'esplosione del vulcano Toba in Asia Meridionale, creò un'improvvisa era glaciale, che durò centinaia di anni, che sparse centimetri e metri di cenere ovunque (strati oggi dimostrabili) annientando flora e fauna.
Poi, come ad oggi è accaduto dopo cataclismi, fu la rinascita del mondo, ma non più di quello prima vissuto.
Nel frattempo molti dei nostri avi erano morti, per conseguenze dirette dell'esplosione o per gli effetti a medio-lungo termine (fame, malattie, numero di sopravvissuti esiguo per permettere la ripopolazione locale)
I sopravvissuti si trovarono in comunità isolate tra loro, non più con valori condivisi, ma con la necessità di crearne nuovi, adattabili al nuovo ambiente.
Un ambiente ostile.
Solo per soffermarmi su un aspetto, al senso di comunità subentrò quello individuale; la sopravvivenza era concessa ai più forti, che per mostrarsi tali, per continuare a sopravvivere e per prosperare, svilupparono in modo necessario aggressività, guerre, sottomissioni gerarchiche; oppure, in altra prospettive, la selezione in un ambiente ostile non poteva che premiare i gruppi più combattivi e gerarchizzati; all'individuo dominante divennero corollari spontanei i sottomessi, che in cambio ricevevano protezione e favoritismi sociali.
Secondo studi ad oggi più acclarati (Oppenheimer, Redd, Lomax, Grauer e altri), per questo cataclisma, l'eruzione del Toba, e forse per altri eventi traumatici, le società si dissolsero, persero le tradizioni africane dei boscimani e dei pigmei e ne acquisirono nuove, basate essenzialmente sulla competizione e sull'individualismo. In qualche angolo del mondo (Africa subsahariana, Indonesia, Filippine, etc.) si trovano ancora gli aneliti delle vecchie consuetudini, ma quando una tradizione è persa, lo è
per sempre.
Oggi.
Le macronarrazioni ideologiche per una società pacifica, orizzontale piuttosto che verticale, ovvero interessata al bene comune piuttosto che di singoli (o categorie di singoli), cadono nel vuoto perché da secoli le nostre società hanno esercitato altri valori.
Per ritrovarli occorrerebbe avere consapevolezza dei nostri avi, ripercorrere un cammino a ritroso e questo è possibile - a mio fragile avviso - non con proclami, bandiere, non con programmi, che, per quanto di interesse sociale, sono destinati comunque a sfaldarsi quando messi in pratica da gruppi di potere (destra, sinistra, il mio pensiero non è interessato a colori politici, che rappresentano comunque già schieramenti dove l'altro è avversario)
Ad oggi mi sembra che il cammino abbia ancora i passi decisi verso forme sociali post-eruzione del Toba.
Occorrerebbe educare al senso civico e alle vecchie tradizioni i bambini e forse, nel volgere di due o tre generazioni, la società muterebbe dal profondo.

Qui, quando si risponde alle fatidiche domande - Chi siamo? Dove andiamo? Da dove proveniamo? - la risposta è una sola, più semplice e profonda delle nostre elucubrazioni metafisiche e religiose o della nostra conoscenza scientifica.
Qui si dice che noi siamo i nostri avi, che andiamo dove loro ci hanno insegnato il cammino, che proveniamo dai nostri antenati.
* Nota in merito all'antropologia genetica: gli aplotipi L0, L1, L2, in comune con i boscimani ed i pigmei, e con i protoboscimani ed i protopigmei - popolazioni migrate fuori dall'Africa e nostre antenate secondo il modello out of Africa - hanno caratteristiche sovrapponibili ai bonobo: gruppi acefali - senza vertice, privi di testa che detiene il potere e di servi - comunitari, matriarcali, non inclini all'aggressività e alla guerra. Gli aplotipi L3, M ed N compaiono successivamente nei nostri progenitori e sono associati a manifestazioni di competizione violenta - uccisioni, invasioni di territorio e guerre - di gerarchizzazione. La loro comparsa è databile pressoché a 70.000 anni addietro, ovvero dopo l'inizio della migrazione dall'Africa, ovvero di poco successiva al cataclisma decennale provocato dall'eruzione del Toba. Sembra dunque probabile, secondo la regola del rasoio di Occam, che le nostre attuali e violenti inclinazioni, la nostra necessità di comando e di sudditanza, siano state dettate da uno sconvolgimento ambientale che ha selezionato i geni più inclini alla sopravvivenza.
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