Salmo ultimo - Diventare seme - Democrazia della morte - Giovanni Sicuranza
Qualcuno che urla c'è sempre.
Si sente sopra la pioggia che cade, nera, ad affogare il fango; più forte, più forte ancora, ci sono i ringhi dei cani affamati e, ancora di più, il silenzio della nostra bocca.
Giacciamo tra le bolle grigie del suolo, gonfio di acqua malata che una volta era cielo, sazi di sangue e di bile, e più non siamo; i nomi appartengono agli umani, ai cani, non a noi; mentre entravamo in questo campo, lungo il livore della pioggia, i nostri nomi ci hanno lasciato.
La gente applaude, incita gli stivali a schiacciarci la testa, osanna il colpo di grazia, ora che ci ha visto cadere, spezzati dalle sentenze dei fucili, ora che annaspiamo nel ricordo di un respiro.
So cosa succede dopo.
Succede il fango,
che ci prende giù,
succede il terreno,
che si nutre di noi,
e la terra diventa fertile di morte.
Gli stivali giungono a me, si alzano, si abbassano, gettano onde di acqua densa nera nella bocca; mi accorgo che il gusto dei morti è insipido e chiudo la vista che mi rimane.
Attendo.
In periodo di crisi, dai corpi ammassati la terra porta speranza.
E' il futuro che rimane ai diversi, diventare semina.
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