Il lasciapassare *
Giovanni Sicuranza
Giovanni Sicuranza
Questo pezzo di carta spiegazzato, dal colore del marmo, del marmo sudicio, è terreno di esplorazione delle dita del soldato. È dal loro movimento lungo le parole scritte in nero, nero grasso, autoritario, che si intuisce la lettura, perché l’elmetto è un sipario sul volto chinato.
Dall’altra parte del foglio, un tizio aspetta.
Il soldato riconosce l’ordine codificato con cui il Comando permette ai parassiti di lasciare per motivi urgenti Città del Ghetto, solleva appena il sudore della fronte sugli occhi neri e sporchi del tizio e si compiace a mostrargli un sorriso sornione.
- Pasquale Losaccio, eh?
- Sissignore, signore.
- Dottore in pediatria, eh?
- Sissignore, signore.
- Hai due ore di tempo per prendere le medicine e tornare nel ghetto.
- Mi permetta, signore, mi scusi, il lasciapassare è su Modello 3H, signore.
Il soldato ha una cicatrice che separa in due parti la guancia sinistra, come se una fosse il ghetto dell’altra; la cicatrice è viola, viola cianotico, affossata, potrebbe anche essere la piega sudicia di un lasciapassare, e unisce l’angolo delle labbra all’orecchio.
Nel sorriso, la cicatrice diventa un solco nero.
- Non importa. I Modelli 3H da ieri sono accorpati ai 2H. Se tra due ore non ti presenti, ordino una perlustrazione nell’ospedale. Perlustrazione per fuga.
Le dita stringono il foglio sudicio, il sorriso e la cicatrice si trasformano in un serpente.
Pasquale Losaccio lascia cadere gli occhi sul selciato. L’ultima perlustrazione per fuga è avvenuta una settimana prima, no, nemmeno, e ha giustificato la tortura di un’infermiera e cinque pazienti, cinque bambini. Quattro di loro adesso gonfiano la fossa comune.
- Non so se riuscirò ad avere i farmaci, signore, due ore sono appena sufficienti per andare e tornare senza sosta. Il tifo petecchiale ci sta sterminando, signore, uccide i bambini.
Un fruscio, un altro, il medico inspira coraggio e alza lo sguardo. Il lasciapassare è prigioniero in una mano del soldato, chiusa a pugno.
- Voi, voi confinati, sempre così, vi diamo permessi e vi lamentate, volete sempre di più, sempre! Ho detto due ore e sono già iniziate dall’inizio delle tue lamentele!
Il foglio si accascia al suolo, pesante come un fecaloma.
Pasquale lo raccoglie, veloce, si china agli stivali militari e si affretta ad allontanarsi, una gamba più lenta dell’altra da quando lo hanno picchiato per non avere allineato i bambini malati nel cortile d’inverno; un mese di tanto, tanto tempo fa.

Pasquale Losaccio corre come può, corre verso l’impossibile. Nel fiato consumato, si chiede se questo lasciapassare conserva abbastanza tracce del coinquilino assiduo del ghetto, il batterio rickettsia prowazekii.
Questo lasciapassare che ha immerso nelle feci dei bambini con il tifo petecchiale.
Mentre annaspa nella sopravvivenza di un altro giorno, immagina il foglio contaminato a sufficienza da contagiare i soldati che lo hanno maneggiato e tutti coloro che nei prossimi momenti saranno a contatto con loro.
Sì, come mai è stato dalla creazione di Città del Ghetto, anche Losaccio ora è eccitato.
* tratto dal ciclo "Dove scorre il fiume" e "Nostra Signora della Fossa"; in questo blog sono stati pubblicati altri episodi; Pasquale Losaccio è uno dei protagonisti del romanzo "Lungo il vento" di prossima uscita in ebook e cartaceo.
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