Nessun caso per il commissario Massimo Riserbo - capitolo terzo o della fiaba fallita Giovanni Sicuranza Schiacciato tra le valanghe dei tuoi respiri, è al tempo che pensi. Il corpo che preme contro la porta, ogni poro della pelle che vorrebbe essere ventosa sul suo metallo, la maniglia che morde la schiena, in basso, dove è più debole, e fa male, un male rene. Ascolta il diaframma, Massimo Riserbo, che sale, che scende, su e giù membranoso, ansia e sudore, flip e flop, ecco le lancette del tuo nuovo tempo. Quanto tempo ti rimane, da quanto tempo sei in questa casa. Pensa di corsa, pensa affannato. In che tempo ti trovi. Volti la testa, quel tanto che puoi senza staccare il corpo dalla solidità materna della porta, e, dalle gocce di vetro del lucernario, tra la pioggia, la vedi. La luna; l'ovoide assembrato dei crateri si è spostato ancora, nera pupilla in iride grigio, e adesso fissa la casa, è a pochi metri da te, ma così non può essere, perché nel t...