Fine della guerra – Giovanni Sicuranza
Respiro sfiora respiro; questo, per la bambina, è l’ultimo incontro con la madre.
Un randagio le osserva cadere nella morte, appena, troppo intento a cibarsi del volto di un neonato per interessarsi ad altre offerte di carne.
Il resto del branco, lesto, si raduna al nuovo desco.
In questa Europa tutti sono bastardi.
In questa Europa tutti sono bastardi.
La guerra è finita, dice un caporale inglese, i passi da ometto che sguazzano tra pozze di sangue; trascina una donna sottobraccio e la donna ride, il collo di volpe gonfio di gioia; lui le fruga tra le pieghe del cappotto, fino al fruscio del nylon.
Si lasciano alle spalle i profughi, chilometri di morti che camminano, anni di relitti umani che vagano tra la polvere in tempo di pace.
Un bimbo piange, stridulo, come la sirena di un allarme aereo e, aspetta un istante, dice il caporale inglese, l’ometto, rigido; la donna annuisce, non si volta, abbassa la testa. Il soldato si gira verso il bambino, prende la mira sul viso, cerca gli occhi tra il fango e, non dovremmo più sentire questi suoni disperati, dice, la guerra è finita; così spara e nemmeno aspetta che il cadavere del cucciolo scompaia tra le macerie; cinge la vita della donna e, siamo il futuro dell’Europa, dice, di gente come noi parlerà la Storia, mio tesoro.
Sì, fa lei con la testa, ritrovando la risata tra i peli di volpe.
Ricostruiamo questo mondo, urla allora l'ometto, e inizia a correre verso la piazza, dentro la musica della banda, la banda della piazza, che danza sulla fine della guerra e promette il nuovo inizio.
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