Vic Chesnutt. Guardatelo: è paraplegico. E lo è dal 1983, a causa di un incidente stradale. La carrozzina al posto della funzionalità delle gambe.
Per il resto della vita.
Vic Chesnutt. Guardatelo meglio. Guardatelo davvero, ora.
Ad Athens riprende la sua carriera artistica (aveva inizato a comporre dall'età di cinque anni) con i "La Di Das", band che dura pochi anni.
Inizia allora ad esibirsi presso il 40 Watt Club, dove lo scopre Michael Stipe dei R.E.M.. Stipe rimane affascinato dallo stile agonico di Chesnutt, dalla sua voce che è un lamento di melodie, da come la chitarra cerca le sue mani. Decide così di produrre i primi suoi album: "Little" (1990) e "West of Rome" (1991).
Vic Chesnutt cerca ancora la Morte.
La rincorre nello stile, profondo, tombale, dei suoni, nei testi. La seduce continuando ad abusare dei suoi servi: alcool e droga.
Nonostante alcool e droga mix lo abbia fatto finire fuori strada nel 1983. O forse proprio per questo.
Il suo terzo album, "Drunk" (1993), è registrato in condizioni di dipendenza ed è imperdibile per la potenza evocativa dei suoni.
Vic ama la Morte, basta ascoltare una sua ballata per scoprirlo e, non riuscendo a sedurla con l'abuso, con le sue note migliori, con le sue poesie, che riempiono ogni brano, tenta più volte il suicidio.
Invano.
Nel 1996 Vic Chesnutt diventa un artista internazionale, paradossalmente più vivo, nel senso di uomo da copertina, cercato da milioni di fan, osannato da star della musica, con l'album "Sweet Relief II: Gravity of the Situation". Si tratta di cover di brani di Vic eseguite da artisti famosi, come R.E.M. Garbage, Madonna.
2007: "North Star Deserter".
Questi gli album principali prodotti in seguito da un Vic Chesnutt ormai maledettamente famoso.
Già, il cantautore maledetto.
Ecco Chesnutt nella sua musicalità poetica.
Nei suoi lamenti intensi, indimenticabili, Vic Chesnutt ha parlato, con accenti jazz, di malattia e di dolore e di morte. Di desiderio di morte.
Il suo alto stile musicale si doveva spezzare con il suicidio.
E continuare ad arrivare a noi. In canzoni piene di memoria.
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