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Angelo della misericordia


Madre di misericordia - Giovanni Sicuranza
["Sotto la terra qualcosa campa"]

La muffa immobile sulle pareti della stanza, proprio come Lora, Lora che è attesa, silenzio e sudore.
Elasticità tesa al limite verso il primo salto.
Appena sopra l'ombelico, dice la Madre. 
Sì, annuisce lei, appena sopra, decisa, con il gomito flesso al massimo, la mano ruotata all'interno e chiusa a pugno. 
Il gomito è la tua arma, ricorda la Madre. 
Il gomito salva il popolo, pensa Lora con la voce della Madre.
Poi la donna sotto di lei geme. 
Ci siamo, la Madre ferma l'istante, lo devia per sempre in un'unica scelta.
Lora socchiude le palpebre, la stanza diventa penombra, come se fossero state accostate le persiane e, sei pronta?, chiede alla donna distesa sul letto.
Non c'è risposta, del resto poche riescono anche solo ad annuire. Queste sono le contrazioni più violente, gli spasmi della vita e della morte. 
Salta!, esplode la Madre. 
Lora diventa un maglio di tensione muscolare e balza sul letto, il gomito che impatta sul ventre della donna, appena inclinato verso il basso, verso la sua vagina, dove le lenzuola sono annegate di muco e sangue e acqua.  
L'urlo è solo uno, dalla gola di questa donna partoriente, ed è lungo fino a travolgere i respiri, straziante fino a uccidere ogni parola. 
Lora si lascia andare, esausta, affloscia tutta la sua carne sul pavimento, la mente che rimane sospesa nell'aria sporca della stanza, e vede le gambe nere della divisa della Madre balzare ai piedi del letto, le vede non con gli occhi, le vede, perché sa che così finisce il gesto. Una Madre termina quello che l'Allieva non riesce a portare a termine, per questo è sempre presente le prime volte. 
Non ci vuole solo la precisione di un gomito, occorre anche la velocità, prima, durante, dopo. Le donne non devono vedere quel grumo tumefatto che hanno espulso, quell'essere terminato da un trauma, che avrebbe potuto essere un figlio.
La Madre è lesta a raccogliere tutto nel sacco e poi ad addormentare la donna. 
Lora ansima, la testa china, sepolta dai lunghi capelli, le mani aperte sul pavimento freddo di inverno, le dita che cercano di inarcarsi, come zampe di ragno, che subito cadono, indifese. 
Sei stata brava, la voce della Madre piove su di lei, come un cielo in rivoli di indaco, poche Matricole riescono a terminare il feto con un colpo solo.
Io, tenta Lora, io non so, Madre, io non so se.
Riuscirai ancora, lo sai, e andrà meglio, e sentirai la gratitudine del popolo. Lo sai, Lora, quando non riesce più a incrementare la produzione, quando lo sfruttamento delle risorse è diventato impossibile, lo sai cosa rimane allo Stato. Adesso alzati, Lora, e ripeti l'articolo primigeno dello Statuto dell'Evoluzione. 
Le donne che non ubbidiscono alla sterilizzazione, queste donne, Madre, commettono un crimine contro la società. 
E poi, Lora. 
Silenzio. Lora cerca di sollevare lo sguardo sulla donna narcotizzata nel letto, ma è come se le mani di tutte le Madri le tenessero la testa china. 
E poi, Lora. 
La crescita incontrollata della popolazione, Madre, aumenta la crisi, scatena tensioni sociali, inasprisce i conflitti. 
E porta crimini e guerre. 
Sì, Madre, e porta crimini e guerre. 
Bene, Lora, alzati, il tuo apprendimento termina oggi, alzati con orgoglio.
Se permette, chiedo tempo, Madre. 
Gli stivali della Madre riempiono lo sguardo velato di Lora. 
Se ne stanno immobili, neri, come una notte lunga d'inverno, quando la luce muore appena nasce.

Commenti

Chiedo scusa per errori di distrazione, ignoranza e dissezione. In questo mese scrivo con dispositivi che non mi permettono di modificare, a volte nemmeno di accedere ad internet; il che, visto il richiamo del luogo in cui mi trovo, e della gente che sto conoscendo, non è affatto un problema.

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