Binario 3 - Giovanni Sicuranza Io ricordo questo di mio nonno. Mattina sopra mattina, umida d'inverno e umida d'estate, lui si alzava, penombra di silenzi, e svaniva. A volte mi capitava di vederlo aprire la porta e diventare sottile, sempre più, surreale come un fantasma mentre l'uscio si richiudeva alle sue spalle; succedeva quando l'ansia di un compito di matematica, quella per un amore irraggiungibile, mi svegliavano prima di andare a scuola e capitava spesso l'anno in cui mio nonno svanì. A casa non parlavo dei miei dolori, i miei si interessavano a me solo se rispondevo che tutto andava bene, e mio nonno, lui, aveva gli occhi lontani. Però li sentivo, mamma che sospirava, papà che borbottava. Non per me, per il nonno. "E' sempre peggio", "Un giorno dovremo chiamare i carabinieri e forse nemmeno lo troveranno", "Ma se va sempre lì, sempre in stazione, è questo che mi tormenta". Era l'anno in cui mi dichiarai ...
percorsi a singhiozzo nella landa di Neurotopia