Il tempo dei best-seller
Giovanni Sicuranza
E' come un petalo che cade sulla spalla.
La guardo, questa falange ungueale rivestita da tessuto morto.
Strato corneo e epidermide mummificata.
L'unghia e la parte di dito che la lambisce.
Il resto è scheletro allo stato libero, privo dei legami dei tendini, della massa a scadenza dei muscoli e dei vasi sanguigni.
Mi volto piano verso il cadavere, verso quel corpo che si regge alla mia spalla con il ricordo di un dito.
Ho il cuore in tutti i posti, un accelerato che batte in gola, nello stomaco, persino nella vescica.
Intanto ogni frazione di secondo rallenta, arranca e si ferma, attonita per questa scena contro natura.
Devo girarmi su me stessa ed come fare il giro del mondo.
Lenta come un rantolo al calare della vita, troppo fragile perché ci sia tempo di reagire.
- Sono tornato - dice lui.
- Lo sapevi - aggiunge con una voce che è la sua, ma impastata, come se avesse la bocca piena.
Piena di.
Prima del volto, scorgo la terra che esce dalle mandibole.
Buia.
- L'opera non vive oltre me - zaffata di putrescina e qualcos'altro. Potrebbe essere fanghiglina.
O assurditina.
- Sei stata la mia ultima creazione - dice e il suo dito penetra nella mia spalla.
Non fa male, è solo l'era glaciale del mio corpo di parole.
Così conosco il mio autore.
E' morte, è trasformazione. E' rassegnazione.
Fa un passo verso me e l'altro dentro me.
Ho vagato nel romanzo, da protagonista, sperando di sopravvivere alla memoria dello scrittore.
Ho vagato nel romanzo, da protagonista, sperando di sopravvivere alla memoria dello scrittore.
Invece no.
Mentre mi annulla in lui, capisco che non è più concesso.
Questo è il tempo dei best-seller veloci.
Mentre mi annulla in lui, capisco che non è più concesso.
Questo è il tempo dei best-seller veloci.
Commenti