Introspettiva - Giovanni Sicuranza
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Questa stanza d'albergo affaccia sui vapori del mare, sulle schiume delle onde e del cielo. Questo brandello di mondo è gonfio, tutto gonfio, ha nuvole pesanti, un mare irrequieto.
La spiaggia, l'orizzonte, l'atmosfera riempiono la finestra e masticano grigio e blu fino a farne un unico bolo per il mio piacere. Dovrebbe essere il tramonto di un'estate ed eccoli, questi sono i colori dell'inverno; le stagioni sono una convenzione dell'uomo, il tempo è dinamismo che se ne frega del nostro ciclo vitale, e allora è così come osservo,
questo inizio settembre è l'inverno.
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All'inizio, quando è arrivato l'invito su Facebook, non volevo muovermi di casa; che il mio compagno di scuola e la mia ex si uniscano in un "per sempre", con tanto di partecipazione on-line all'evento, può interessarmi come sapere chi ha ucciso la principessa Diana.
Io sono un sociopatico.
La mia natura è come quella che osservo, ha un nome che è convenzione e un dentro che è indifferente alle regole degli uomini.
Essere sociopatico aiuta a vivere, priva delle maschere e degli obblighi di questi perbenisti, come quelli che si stanno radunando nell'albergo, a infangarne le pareti di risate e di brindisi, prima a lui, poi a lei, e alla coppia, olè, signore, signori, in alto i calici e i cuori alla loro nuova esistenza insieme.
Io un'idea di quanto metterli in alto, i loro cuori, ce l'ho e magari trovo il tempo di farlo, magari prima di lasciare questo albergo faccio un salto da ognuno di loro, a iniziare dalle generazioni ipocrite future, dai loro cuccioli vestiti a confetto e pennarello.
Adesso no. Adesso è tempo d'inverno.
La cerimonia inizia all'alba di domani.
Il mio ex compagno di banco e la mia ex, unica, donna.
Uniti oltre il tempo. Sarà bello esserci, per una volta forse sì, sarà bello essere con questi mammiferi sociali.
Lui mi ha chiamato, il giorno stesso dell'invito, e mi ha proposto come loro testimone, il loro unico testimone.
Non preoccuparti per lei, mi ha detto, considerate le circostanze è d'accordo, anche se, capisci, non vuole parlarti.
Non mi parla da quando le ho mangiato il gatto, non è importante.
Sì, bravo, adesso non lo è. Inizieremo all'alba, pensavamo di raccontarci storie di morte, tutti gli invitati, uno ad uno, lo faremo in riva al mare, e, capisci, contiamo sulla tua esperienza.
Anche per dopo?, ho chiesto.
Una pausa.
Lui ed io, i due opposti della comunicazione al telefono. Due voci senza carne e sangue, onde sonore oltre la dimensione della vista, come fantasmi dei compagni di liceo che eravamo stati.
Io picchiavo, allora usavo solo i pugni per placare le mie ansie, lui mi calmava e prometteva alle mie prede che non sarei ripassato; credo che tutti abbiano acconsentito allo scambio che proponeva, un po' di sesso, dai, un po' di soldi, e dico al matto di non spaccarti anche il naso. Così a scuola è diventato importante, sempre più, mentre io sono rimasto isolato.
Il bello e il brutto della società.
E' stato lui a riprendere la comunicazione.
Dopo ci uccideremo e sarà al tramonto sul mare. Sarà il nostro nuovo inizio, capisci, il nostro addio alla malattia di lei.
Il vostro 'fanculo alla vita.
Tu ne sai qualcosa, vero?
Non ho risposto, non ho mai risposto.
Lo farò domani, all'alba, testimone tra gli invitati alla loro festa di morte.
La finestra adesso mi sembra troppo piccola per contenere il livore delle nuvole, mentre laggiù il mare già si placa, le onde immobili come in un rigor mortis.
La mia calma si spezza alle voci dei nuovi arrivati; le sento sotto, intorno, sopra la mia stanza; frasi di benvenuto, parole che dilatano l'albergo come gas della putrefazione; famiglia dopo famiglia, li immagino, lui tronfio, lei scintillante, i figli assassini del silenzio.
Non voglio incontrare nessuno di loro, di questi invitati alla morte degli sposi, ma domani varrà stare tra loro, fino al tramonto.
Domani sarà di nuovo inverno, domani racconterò storie di morte, di solitudine e follia, lo farò alla maniera di un sociopatico, poi renderò alla terra la coppia di innamorati.
Domani tutti loro sapranno che si vive anche oltre le convenzioni. Che sotto la terra qualcosa campa.
[prima introduzione al romanzo "Sotto la terra qualcosa campa" di Giovanni Sicuranza]
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