Streptococcus fecalis [Giovanni Sicuranza]
Sai cosa faccio, gli dico, sai cosa faccio adesso, e lui mica smette. Si è messo di traverso sulla sedia, una scrivania vuota, tipo tabula rasa, tra noi, e mi fissa, la pancia protesa verso la finestra, mi fissa e tace, la faccia da rospo gonfia di sorrisi compiaciuti.
Ti immagino mentre caghi, gli dico, ecco cosa faccio.
Così, occhio nell'occhio e dente nel dente, provo a immaginarlo mentre è seduto sulla tazza di un cesso, mentre si sforza, mentre suda, mentre puzza e si sporca. Non è una novità, lo faccio ogni volta che qualcuno lacera la carta velina della mia autostima, già, vado oltre la percezione visiva del momento e mi godo la scena del tizio che caga, giusto per togliergli un po' di potere e renderlo umile tra gli umiliati. Cioè, ci provo almeno, perché ogni tizio arriva e mi fissa in quel modo, sempre in quel modo che rende miseri, che getta nello sciacquone le mie fantasie di rivincita.
Ecco cosa ti faccio, ti faccio appoggiare il culo su una tazza lurida, questo dico al direttore seduto oltre la scrivania, alle sue iridi sottili, quasi verticali, al suo potere fetente, ma accade ancora solo dentro me, protesta e scena defecatoria, che sfumano nel mio mondo di merda.
L'aspetto reale è la mia firma sul rinnovo del contratto, agente monomandatario, monoretribuito, monomonotono, domicilio dopo domicilio nella vendita di pannoloni per incontinenza.
Ti immagino mentre caghi, gli dico, ecco cosa faccio.
Così, occhio nell'occhio e dente nel dente, provo a immaginarlo mentre è seduto sulla tazza di un cesso, mentre si sforza, mentre suda, mentre puzza e si sporca. Non è una novità, lo faccio ogni volta che qualcuno lacera la carta velina della mia autostima, già, vado oltre la percezione visiva del momento e mi godo la scena del tizio che caga, giusto per togliergli un po' di potere e renderlo umile tra gli umiliati. Cioè, ci provo almeno, perché ogni tizio arriva e mi fissa in quel modo, sempre in quel modo che rende miseri, che getta nello sciacquone le mie fantasie di rivincita.
Ecco cosa ti faccio, ti faccio appoggiare il culo su una tazza lurida, questo dico al direttore seduto oltre la scrivania, alle sue iridi sottili, quasi verticali, al suo potere fetente, ma accade ancora solo dentro me, protesta e scena defecatoria, che sfumano nel mio mondo di merda.
L'aspetto reale è la mia firma sul rinnovo del contratto, agente monomandatario, monoretribuito, monomonotono, domicilio dopo domicilio nella vendita di pannoloni per incontinenza.
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