Al castello
Giovanni Sicuranza
I merli sono rossi, i merli sono muti.
Il Duca Gridalosso e i suoi cavalieri hanno nascosto le armi nel ventre dei nemici e,sul campo della vittoria, avanzano.
Lacrime di sangue dalla merlatura, pendoli di corpi rotti sulle torri a pianta rotonda, questo è il Castello di Boscombroso.
Fermi!, la mano alzata, la voce spezzata dalla fatica di uccidere, il Duca Gridalosso arresta il cavallo.
I dodici sopravvissuti, dietro lui, diventano unico, immobile corpo mercenario.
Occhi grandi di donne e bambini li attendono sui gradini della chiesa, eretta con la pietra scura del bosco.
Gridalosso sa.
Sa che il bosco toglie i colori, che chi si avventura tra le radici grandi come un destrerio, perde la voglia di vita, a volte anche la memoria.
Chi vi ha radunato qui, chiede al volgo, Da dove venite tutti?
Gli occhi non rispondono. Si muovono veloci, lo oltrepassano, scalano il suo esercito e si perdono oltre.
Nel bosco.
Prendiamoceli, propone Gutter Sadich, luogotenente dei mercenari, Le donne per la notte, i bambini per il cibo.
Gridalosso fa no. Appena.
E Gutter Sadich perde il testosterone.
Andiamo via, piano.
I soldati non hanno capito l'ordine, ma sentono che è un buon ordine.
Piano, arretrano.
Gli occhi dei bambini sono neri, quelli delle donne sono neri. Un nero assoluto che sconfina in tutta la sclera. Assorbe la luce e le emozioni.
Il Duca di Gridalosso sente il vento freddo che si alza da Boscombroso e vede gli occhi che diventano grandi, più grandi.
Qualcuno dei suoi soldati prega, altri bestemmiano.
Il Duca di Gridalosso non ha mai perso così tanto in una vittoria.
Chiude le palpebre. E il nero è in lui.
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