Passa ai contenuti principali

Bonsai - Giovanni Sicuranza (da "Maschere"; Giraldi Editore; raccolta pubblicata con pseudonimo "homo interrogans")


Bonsai
di Giovanni Sicuranza
Dopo un’ora di lento cammino d’orologio, finalmente Domenico sospira e si alza.
Con una mano scorre ancora sull’articolo patinato della rivista di giardinaggio, anche se ha smesso di leggerlo.
Non perché non gli interessa più. Semplicemente, ormai, ha deciso.
- Buona serata, dottore – lo saluta con allegra formalità l’infermiera di turno, mentre si sbarazza velocemente del camice e si cela in un pesante cappotto grigio. Lui le rivolge un sorriso spento che è allo stesso tempo cortesia sfumata e barriera a non proseguire oltre alcuna ipotetica conversazione.
Ha fretta.
Non è ancora arrivato il collega a dargli il cambio, e Domenico di solito è ligio all’orario, ma questa volta decide di correre il rischio che in quei pochi minuti di intervallo una smorfiosetta lacrimante si rivolga al Pronto Soccorso ginecologico per la supplica di un contraccettivo orale. Tanto, lui non farebbe altro che dirottarla proprio dal collega in arrivo.
Scuote la testa mentre divora con lunghi passi il corridoio scortato da schiere di luci al neon.
Ci mancherebbe questa, pensa stizzito, come se davvero l’imprevisto sia lì per verificarsi, sono un obiettore di coscienza, convinto anche
Rallenta
al punto che proprio per questo motivo Chiara mi ha lasciato.
e si ferma, a metà tra la porta a vetri dello studio medico e il portone del Pronto Soccorso.
Lo sguardo dondola sulle pareti dipinte di neon, lento e chino sotto il senso di pesante solitudine che lo trascina dalla fine della relazione.
Chiara che era sogno d’amore,
Chiara che era promessa di vita e famiglia.
Il nome di lei si aggrappa al suo volto, ne vela gli occhi di pianto, e lo tira ancora più giù, sopra specchi infranti di desideri.
Chiara che voleva sposare, subito, non appena saputo che aspettava un figlio.
Chiara che non se la sentiva, non ancora, non ora, e parlava di aborto.
- Folle, sei folle! Hai una vita in grembo! Nostro figlio! – sente echeggiare il ricordo della propria voce – Sei un’assassina se lo fai! -
Lei lo aveva tagliato con occhi gelidi.
Solo quella prima notte, ripensandoci nel letto a due piazze improvvisamente troppo grande e silenzioso, Domenico si era reso conto che proprio allora, con quello sguardo, la loro storia eterna era terminata dopo un anno, tre mesi ed una settimana.
- Tranquillo – gli aveva risposto lei con tono già estraneo – non ti renderò complice di un omicidio -
Dopo quelle parole, nonostante i suoi tentativi di ritrovarla, il silenzio.
Le parole si spengono in echi di memoria, ma il senso di pesantezza rimane appiccicato addosso. Chi dice che la solitudine è mancanza di sostegno, vuoto, sbaglia. Domenico lo sa, perché ha perso Chiara e un figlio mai avuto.
Per lui, la solitudine è una mano invisibile e grande, che prende il torace e stringe, stringe fino a quando non hai respiro, o che si appoggia sul capo e spinge, spinge fino a farti strisciare sul pavimento. E a volte riesce in entrambi i gesti.
Si guarda ancora intorno, lungo il corridoio deserto, e lo sguardo scivola sul portone del Pronto Soccorso proprio nel momento in cui si apre per lasciare entrare una penombra frettolosa di donna e il fruscio balsamico del vento.
Allora alza la testa.
Adesso ha un motivo, una soluzione che per almeno per un po’ allontanerà la mano opprimente e che forse farà comprendere a Chiara che un amore come il loro non può essere dimenticato.
Si aggiusta il pesante cappotto sulle spalle e in pochi passi è all’aria aperta.
***
Alla fine, raggiunto di corsa il mercatino rionale poco prima della chiusura, il suo criterio di scelta è stato il commerciante.
Sa che dovrebbe valutare ben altri aspetti, ma d’altra parte lui non è mai stato un esperto di bonsai.
No, la vera appassionata è Chiara. Ma lei non c’è.
Allora, entrato nel dedalo di petali e radici, tra i fumi del respiro invernale di gente frettolosa, ha scartato subito il primo negozio, dove ha scorto un uomo distratto davanti ad un televisore, mentre la nota voce di un conduttore declamava la grandiosità del popolo italico semper fidelis al suo quiz a premi.
E nonostante trovi il programma educativo perché rispecchia il senso di famiglia e sane tradizioni in cui crede, Domenico ha pensato che un buon bonsaista, soprattutto se un buon commerciante, dovrebbe almeno mostrarsi preso dalle sue piante e non dalla televisione.
Così è passato oltre e tra toccate e fuga di spalle e di sguardi anonimi, ha raggiunto un altro negozio colorato da una folla di bonsai. Tanti, per ogni esigenza di spazio e di prezzo. Attraenti. E troppi, ha deciso, proseguendo oltre.
Chiara non approverebbe di certo, lo sa, direbbe che chi ama le piante non dovrebbe ammassarle così.
Buffo, tanta accuratezza per le piante e poi getta via una vita umana.
Sente la mano invisibile che lo sfiora per stringergli ancora il torace e allora accelera il passo, fendendo senza scuse l’abbraccio di una giovane coppia e quasi urtando la vetrina del negozio successivo, sotto un’insegna di luce verde che accende in successione la parola “bonsai”. Scruta all’interno e nota subito la donna. Giovane, piena di lunghi capelli e di un pullover di gialla lana che risalta l’espressione assorta con cui sta potando una pianta e, soprattutto, il suo ventre.
La donna si gira di profilo e Domenico ha la certezza. È incinta.
Allora indossa il suo sorriso migliore ed entra.
***
Il suo criterio di scelta, poco professionale, sembra comunque vincente.
Mentre gli parla, la giovane donna ha la sensibilità che lui ha sempre immaginato in una madre e che avrebbe tanto voluto trovare anche negli occhi di Chiara, invece di perdersi nel gelo del suo abbandono.
La commerciante non gli sta solo mostrando i vari tipi di bonsai, no, li sta addirittura presentando, quasi con affetto, come se fossero vecchie conoscenze.
Lui annuisce attento e intanto osserva le dimensioni dei vasi che accolgono le piante. Ha scartato subito i “mame”, di pochi centimetri, chiarendo con tono gentile che non bada a spese e che la persona alla quale è destinato il regalo non ha problemi di spazio.
La donna ha sfiorato con lo sguardo la pianta di glicine che stava illustrando e sul suo viso si è appoggiata un’ombra di perplessità.
- Mi scusi, non è solo questione di soldi e spazio – ha obiettato, cauta.
Domenico ha sporto subito le mani in avanti, come per allontanare ogni dubbio.
- Oh, guardi, ho una certa esperienza di bonsai. La mia  fidanzata ha una vera passione che dura da anni e ogni sera, prima di me, viene la cura delle sue adorate piante! - confida con lo slancio della simpatia, tralasciando di coniugare i verbi al passato.
Alla donna sembra bastare questa dichiarazione e si sposta verso le piante più grandi, disposte in file distanti ed ordinate lungo la vetrata che affaccia sulla piazza già quasi spoglia di gente e luci.
Domenico la segue e intanto misura mentalmente le dimensioni dei vasi.
- Allora saprà fino alla nausea che la parola Bonsai nasce dall'unione di due ideogrammi, Bon e Sai, che significano rispettivamente vaso e pianta -
Nausea, registra Domenico, pensando alla gravidanza della donna.
Lei si ferma e veloce si gira verso di lui, con aria interrogativa. Per poco Domenico non le finisce addosso.
- Certo – si affretta a rassicurarla.
La donna sembra volere guardare davvero dentro i suoi occhi, in silenzio.
Domenico si sente a disagio, gira con lo sguardo tra foglie e frutti, fino a quando non trova il suo stile professionale, quello con cui cerca di convincere le pazienti a non abortire, e parla con voce lenta, attento a scandire bene le parole.
- La definizione letterale comunque è generica. Bonsai è un termine che di solito viene usato per definire una specie arborea artisticamente coltivata in vaso. E le difficoltà nascono proprio da questa definizione, cioè stabilire cosa si intende per artisticamente coltivata. Il bello nell’arte Bonsai è un albero di dimensioni ridotte, gradevole esteticamente e che allo stesso tempo riesca a creare l’immagine di esemplare grande, anziano e maestoso. Infatti, la tecnica Bonsai tende a fare sembrare la pianta più anziana di quello che è -
Quando arriva in fondo alla frase, appresa dopo anni di parole di Chiara e mesi di silenzi su riviste del settore, Domenico ha la chiara impressione di essersi conquistato la fiducia della donna. Lo sguardo di lei esprime ammirazione, le sue parole lo confermano:
- Non capita spesso di trovare un conoscente di arte Bonsai. Di solito chi viene da me vuole solo una pianta carina e di moda da esibire agli amici, possibilmente a poco prezzo -
Lui annuisce a mostrarle tutta la comprensione ed il rammarico possibile e in quel momento, nello scorcio lasciato da un piccolo movimento della donna, vede la pianta, osserva il vaso. E decide.
- Quello va benissimo -
La donna segue il dito, poi torna a guardare lui.
- E’ un melo molto bello. Poco più grande di un “mame” -
- E nemmeno troppo difficile da curare – diagnostica Domenico.
La donna si avvicina al bonsai, inclina leggermente il capo e sorride. Sembra davvero affezionata, pensa l’uomo con un senso di incredulità.
La mano si avvicina ancora alla ricerca del torace, allora inspira fino in fondo e poi soffia fuori l’aria, come ad allontanare la minaccia della presa.
- Non deve preoccuparsi – dice la donna equivocando il lungo sospiro – E’ un melo piuttosto comune, ma, guardi, osservi - le sue mani si chinano e sfiorano le foglie - Il tronco, i rami, le foglie. Il loro rapporto è così vicino alla natura, da rendere questa pianta particolare - si gira di nuovo verso Domenico. Lui pensa che se non fosse per quella sacralità di madre, e per il suo amore verso Chiara, la sera stessa riuscirebbe ad invitarla a cena.
- Ha davvero un gusto notevole – lo ammira la donna – Ha scelto un vero bonsai, non un  hachiue –
Così, quando le svela che un hachiue mostra solo l’apparenza della graziosità, mentre il bonsai ricrea una scena naturale nel vaso, Domenico ottiene anche uno sconto sul prezzo della pianta.
***
Nei sette giorni successivi, chiuso in una casa senza più promesse, cura il bonsai come se dalla pianta dipendesse lo scopo unico della sua vita, anche se ogni volta che lo guarda vorrebbe farlo a pezzi con le forbici, il coltello, il bisturi o semplicemente, gesto che più desidera, con la furia delle sue mani.
Ma quello è il regalo per Chiara, forse l’ultimo, l’espressione della passione di una donna che preferisce la vita di una pianta a quella di un figlio.
Il settimo giorno è troppo eccitato per riuscire a riposare, nonostante di notte sia di guardia al Pronto Soccorso ginecologico. Ma proprio per questo deve preparare ogni particolare, accertarsi che ogni cosa sia pronta, e così le ore scorrono veloci, sempre più veloci, in cantina, dove ripassa mentalmente più e più volte la procedura studiata negli ultimi mesi e controlla più e più volte il contenitore di azoto liquido sottratto in Anatomia Patologica con la complicità di un inserviente.
Complicità che gli sarà di grande aiuto anche questa notte. Soprattutto questa notte.
***
Le note della sonata “La follia” riempiono la stanza che ha il sapore di chiuso e di passato.
Domenico, nudo sul letto, si lascia trasportare dagli archi struggenti di Arcangelo Corelli verso le immagini del fattorino che ormai starà suonando al citofono di Chiara, di lei che nei jeans attillati apre e riceve la pianta.
Ne vede lo stupore mentre scopre eleganza e maestosità nella semplicità del bonsai e riesce a scorgerne anche gli occhi curiosi, dilatati sul biglietto di poche righe, con la sua firma dopo mesi di ostinati silenzi.
Domenico, nudo sul letto, respira, il corpo finalmente libero dalla mano stritolatrice, adagiato su pensieri di rivincita.
Intuisce lo squillo ripetuto del telefono sul comodino accanto, ma è solo un suono distante ed estraneo. Dalla notte passata di guardia, sono dieci giorni che non va al lavoro. Si è messo in malattia, anche se solo ora riposa.
Anzi, crede proprio che tra poco mangerà anche un pasto completo, dopo avere ingoiato scatole di veloci crackers chiuso in cantina. 
Ora, però, vuole solo continuare a vedere con gli occhi della mente la scena di Chiara mentre ammira il suo bonsai e legge il biglietto.
Ripassa da ogni angolazione l’espressione stupita, incuriosita, perplessa, incredula, terrorizzata di colei che doveva essere sua sposa, di colei che ha gettato nella spazzatura loro figlio.
Di colei che, come tutte le altre smorfiose, ha osato interrompere la sacralità della vita umana con il gesto blasfemo dell’aborto.  
Pensa al cadavere del feto sottratto dall’Anatomia Patologica la notte di guardia, con la complicità dell’inserviente. La discrezione dell’uomo non lo preoccupa, è ben pagato e, soprattutto, è un convinto sostenitore anti-abortista conosciuto durante le riunioni parrocchiali all’epoca del referendum contro la legge omicida 194 del 1978.
Senza di lui non sarebbe riuscito a procurarsi nemmeno il contenitore di azoto liquido con cui ha dovuto congelare il cadavere del feto. Un passaggio indispensabile, perché il corpo umano congelato, composto in gran parte d’acqua, si sbriciola facilmente.
Infatti dopo è stato quasi uno scherzo sottoporlo a cicli di vibrazioni meccaniche ed onde ultrasoniche fino a renderlo humus.
Poi, con attenzione e delicatezza, ha scavato nel vaso del bonsai e ha steso il compost fetale.
Nero, denso, incredibilmente morbido, dall’odore pieno di terra. E di vita.
Gli archi della sonata di Corelli accelerano verso il ritmo finale e Domenico inizia a ridere, prima mormorando, poi urlando con loro, mentre vede Chiara che osserva con orrore la bellezza e la vita del suo nuovo bonsai, il biglietto che le cade dalle mani e volteggia sulla sua dedica.
il bonsai sei tu, come io ti ricordo, la sua terra è nostro figlio, come tu lo hai reso

Commenti

Post popolari in questo blog

Esempio di Relazione medico legale. La Valutazione Multidimensionale dell'Anziano

Tolti i riferimenti nel rispetto della riservatezza (vi piace di più "privacy"?), riporto una mia Relazione scritta in risposta al parere negativo del Consulente Medico d'Ufficio, incaricato da un Giudice del Tribunale del Lavoro di rispondere sulla sussistenza dei requisiti per l'indennità di accompagnamento. Non cominciate a sbadigliare, non è troppo tecnica, forse persino utile per comprendere anche aspetti di interesse sulle autonomia della personza anziana (e non solo). Dott. Giovanni Sicuranza Medico Chirurgo Specialista in Medicina Legale cell.: 338-….. e-mail: giovanni_sicuranza@.... Controdeduzioni medico-legali a Relazione di Consulenza Tecnica d’Ufficio del Professore Libro de’ Libris Causa: Itala NEGATA / INPS RGL n. … Premessa. Nella Relazione Medico Legale di Consulenza Tecnica d’Ufficio, redatta il 15.08.2009 in merito alla causa in epigrafe, il professore Libro de’ Libris, incaricato come CTU dal Giudice del Tribunale

Afasia e disabilità. Tra clinica, riabilitazione, medicina legale.

Premessa. 1. La patologia. Il linguaggio è una capacità esclusiva della specie umana e circa 6000 sono le lingue attualmente parlate in ogni parte del mondo. Espressione del pensiero, il linguaggio è il più complesso sistema di comunicazione che assolve alla funzione della regolazione sociale ed alla elaborazione interna delle conoscenze. Tra i disturbi del linguaggio, le afasie abbracciano una molteplicità di tipologie strettamente collegate ai vari livelli di competenza linguistica compromessi (fonetico, fonemico, semantico, lessicale, sintattico e pragmatico). Gli studi sull’afasia iniziano più di un secolo fa quando l’antropologo francese Pierre Paul Broca (1824-1880) utilizza il metodo anatomo-clinico per descrivere, da un lato, le caratteristiche del disturbo del comportamento e, dall’altro, le peculiarità della patologia che ha danneggiato il sistema nervoso di un suo paziente, passato alla cronaca con il nome di “Tan”, unico suono che riusciva a pronunciare, affetto da afasi

In limine vitae

In limine vitae - Giovanni Sicuranza Sa, Alfonso Vasari, Professore della Cattedra di Medicina Legale di Lavrange, che è terminato il tempo dell'ultima autopsia. Tra le dita bianco lattice, tra polpastrelli con ovali di sangue rubino, nei fruscii di tessuti sfiniti, stringe il muscolo più bello e nobile del suo cadavere. Il cuore della donna è sano, anche dopo la fine, nonostante si stia già trasformando in altro. Tre i bambini, tre le giovani donne, uno l'uomo anziano; sette le vite passate alla morte per gravi politraumatismi da investimento pedonale. Tutte avevano un cuore che avrebbe respirato ancora a lungo.  E' delicato, Vasari, mentre lascia andare il muscolo della ragazza nel piatto della bilancia, nero di memorie, di sangue e di organi. 260 chilogrammi, legge sul display verde, e spunta una voce tra gli appunti. Solo un fremito di esitazione, poi con la biro, segna qualcosa, veloce, sussulti blu notte sulla pagina grigia, che potrebbero essere ortogra