Assunzione (Giovanni Sicuranza)
Assunta è disoccupata da quando la Chiesa l’ha messa alla porta e, con soffio materno, le ha detto: “Vai, sei una donna ora. Non guardare il peccato e ricorda che il lavoro nobilita”.
Assunta ha guardato il nuovo modo fuori dall’orfanotrofio e le è sembrato troppo grande, troppo arioso, senza le alte mura e le sbarre alle finestre.
Allora mamma Chiesa, che è sempre premurosa, ha aggiunto: “Se lavorerai e avrai una famiglia, con un marito devoto, e se avrai figli che mi adoreranno, allora sarai una donna completa. Ti faccio uscire per darti questa gloriosa occasione”.
Ma Assunta tentennava ancora, lo sguardo disperso tra le umide penombre della sua mamma, alla ricerca di uno spiraglio di protezione. Allora questa, con una sberla sulla nuca, che certo era di incoraggiamento, l’ha spinta fuori.
“Lavora e sii madre. Sii donna e prega!”, era la marcia che suonava nella mente di Assunta, mentre i passi la portavano di fabbrica in fabbrica.
Assunta non ha mai trovato lavoro.
Ha anche provato ad essere madre, solo che suo figlio è stato ucciso dal marito. Per tre mesi, mica solo quaranta notti, il moccioso ha osato frignare.
Assunta non riusciva a farlo smettere. Sapeva solo che la sofferenza di un bimbo solo non ha sconti. Così ci ha pensato il suo “marito per sempre”, servo di mamma Chiesa, a farlo tacere nei secoli dei secoli.
“Tanto era battezzato”, ha subito rassicurato la moglie, come icona immota, “E’ sicuramente in Paradiso”.
Trasformato l’infanticidio in osanna, Assunta vive da disoccupata, ma almeno porta nel nome l’orgoglio di essere sposata ad un uomo di sapienza e pietas cristiana.
Commenti