La mente ha una funzione "narrativa"; deve calare ogni particolare in un contesto ordinato, unirlo ad altri elementi percepiti; non si tratta di ignoranza, non di superstizione, anzi, la capacità di dedurre e cogliere nessi di causa è uno dei pregi dell'evoluzione: catalogare, classificare, ordinare in schemi comprensibili e forieri di tranquillità (sempre, anche quando la spiegazione appare tragica, perché comunque risulta, infine, comprensibile); il nesso di causa è alla base della ricerca, delle storie - storie tra prosa e poesia, tra carta e pixel, bramate giorno dopo giorno fin da bambini - è il nutrimento della creatività stessa.

L'effetto collaterale è rappresentato dai numerosi "falsi positivi" che creiamo (in modo inconsapevole) attribuendo una correlazione ad eventi disgiunti; a volte questa "collateralità" produce aberrazioni anche potenzialmente pericolose come pregiudizi con cui giudichiamo gli altri (fino ad annientare - metaforicamente, fisicamente -un individuo, un'altra categoria sociale, un'altra razza) e come teorie del complotto (vd. compagne contro le vaccinazioni con recrudescenza di patologie fino a poco tempo fa sopite)
secondo me, forse, Giovanni Sicuranza
[immagine: una caricatura di Sherlock Holmes, ottimo personaggio narrativo e, al contempo, esempio di quanto il ragionamento deduttivo forzato tra elementi sconnessi possa portare a conclusioni esilaranti]
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