Roba da cani Giovanni Sicuranza Quando ho ucciso mio padre indossavo la maschera di un cane. Niente cane di razza, no, solo un bastardo, un grande bastardo. Non che sia servito a sconcertarlo, mio padre è stato un pezzo di carne fredda anche nella morte. La soddisfazione finale, però, l'ho provata io, quando ho alzato la gamba per pisciare sul suo cadavere. La mia liberazione. E anche la mia firma sul delitto. Dopo è stato tutto rapido. Stavo mangiando dalla ciotola di Ringhio, il mio compagno squarciato da papà perché goffo nella caccia, e loro, gli autoritari, già mi trascinavano via. Lo ammetto, provavo ancora una tale sensazione di sollievo, che di giustificarmi di nuovo non avevo proprio voglia, già l'infanzia con mio padre è stata un'erosione di sbagli e giustificazioni. Così non ho parlato e forse mi è sfuggito appena un lamento, e forse sembrava un guaito, e loro mi hanno portato in gabbia. Chiuso, prigioniero, non mi impor...
percorsi a singhiozzo nella landa di Neurotopia