Passa ai contenuti principali

Suoni


Suoni - Giovanni Sicuranza 

Sento questo woosh!, 
sordo, intestinale, lo sciacquone del cesso alla mia destra. 
Le ultime gocce di me stesso cadono senza controllo.
Smetto di respirare, ascolto.  
Sono l'unico nel bagno della stazione, me lo ha detto l'omino in nero, tuta e colore dell'alito, nero fogna, mi è scivolato accanto e "non si finisce mai, ho appena mandato via l'ultimo, ma è inutile, avete tutti da fare, tanto ci sono io a pulire la vostra feccia", ha bisbigliato come in un salmo, gli occhi al cielo, che poi è il soffitto verde del sottopassaggio. Verde putrescina. 
E invece non sono solo. 
E adesso preferirei esserlo. 
Aggredito, rapinato, accoltellato, persino stuprato. In una frazione di gelo mi passano agli occhi i titoli dei quotidiani locali del giorno dopo. 
Non mi muovo. 
Silenzio. 
Piano, per un senso del pudore più forte di ogni tremore, ripongo il tutto nei pantaloni e tiro su la lampo. La cerniera sembra non arrivare mai a chiudersi, ma non ci penso nemmeno a dare un colpo secco. 
Woosh!, era pieno, reale. 
Qualcuno ha scaricato e ora. 
Qualcuno c'è o non c'è più.
Svanito nell'etere.  
Ho letto che ad ascoltare i suoni dell'universo, a saperli interpretare con apparecchiature sofisticate, il vento solare perderebbe ogni poesia, perché sarebbe un woosh! prolungato, proprio come nei nostri gabinetti. 
Ma qui non c'è sole, non c'è vento, solo aria stantia tra i neon fibrillanti del sottopassaggio.
Non mi sembra il posto più accogliente dove passare il resto di questo imbrunire. 
A casa mi aspetta Lucrezia, almeno credo, in fondo è il bello di essere amici ed esplorarsi ogni tanto anche nei corpi, senza promesse, senza ritorni. 
Però adesso vorrei chiamarla, dirle che sto tornando e di prenotare da Grodno, il suo amante russo, o bielorusso, non ricordo mai che differenza fa, ho voglia di carne e patate, il buon klecki di Grodno, del suo pane nero, e poi di assaporare tutto sui seni e sul ventre di Lucrezia. 

Stringo tre le mani le cinghie, all'altezza del petto, e lo zaino sulle spalle mi avvinghia in un abbraccio. Tra le coste si insinuano gli angoli pieni del portatile. 
Frizzz!, geme il neon sopra di me e la luce va e viene, va e viene. 
E' troppo per esitare. 
Un sospiro, poi faccio tutto il resto veloce, spengo i pensieri e. 
Apro la maniglia, spalanco la porta, un passo fuori dalla cabina del cesso, l'altro, un altro ancora. 
Lui è lì. 
Un altro passo e gli sarei finito addosso. 
"Muoviti", sibila l'aria alla mia sinistra. 
Non riesco a connettere subito l'impulso visivo alla coscienza, devo riassettare il tempo che ho accelerato e per un istante tutto sembra fermarsi in una fotografia. 
Non comprendo questa massa che giace al suolo, scura. 
Il corpo di un gatto rannicchiato, forse una pantegana, non so. 
Dovrei raccontarlo a Lucrezia, sai che risate, galoppano, forse saltano in aria, tutti i miei sensi. 
Se sopravvivo se questo animale non è in agguato se non
"Allora?"
L'uomo in nero entra nella mia coscienza, nel mio campo visivo, non so in che ordine, fatto sta che si china, tossisce, e raccoglie con mani enormi il fagotto scuro. 
"Ti avevo detto che mi facevi fare gli straordinari, cazzo, mi sa che hai pisciato ovunque"
E meno male che porti i guanti, rispondo senza parlare, gli occhi che non si staccano dallo straccio impiccato tra le sue dita. 
"Ti togli?"
Non mi muovo, con tutto il sollievo che rapido alleggerisce il corpo sento che al prossimo passo piscio ancora. 
Anche lui si blocca, abbozza un sorriso tra le erosioni dei denti, forse equivoca. 
"D'accordo, basta che mi fai appena passare, niente di grave, nell'attesa mi sono fatto anch'io una pisciata".
E poi rido, rido, e lui arretra di un passo e inciampa in quello straccio lurido, lungo, troppo lungo per le sue gambe tozze, e casca a terra, e sento il crack! della sua nuca sulla colonna di un lavandino, 
crack!
e anche lui diventa un fagotto scuro, immobile, silenzioso. 
Respiro a fondo, esco.
Ora sono rilassato, anzi, è bastato quel suono a portarmi l'atmosfera di casa.  
Anche Lucrezia ha fatto lo stesso crack.
Questa mattina, quando le ho tirato il collo.  

Commenti

Post popolari in questo blog

Esempio di Relazione medico legale. La Valutazione Multidimensionale dell'Anziano

Tolti i riferimenti nel rispetto della riservatezza (vi piace di più "privacy"?), riporto una mia Relazione scritta in risposta al parere negativo del Consulente Medico d'Ufficio, incaricato da un Giudice del Tribunale del Lavoro di rispondere sulla sussistenza dei requisiti per l'indennità di accompagnamento. Non cominciate a sbadigliare, non è troppo tecnica, forse persino utile per comprendere anche aspetti di interesse sulle autonomia della personza anziana (e non solo). Dott. Giovanni Sicuranza Medico Chirurgo Specialista in Medicina Legale cell.: 338-….. e-mail: giovanni_sicuranza@.... Controdeduzioni medico-legali a Relazione di Consulenza Tecnica d’Ufficio del Professore Libro de’ Libris Causa: Itala NEGATA / INPS RGL n. … Premessa. Nella Relazione Medico Legale di Consulenza Tecnica d’Ufficio, redatta il 15.08.2009 in merito alla causa in epigrafe, il professore Libro de’ Libris, incaricato come CTU dal Giudice del Tribunale

Afasia e disabilità. Tra clinica, riabilitazione, medicina legale.

Premessa. 1. La patologia. Il linguaggio è una capacità esclusiva della specie umana e circa 6000 sono le lingue attualmente parlate in ogni parte del mondo. Espressione del pensiero, il linguaggio è il più complesso sistema di comunicazione che assolve alla funzione della regolazione sociale ed alla elaborazione interna delle conoscenze. Tra i disturbi del linguaggio, le afasie abbracciano una molteplicità di tipologie strettamente collegate ai vari livelli di competenza linguistica compromessi (fonetico, fonemico, semantico, lessicale, sintattico e pragmatico). Gli studi sull’afasia iniziano più di un secolo fa quando l’antropologo francese Pierre Paul Broca (1824-1880) utilizza il metodo anatomo-clinico per descrivere, da un lato, le caratteristiche del disturbo del comportamento e, dall’altro, le peculiarità della patologia che ha danneggiato il sistema nervoso di un suo paziente, passato alla cronaca con il nome di “Tan”, unico suono che riusciva a pronunciare, affetto da afasi

In limine vitae

In limine vitae - Giovanni Sicuranza Sa, Alfonso Vasari, Professore della Cattedra di Medicina Legale di Lavrange, che è terminato il tempo dell'ultima autopsia. Tra le dita bianco lattice, tra polpastrelli con ovali di sangue rubino, nei fruscii di tessuti sfiniti, stringe il muscolo più bello e nobile del suo cadavere. Il cuore della donna è sano, anche dopo la fine, nonostante si stia già trasformando in altro. Tre i bambini, tre le giovani donne, uno l'uomo anziano; sette le vite passate alla morte per gravi politraumatismi da investimento pedonale. Tutte avevano un cuore che avrebbe respirato ancora a lungo.  E' delicato, Vasari, mentre lascia andare il muscolo della ragazza nel piatto della bilancia, nero di memorie, di sangue e di organi. 260 chilogrammi, legge sul display verde, e spunta una voce tra gli appunti. Solo un fremito di esitazione, poi con la biro, segna qualcosa, veloce, sussulti blu notte sulla pagina grigia, che potrebbero essere ortogra