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La guerra di Libero (reprise)


Il terzo pezzo lo consegnarono alla madre. 
Era un braccio. 
La carne fumava ancora e il polsino brillava di sangue.
Lei lo prese, lo strinse al petto e chiese se si trattava del destro o del sinistro.
Non sappiamo, signora, rispose il Corpo d'Armata, manca la mano, nella trincea non sempre si trova tutto. 
E lei annuì, disse che non importava, disse anche che una mano, almeno una, un giorno sarebbe stata trovata, perché suo figlio aveva la stretta forte dei campi.  
Poi ringraziò e chiuse la porta.


La guerra di Libero.

Arrivo e lui è già lì. 
Ogni volta mi osserva prima che io prenda posto. 
Le sopracciglia folte di peli interrogativi, la fronte lucida di tramonto.
Occhi neri, senza più tempo. 
Nonno Libero mi guarda. Che gli sia davanti, o accanto a un altro defunto, dalla foto sulla lapide non mi lascia un istante. 
Cerco di sorridergli e concretizzo solo uno stiramento idiota di labbra. 
E' che l'immagine di mio nonno mi mette in imbarazzo. Perché il loculo che lo ospita, proprio sopra zio Celestino, è vuoto. 
Ve la faccio breve, il Cimitero sta chiudendosi ai vivi e già i miei pori trasudano nebbia. Voglio tornare a casa. Tra la tecnologia che trasmette controllabile evanescenza. 
Nonno Libero viveva nei libri, così raccontava mio padre. 
Respirava parole scritte, si muoveva pagina dopo pagina. 
La casa era l'edizione della sua vita.
Non so null'altro di lui, se non questo, ed è tanto, ed è enorme, se si pensa che ogni giorno, senza sosta, leggeva e leggeva. 
Perse i capelli passando da un testo di storia antica a uno di attualità. 
Le sopracciglia divennero ricce sulle domande che ogni libro lasciava e che si moltiplicavano nei punti interrogativi di altri libri. 
Mio nonno. Libero. 
Finì nel salone di casa, il 22 gennaio.
Era il 1948, anno di parole nuove in Italia, ma forse a lui non importava.
Stava leggendo inganni e morte della Grande Guerra.
Soffriva. 
Nel 1948 mio nonno Libero combatteva la guerra del '15-'18 su un saggio di Storia in tre volumi.
"Vado a vedere cosa succede sul Piave", disse quella sera a nonna Copertina. 
Lei annuì, lo sguardo affogato nel piatto del marito, dentro lo stagno di brodo. 
Ma forse il suo tono grave, forse il caso, la sorpresero in un sospiro, mentre sentiva il click della maniglia della libreria.
"Libero", sussurrò veloce al silenzio.
Da allora nonno Libero risulta disperso. 
Cercato ovunque, in casa, nei dintorni, nei canali. 
I libri sono stati venduti, tutti, da mia nonna Copertina e, alla sua morte, da mio padre e i miei zii. 
Un oltraggio, mi dico, mentre striscio lungo i sentieri del Cimitero. 
Sento che nonno Libero continua a fissarmi. 
Annuisce, forse. 
So dove avrebbero dovuto cercarti, nonno. 
Ma, ormai, chissà dove sono i tuoi libri sulla Grande Guerra.

Giovanni Sicuranza

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