Ectospettiva - Giovanni Sicuranza
Di notte urlo.
Nell'Albergo dei Tre Atti i fantasmi mi vengono dietro. Non gridano, ma li avverto da come le pareti diventano pallide e fredde e dal mormorare delle catene che imprigionano i lampadari al soffitto.
Di notte urlo perché la notte urla.
Urla la meraviglia di essere ancora viva nonostante la morte del giorno.
Con il sole il mondo è infestato dai vermi. Anche di notte ci sono i vermi, vero, ma mai così numerosi, e poi molti di loro smettono di recitare, di strisciare nei ruoli di operai, avvocati, giudici, e scendono anarchici tra i vicoli e le taverne della notte.
Di notte, calate le maschere sociali, alcuni vermi vivono.
L'Albergo dove mi trovo, spiegano i fantasmi, è stato chiamato "dei Tre Atti". Il primo atto, mi dicono, è quello incantato della nascita, il secondo è l'affanno della vita adulta, nel terzo si cela la trasformazione nella morte.
L'Albergo dei Tre Atti ha gestione familiare, anche se l'unico ancora vivo è Leopoldo il bastardo, figlio incestuoso di fratelli e sorella; ma loro, tutti, ci sono ancora e la notte diventano sussurri, gelo e cigolii, ogni cosa che ti aspetteresti da un fantasma in una poesia gotica.
Nell'Albergo dei Tre Atti i fantasmi mi vengono dietro. Non gridano, ma li avverto da come le pareti diventano pallide e fredde e dal mormorare delle catene che imprigionano i lampadari al soffitto.
Di notte urlo perché la notte urla.
Urla la meraviglia di essere ancora viva nonostante la morte del giorno.
Con il sole il mondo è infestato dai vermi. Anche di notte ci sono i vermi, vero, ma mai così numerosi, e poi molti di loro smettono di recitare, di strisciare nei ruoli di operai, avvocati, giudici, e scendono anarchici tra i vicoli e le taverne della notte.
Di notte, calate le maschere sociali, alcuni vermi vivono.
L'Albergo dove mi trovo, spiegano i fantasmi, è stato chiamato "dei Tre Atti". Il primo atto, mi dicono, è quello incantato della nascita, il secondo è l'affanno della vita adulta, nel terzo si cela la trasformazione nella morte.
L'Albergo dei Tre Atti ha gestione familiare, anche se l'unico ancora vivo è Leopoldo il bastardo, figlio incestuoso di fratelli e sorella; ma loro, tutti, ci sono ancora e la notte diventano sussurri, gelo e cigolii, ogni cosa che ti aspetteresti da un fantasma in una poesia gotica.
Leopoldo non ha ancora deciso di chiudere il sentiero che accede all'ingresso principale dell'Albergo, anche se continua a brontolare che è per causa di questo passaggio tra i vivi e i morti che i clienti scarseggiano.
Uno dei suoi avi ha chiuso in un contratto la clausola di non celare mai la ghiaia che divide in due gli alberi del parco giochi, di preservarla per sempre. I fantasmi, questa notte, mi dicono che il sentiero è lì dal primo famiglio dell'Albergo. Da oltre due secoli, precisa Leopoldo, gli occhi celati da un sipario persistente di occhiali neri, da quando l'editto napoleonico ha imposto che i cimiteri rimanessero alla luce e alla vista, ma fuori dalla città. Motivi di igiene, era la giustificazione, ma Leopoldo crede che sia stato per permettere ai borghesi di ampliare la città, di fare crescere nuovi escrementi abitativi per gli operai; edifici verminosi al posto delle tombe.
L'Albergo dei Tre Atti è stato costruito a nemmeno duecento metri dal cimitero e il sentiero è un passaggio obbligato tra le lapidi.
Questa ghiaia, sbuffa Leopoldo, è un cordone ombelicale tra i morti e i vivi; i miei antenati dicevano che passare tra i morti sarebbe stata una lezione di umiltà per i nostri ospiti, ma qui l'unica morale è che io perdo clienti; mentre brontola, sopra di noi, il vento del tramonto allunga le nuvole in sorrisi rossi.
Con i fantasmi, intorno, attendo l'urlo della notte.
Uno dei suoi avi ha chiuso in un contratto la clausola di non celare mai la ghiaia che divide in due gli alberi del parco giochi, di preservarla per sempre. I fantasmi, questa notte, mi dicono che il sentiero è lì dal primo famiglio dell'Albergo. Da oltre due secoli, precisa Leopoldo, gli occhi celati da un sipario persistente di occhiali neri, da quando l'editto napoleonico ha imposto che i cimiteri rimanessero alla luce e alla vista, ma fuori dalla città. Motivi di igiene, era la giustificazione, ma Leopoldo crede che sia stato per permettere ai borghesi di ampliare la città, di fare crescere nuovi escrementi abitativi per gli operai; edifici verminosi al posto delle tombe.
L'Albergo dei Tre Atti è stato costruito a nemmeno duecento metri dal cimitero e il sentiero è un passaggio obbligato tra le lapidi.
Questa ghiaia, sbuffa Leopoldo, è un cordone ombelicale tra i morti e i vivi; i miei antenati dicevano che passare tra i morti sarebbe stata una lezione di umiltà per i nostri ospiti, ma qui l'unica morale è che io perdo clienti; mentre brontola, sopra di noi, il vento del tramonto allunga le nuvole in sorrisi rossi.
Con i fantasmi, intorno, attendo l'urlo della notte.
[frammento secondo della prima introduzione al romanzo "Sotto la terra qualcosa campa" di Giovanni Sicuranza]
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